Laura Della Pasqua intervista sulla crisi economica oggi su “Il Tempo” Antonio Marzano, presidente del Cnel: «Ci si salva con un patto tra Pd e Pdl». Utile per selezionare il molto rumore di fondo che sulla questione ci assedia.
«Su alcuni problemi, su come affrontare l’emergenza della crisi economica sarebbe auspicabile un accordo tra i partiti. Meno scontro dall’una e dall’altra parte e più confronto. Poi è necessario ridare fiducia al Paese perchè solo guardando al futuro con ottimismo si può ritrovare slancio». Antonio Marzano, presidente del Cnel non nasconde che la situazione è grave ma si dice altresì convinto che «il Paese ce la farà perchè i fondamentali dell’economia sono buoni».
La Cgil parla di 400.000 lavoratori precari che a fine anno rischiano di perdere il posto e rimanere senza tutele. Il Cnel ha un riscontro di queste cifre? «Non entro nel merito di questi numeri ma mi pare chiaro che il rallentamento dell’economia deve suscitare preoccupazioni. Al tempo stesso c’è la speranza che non tutte le imprese si trovino nell’impossibilità di rinnovare i contratti che giungono in scadenza».
Ma il governo dovrà pur porsi il problema dei precari. «Io credo che il governo si porrà il problema che va visto in tre direzioni: la prima è di sostenere la domanda soprattutto dei ceti medio bassi e questo va fatto con misure di natura fiscale; l’altra necessità è di intervenire per rendere l’economia più solida e più forte eliminando alcuni gap. Mi riferisco alle infrastrutture carenti e alle semplificazioni burocratiche. Io mi muoverei in questa direzione. Vanno fatti interventi sullo stato sociale. Gli ammortizzatori devono accompagnare coloro che perdono il posto di lavoro e non sempre sono in condizione di trovarne un altro subito. Secondo me ci sono però altri due problemi seri».
Quali? «Questa che stiamo attraversando non è una crisi italiana ma internazionale che in buona parte deriva dal cattivo coordinamento delle politiche dei vari Paesi. Siccome siamo nella globalizzazione gli effetti di politiche scoordinate si diffondono da un Paese all’altro. Allora bisogna coordinare queste politiche e renderle più coerenti tra di loro».
Quali interventi andrebbero fatti sull’occupazione? «Migliorare gli ammortizzatori sociali e concentrarli di più sulla perdita dei posti di lavoro. Bisognerebbe accompagnare soprattutto i precari quando perdono il posto di lavoro. Agevolare coloro che si trovano senza posto nel periodo transitorio verso altra occupazione».
Lei afferma che il sistema economico italiano ha comunque più difese contro la crisi. In che senso? «Il sistema bancario italiano non ha commesso gli errori di altri sistemi e ci sono imprese, quelle del made in Italy e della meccanica, che sono molto apprezzate dal mercato globale. Poiché la fiducia è fondamentale per superare questo periodo di crisi occorre consapevolezza dei problemi ma anche dei punti di forza del Paese».
Quale è il ruolo del sindacato in questo momento? «L’unità sindacale è un valore fondamentale specie nei periodi di crisi. Mi rendo conto che esistono punti di vista diversi ma auspico che il sindacato possa dare ai propri lavoratori la sensazione di una difesa unitaria senza divisioni. Ci sono troppe spaccature ovunque nel nostro Paese».
Quali sono i settori più a rischio per l’occupazione? «Sono quelli della produzione dei beni di consumo. Ecco perchè occorre un sostegno della domanda».
Come? «Con riduzioni fiscali e incentivi alle imprese».
«Su alcuni problemi, su come affrontare l’emergenza della crisi economica sarebbe auspicabile un accordo tra i partiti. Meno scontro dall’una e dall’altra parte e più confronto. Poi è necessario ridare fiducia al Paese perchè solo guardando al futuro con ottimismo si può ritrovare slancio». Antonio Marzano, presidente del Cnel non nasconde che la situazione è grave ma si dice altresì convinto che «il Paese ce la farà perchè i fondamentali dell’economia sono buoni».
La Cgil parla di 400.000 lavoratori precari che a fine anno rischiano di perdere il posto e rimanere senza tutele. Il Cnel ha un riscontro di queste cifre? «Non entro nel merito di questi numeri ma mi pare chiaro che il rallentamento dell’economia deve suscitare preoccupazioni. Al tempo stesso c’è la speranza che non tutte le imprese si trovino nell’impossibilità di rinnovare i contratti che giungono in scadenza».
Ma il governo dovrà pur porsi il problema dei precari. «Io credo che il governo si porrà il problema che va visto in tre direzioni: la prima è di sostenere la domanda soprattutto dei ceti medio bassi e questo va fatto con misure di natura fiscale; l’altra necessità è di intervenire per rendere l’economia più solida e più forte eliminando alcuni gap. Mi riferisco alle infrastrutture carenti e alle semplificazioni burocratiche. Io mi muoverei in questa direzione. Vanno fatti interventi sullo stato sociale. Gli ammortizzatori devono accompagnare coloro che perdono il posto di lavoro e non sempre sono in condizione di trovarne un altro subito. Secondo me ci sono però altri due problemi seri».
Quali? «Questa che stiamo attraversando non è una crisi italiana ma internazionale che in buona parte deriva dal cattivo coordinamento delle politiche dei vari Paesi. Siccome siamo nella globalizzazione gli effetti di politiche scoordinate si diffondono da un Paese all’altro. Allora bisogna coordinare queste politiche e renderle più coerenti tra di loro».
Quali interventi andrebbero fatti sull’occupazione? «Migliorare gli ammortizzatori sociali e concentrarli di più sulla perdita dei posti di lavoro. Bisognerebbe accompagnare soprattutto i precari quando perdono il posto di lavoro. Agevolare coloro che si trovano senza posto nel periodo transitorio verso altra occupazione».
Lei afferma che il sistema economico italiano ha comunque più difese contro la crisi. In che senso? «Il sistema bancario italiano non ha commesso gli errori di altri sistemi e ci sono imprese, quelle del made in Italy e della meccanica, che sono molto apprezzate dal mercato globale. Poiché la fiducia è fondamentale per superare questo periodo di crisi occorre consapevolezza dei problemi ma anche dei punti di forza del Paese».
Quale è il ruolo del sindacato in questo momento? «L’unità sindacale è un valore fondamentale specie nei periodi di crisi. Mi rendo conto che esistono punti di vista diversi ma auspico che il sindacato possa dare ai propri lavoratori la sensazione di una difesa unitaria senza divisioni. Ci sono troppe spaccature ovunque nel nostro Paese».
Quali sono i settori più a rischio per l’occupazione? «Sono quelli della produzione dei beni di consumo. Ecco perchè occorre un sostegno della domanda».
Come? «Con riduzioni fiscali e incentivi alle imprese».
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