La lettera, dunque c'è stata. “Il Corriere della Sera” come confessionale. Dopo i quattro della libertà, ieri, oggi i quattro dell’avemaria, la “banda ombra”. Antonello Soro e Anna Finocchiaro capigruppo Pd alla Camera e al Senato, Marina Sereni e Luigi Zanda vicecapigruppo scrivono anche loro al quotidiano milanese per far sentire le loro ragioni sulla vicenda della Vigilanza e relativo sputtanamento Zavoli. Titolo: “Le lettere. I capigruppo del partito democratico: «La moral suasion non basta: ora atti concreti». Ah, si noterà che tirano fuori la storia dell’«arco costituzionale». Ancora? Dirette voi, certo. La vecchia scuola insegnava bene. Inoltre la lettera mostra la distorta visione piddina delle regole che normano la nostra vita democratica: si dimenticano da vecchi staliniani (forse non tutti, ma chi va con lo zoppo impara a zoppicare) insomma la cosa fondamentale, che i parlamentari sono tali senza vincolo di mandato. Stravolgere questo principio chiedendo le dimissioni di Villari è sic et simpliciter un attentato alle istituzioni che governano questa repubblica, dal Parlamento al più piccolo comune sperduto d’Italia.
Caro Direttore, la lettera che i capigruppo Pdl di Camera e Senato e i loro vice hanno inviato al Corriere della Sera sulla vicenda Villari contiene una ricostruzione parziale e inesatta dei fatti riguardanti la commissione di Vigilanza sulla Rai. E suona come l’annuncio di un impegno dei Gruppi parlamentari di maggioranza limitato ad una, per ora improduttiva, moral suasion affinché venga mantenuto l’accordo raggiunto sul nome di Sergio Zavoli. Noi crediamo che serva fare di più.
È vero che le votazioni parlamentari che «richiedono il concorso di maggioranza e opposizione» - come scrivono Cicchitto, Gasparri e i loro vice - implicano uno «sforzo di condivisione». Ma il punto non è questo. I componenti del Pdl della commissione di Vigilanza hanno fatto mancare per ben 43 volte il numero legale sostenendo l’ineleggibilità a presidente di un parlamentare, chiunque esso fosse, dell’Italia dei Valori. Noi crediamo che l’ostruzionismo di un intero gruppo parlamentare equivalga ad una sua espulsione dall’arco costituzionale e sia, in qualsiasi democrazia, inaccettabile.
Dopo 43 votazioni il Pdl è passato dall’ostruzionismo all’«agguato» parlamentare e ha votato senza alcuna intesa preventiva un esponente dell’opposizione, Villari appunto. Con la loro lettera al Corriere Cicchitto, Gasparri, Bocchino e Quagliariello ci hanno informato di averlo fatto «prendendo atto solo della sua disponibilità a non dimettersi». E di che cos’altro c’era bisogno di essere rassicurati se non della granitica decisione di Villari di restare al suo posto nonostante fosse stato votato contro il suo partito e contro il principio costituzionale che ogni democrazia divide nettamente la maggioranza dall’opposizione? In tutte le democrazie il principio di rappresentanza è regolato dal consenso. In questa vicenda questo principio è stato violato due volte: quando uno schieramento ha scelto il rappresentante dell’altro e quando un presidente, comunque eletto, non ha registrato la richiesta di dimissioni da parte dei suoi elettori. Questo è quello che è successo. Adesso abbiamo tutti, centrosinistra e centrodestra, un dovere prioritario: far funzionare la commissione di Vigilanza Rai paralizzata da sei mesi.
Ci sono due punti positivi da cui partire. Primo. Maggioranza e opposizione hanno condiviso la scelta di indicare Sergio Zavoli, figura di straordinaria competenza, autorevolezza e indipendenza, quale nuovo presidente della commissione. Secondo. Per permettere la nomina di Sergio Zavoli e dare così attuazione all’accordo tra maggioranza e opposizione, il presidente della Camera Fini, il presidente del Senato Schifani e il presidente del Consiglio Berlusconi hanno chiesto a Villari di dimettersi. D’altra parte lo stesso Villari aveva pubblicamente assunto l’impegno a dimettersi nel caso in cui maggioranza e opposizione avessero trovato un nome condiviso. C’è un accordo tra lo schieramento di centrosinistra e quello di centrodestra. C’è l’appello delle più alte cariche dello Stato. C’è la necessità di dare alla commissione di Vigilanza un presidente largamente condiviso che è già stato identificato. Chiediamo ai vertici dei gruppi parlamentari di maggioranza atti concreti per permettere che tutto questo conduca ad un esito istituzionale positivo.
Caro Direttore, la lettera che i capigruppo Pdl di Camera e Senato e i loro vice hanno inviato al Corriere della Sera sulla vicenda Villari contiene una ricostruzione parziale e inesatta dei fatti riguardanti la commissione di Vigilanza sulla Rai. E suona come l’annuncio di un impegno dei Gruppi parlamentari di maggioranza limitato ad una, per ora improduttiva, moral suasion affinché venga mantenuto l’accordo raggiunto sul nome di Sergio Zavoli. Noi crediamo che serva fare di più.
È vero che le votazioni parlamentari che «richiedono il concorso di maggioranza e opposizione» - come scrivono Cicchitto, Gasparri e i loro vice - implicano uno «sforzo di condivisione». Ma il punto non è questo. I componenti del Pdl della commissione di Vigilanza hanno fatto mancare per ben 43 volte il numero legale sostenendo l’ineleggibilità a presidente di un parlamentare, chiunque esso fosse, dell’Italia dei Valori. Noi crediamo che l’ostruzionismo di un intero gruppo parlamentare equivalga ad una sua espulsione dall’arco costituzionale e sia, in qualsiasi democrazia, inaccettabile.
Dopo 43 votazioni il Pdl è passato dall’ostruzionismo all’«agguato» parlamentare e ha votato senza alcuna intesa preventiva un esponente dell’opposizione, Villari appunto. Con la loro lettera al Corriere Cicchitto, Gasparri, Bocchino e Quagliariello ci hanno informato di averlo fatto «prendendo atto solo della sua disponibilità a non dimettersi». E di che cos’altro c’era bisogno di essere rassicurati se non della granitica decisione di Villari di restare al suo posto nonostante fosse stato votato contro il suo partito e contro il principio costituzionale che ogni democrazia divide nettamente la maggioranza dall’opposizione? In tutte le democrazie il principio di rappresentanza è regolato dal consenso. In questa vicenda questo principio è stato violato due volte: quando uno schieramento ha scelto il rappresentante dell’altro e quando un presidente, comunque eletto, non ha registrato la richiesta di dimissioni da parte dei suoi elettori. Questo è quello che è successo. Adesso abbiamo tutti, centrosinistra e centrodestra, un dovere prioritario: far funzionare la commissione di Vigilanza Rai paralizzata da sei mesi.
Ci sono due punti positivi da cui partire. Primo. Maggioranza e opposizione hanno condiviso la scelta di indicare Sergio Zavoli, figura di straordinaria competenza, autorevolezza e indipendenza, quale nuovo presidente della commissione. Secondo. Per permettere la nomina di Sergio Zavoli e dare così attuazione all’accordo tra maggioranza e opposizione, il presidente della Camera Fini, il presidente del Senato Schifani e il presidente del Consiglio Berlusconi hanno chiesto a Villari di dimettersi. D’altra parte lo stesso Villari aveva pubblicamente assunto l’impegno a dimettersi nel caso in cui maggioranza e opposizione avessero trovato un nome condiviso. C’è un accordo tra lo schieramento di centrosinistra e quello di centrodestra. C’è l’appello delle più alte cariche dello Stato. C’è la necessità di dare alla commissione di Vigilanza un presidente largamente condiviso che è già stato identificato. Chiediamo ai vertici dei gruppi parlamentari di maggioranza atti concreti per permettere che tutto questo conduca ad un esito istituzionale positivo.
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