Anche “Il Giornale” oggi intervista Gianfranco Rotondi sulla vicenda della elezione di Villari alla presidenza della Vigilanza Rai. Titolo: “«Non darà le dimissioni. Zavoli è l’ultimo errore». L’intervista è raccolta da Massimiliano Scafi.
«E ora basta sparare su Riccardo», dice Gianfranco rotondi, ministro per l’Attuazione del programma, democristiano e napoletano, insomma uno che lo conosce bene.
Basta perché? Perché è come sparare sulla Croce Rossa? «Ma quale Croce Rossa? Qui, se c’è qualcuno che rischia di farsi molto male non è certo Villari, è Walter Veltroni».
L’hanno espulso dal Pd… «Sì, ho visto. Ma fino a quando? Riccardo ha chiesto i sette giorni di legge per presentare ricorso. Mi dia retta, si sta preparando allo scontro giudiziario e lo vincerà di sicuro».
E non è la prima volta. «Infatti. È stato proprio grazie a lui che nel 1995, dopo Tangentopoli e la dissoluzione della Dc, Rocco Buttiglione ed io riuscimmo a mantenere i diritti legali e politici sullo scudo crociato. In queste cose è bravissimo perciò, se mi è consentito dare un consiglio, suggerisco a Veltroni di lasciare perdere, di non insistere, se non vuole che Villari lo porti in tribunale».
Sì, però non è solo Veltroni a volerlo far dimettere. Anche Berlusconi, Fini e Schifani gli hanno chiesto di lasciare la presidenza della Vigilanza. «Appunto, chiesto. Dal punto di vista procedurale gli si può solo domandare gentilmente di dimettersi. Ma se lui non vuole, resta perché è stato eletto regolarmente».
Non sono possibili scambi, trattative, ripensamenti? «No. Qui bisogna stare molto attenti, le cariche istituzionali sono intoccabili fino alla loro scadenza naturale, non possono essere soggette a un mutamento di umore o di quadro politico. Quando hanno eletto Napolitano al Quirinale non è che 15 giorni dopo qualcuno si è alzato e ha detto togliamolo e mettiamo al suo posto, che ne so, D’Alema. Quindi attenzione, non facciamo boiate, non facciamo forzature, rispettiamo le regole ed evitiamo di dare dell’ottimo materiale a un nuovo libro sulla Casta».
Quindi, come se ne esce? «Non si esce. L’unica soluzione sono le dimissioni spontanee».
Che Villari non vuole dare. «E non le darà. La mia non è una previsione, è una certezza».
Presiederà una commissione fantasma, zoppa… «Presiederà una commissione regolare perché prima o poi se ne faranno tutti una ragione. Le notizie in Italia durano due-tre giorni, quando arriverà la prossima non si parlerà più della Vigilanza e Villari farà bene il suo lavoro. Perché è una persona esperta e capace».
Però Pd e Pdl avevano scelto Sergio Zavoli. «Hanno sbagliato, dovevano prima assicurarsi che Riccardo si sarebbe dimesso. È stata una catena di errori. Il centrodestra ha sbagliato nel non accettare subito Orlando visto che toccava all’opposizione scegliere il nome. Il centrosinistra ha sbagliato di più, puntando sul blocco della commissione piuttosto che cambiare cavallo. Ora le cose stanno così».
E il dialogo che si stava riaprendo, è già richiuso? «Si può ricominciare subito, a partire proprio dalle nomine Rai. Può essere un terreno d’incontro».
«E ora basta sparare su Riccardo», dice Gianfranco rotondi, ministro per l’Attuazione del programma, democristiano e napoletano, insomma uno che lo conosce bene.
Basta perché? Perché è come sparare sulla Croce Rossa? «Ma quale Croce Rossa? Qui, se c’è qualcuno che rischia di farsi molto male non è certo Villari, è Walter Veltroni».
L’hanno espulso dal Pd… «Sì, ho visto. Ma fino a quando? Riccardo ha chiesto i sette giorni di legge per presentare ricorso. Mi dia retta, si sta preparando allo scontro giudiziario e lo vincerà di sicuro».
E non è la prima volta. «Infatti. È stato proprio grazie a lui che nel 1995, dopo Tangentopoli e la dissoluzione della Dc, Rocco Buttiglione ed io riuscimmo a mantenere i diritti legali e politici sullo scudo crociato. In queste cose è bravissimo perciò, se mi è consentito dare un consiglio, suggerisco a Veltroni di lasciare perdere, di non insistere, se non vuole che Villari lo porti in tribunale».
Sì, però non è solo Veltroni a volerlo far dimettere. Anche Berlusconi, Fini e Schifani gli hanno chiesto di lasciare la presidenza della Vigilanza. «Appunto, chiesto. Dal punto di vista procedurale gli si può solo domandare gentilmente di dimettersi. Ma se lui non vuole, resta perché è stato eletto regolarmente».
Non sono possibili scambi, trattative, ripensamenti? «No. Qui bisogna stare molto attenti, le cariche istituzionali sono intoccabili fino alla loro scadenza naturale, non possono essere soggette a un mutamento di umore o di quadro politico. Quando hanno eletto Napolitano al Quirinale non è che 15 giorni dopo qualcuno si è alzato e ha detto togliamolo e mettiamo al suo posto, che ne so, D’Alema. Quindi attenzione, non facciamo boiate, non facciamo forzature, rispettiamo le regole ed evitiamo di dare dell’ottimo materiale a un nuovo libro sulla Casta».
Quindi, come se ne esce? «Non si esce. L’unica soluzione sono le dimissioni spontanee».
Che Villari non vuole dare. «E non le darà. La mia non è una previsione, è una certezza».
Presiederà una commissione fantasma, zoppa… «Presiederà una commissione regolare perché prima o poi se ne faranno tutti una ragione. Le notizie in Italia durano due-tre giorni, quando arriverà la prossima non si parlerà più della Vigilanza e Villari farà bene il suo lavoro. Perché è una persona esperta e capace».
Però Pd e Pdl avevano scelto Sergio Zavoli. «Hanno sbagliato, dovevano prima assicurarsi che Riccardo si sarebbe dimesso. È stata una catena di errori. Il centrodestra ha sbagliato nel non accettare subito Orlando visto che toccava all’opposizione scegliere il nome. Il centrosinistra ha sbagliato di più, puntando sul blocco della commissione piuttosto che cambiare cavallo. Ora le cose stanno così».
E il dialogo che si stava riaprendo, è già richiuso? «Si può ricominciare subito, a partire proprio dalle nomine Rai. Può essere un terreno d’incontro».
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