domenica 23 novembre 2008

Non dimenticare Genova

Riprendo da “La Repubblica” di martedì 18 novembre 2008 l’articolo che segue di Alberto Custodero sulla proposta di una commissione d’inchiesta sui fatti di Genova durante il G8, idea raccolta ed avanzata da Veltroni. In più post nel tempo, ho detto che, al di là delle sentenze giudiziarie che possono dare o non dare spiegazioni ad accadimenti per così dire sul “campo di battaglia”, restano altri punti oscuri, come la decisione di tenersi ben lontani dalla Liguria di tutta una truppa di esponenti politici che stante il cambio di governo avrebbero avuto solo che da guadagnarci in visibilità, cosa che invece fecero quelli di Rifondazione, ad essere col popolo colorato e allegro che intendeva in quei giorni invadere Genova. Anche questo lato di quei lontani giorni andrebbe ben chiarito per dissipare ogni sospetto. Non credo che una commissione parlamentare possa essere un’operazione di verità, comunque mantenere vivo l’interesse sulla questione non sarebbe cosa “malvagia”, se si spera nella verità. Ma veniamo all’articolo.

«Manteniamo fermo il nostro “no” all’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 di Genova». Il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto chiude la porta al dialogo con il leader del Pd Walter Veltroni, che ieri su Repubblica ha proposto di «accertare la verità in Parlamento» dopo la sentenza di primo grado di Genova sui pestaggi alla Diaz. E, soprattutto, dopo l’annuncio che il capo della Polizia Antonio Manganelli «è pronto a muoversi nelle sedi istituzionali» per raccontare come si sono svolti quei drammatici fatti. La maggioranza respinge la proposta di Veltroni anche per voce del vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello, secondo il quale «bisogna evitare di attivare la sede parlamentare come una sorta di contropotere all’indomani di sentenze non gradite e non passate in giudicato».
Non prende posizione, al momento, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni: «Ho scelto di non parlare e continuo a non farlo», afferma il responsabile del Viminale, che si limita a dire che aspetta di leggere le motivazioni della recente sentenza che ha mandato assolti i dirigenti della polizia che comandarono e diressero l’irruzione nella scuola Diaz. Il Pd, però, non ci sta, fa quadrato con Veltroni. Ed è scontro. Ad attaccare è il vicepresidente dei deputati del Pd, Gianclaudio Bressa, che, pur senza citarlo, chiama in causa l’ex ministro dell’Interno ai tempi del G8, Claudio Scajola, ora ministro dello Sviluppo Economico. «Questa preclusione pregiudiziale del Pdl - tuona Bressa - sembra un mettere le mani avanti per il timore che vengano fuori cose compromettenti su esponenti dell’attuale maggioranza di Governo».
Sulla proposta di Veltroni si registra la presa di posizione del senatore a vita Francesco Cossiga secondo cui, «dopo le parole del dottor Manganelli, che ha ammesso l’esistenza di fatti ancora ignoti, o peggio tenuti nascosti, l’istituzione di questa Commissione non solo è opportuna, ma è anche assolutamente necessaria». Cossiga va oltre e, dopo aver sottolineato l’urgenza di «fare chiarezza sull’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, che fu responsabile della gestione operativa di quelle giornate», propone addirittura una rosa di nomi di possibili candidati alla presidenza, fra i quali i senatori a vita Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfaro. Cossiga ha escluso la propria candidatura (e anche quella di Giulio Andreotti), «avendo fatto parte di governi che una parte dell’opinione pubblica ritiene responsabili di attività oscure o antidemocratiche nella gestione della sicurezza negli anni ’60, ’70 e ’80». Quest’ultima dichiarazione è stata lo spunto per Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum ai tempi del G8, per passare al contrattacco. «La Commissione d’inchiesta va fatta - dice Agnoletto - ma sulla morte di Giorgiana Masi (la diciannovenne uccisa in una manifestazione di piazza nel ’77 da killer rimasti sconosciuti, ndr), e sulla gestione dell’ordine pubblico nel periodo nel quale Cossiga era ministro dell’Interno». «Proporre ora una Commissione d’inchiesta sui fatti di Genova - ha aggiunto Agnoletto - è semplicemente un atto provocatorio con la consapevolezza della cattiva fede». Attualmente sono due le proposte di legge per l’istituzione di una Commissione sul G8: una, a Palazzo Madama, porta la firma del senatore del Pd Roberto Della Seta, l’altra, alla Camera, è dei radicali eletti nel Pd, primo firmatario Maurizio Turco.

Su “Il Secolo XIX”, sempre di martedì 18 novembre, un articolo di don Andrea Gallo che il quotidiano genovese titola: “Don Gallo: «Sentenza Diaz una palese sconfitta del diritto». Vediamolo:

Non c’era stata nessuna pattuglia attaccata dai manifestanti in Via Cesare Battisti, come la Polizia aveva scritto, sottoscritto e sostenuto. Ne seguì una serie vergognosa di menzogne a ripetizione per giustificare l’assalto notturno delinquenziale a 93 ragazzi inermi. Amnesty Internazionale lo definì un massacro e la sospensione del Diritto. Autentico squadrismo di Stato. In aula un poliziotto Vice-Capo parlò di “macelleria messicana”.
Si auspicava che le aule di Giustizia rendessero la memoria politica il più possibile serena perché le ferite sono numerose. Al contrario, centinaia di migliaia di giovani sono delusi. A mio avviso è questo l’aspetto più preoccupante. I giovani attendono, sperano, lottano e soffrono troppo delle ingiustizie. Vogliono un mondo migliore, una scuola, un lavoro, una casa, spazi sociali. Una minoranza consistente, attraversata da una profonda inquietudine, aspira alla libertà. L’Onda infatti sfila ancora. Non accetta l’assenza di futuro, che porta al nichilismo. Mi fanno paura, nemmeno più rabbia e amarezza, coloro che esultano di questa sentenza della Diaz, come quella di Bolzaneto, la Caserma delle torture. Mi hanno sorpreso, negativamente, le dichiarazioni tempestive dell’Udc.
E sono ferito da molti silenzi.
Al tribunale di Genova non mancavano le prove necessarie per concludere decentemente il lungo iter giudiziario. Salire alle responsabilità della scala gerarchica delle forze dell’ordine era un atto dovuto. Nessuno vuol delegittimare le forze dell’ordine.
C’è un libro bianco interminabile: testimonianze oculari, foto, filmati. Ho incontrato in quei giorni i registi Monicelli, Scola Comencini, Tognazzi e altri stranieri. Anche l’Europa democratica attendeva dal Palazzo di Giustizia una prima chiarificazione che non c’è stata. Tanto è vero che la prescrizione è all’orizzonte. Tra gli imputati c’è un direttore dell’Anticrimine, un dirigente dell’Intellegence, il capo della Geo.
Sedici assolti e una manciata di mele bacate incredibilmente promosse nella carriera. Tutto qui? Siamo di fronte a quattro esaltati? Nessuna responsabilità politica. L’onore della Patria è salvo. L’impostazione della Procura smantellata. La sconfitta del diritto è palese. La deriva autoritaria in corso Don Andrea Gallo ha avuto la sua deprecata origine in quelle strade, in quelle piazze, da Napoli a Genova. Dai governo Amato, Berlusconi, Prodi, Berlusconi. Emerge la responsabilità di una classe politica intera, comprendente anche la maggioranza dei sindacati, inspiegabilmente assenti, eccetto la Fiom e i Cobas mentre a Genova transitava il treno dei Diritti Universali.
Il movimento del luglio 2001, a Genova, poneva una lucida domanda ai potenti della Terra: «Signori del G8, non vi sembra una cinica pretesa venire a difendere il vostro unico mondo possibile?». Banca Mondiale, Fondo Monetario internazionale,Organizzazione del Commercio mondiale con la divinità idolatrica e trina: mercato - tecnologia e deterrenza totale? Il Cardinale Arcivescovo Tettamanzi in un Convegno al Carlo Felice proclamava: «Sentinelle del mattino: guardiamo il G8 negli occhi».
Ecco la risposta sistematicamente messa in atto a Genova, cittadini in divisa hanno sperimentato il potere puro, l’arbitrio assoluto. Hanno potuto far passare e non far passare, perquisire, sfottere, insultare, minacciare, infiltrare, provocare, picchiare, torturare, uccidere (Carlo è morto). Lo hanno fatto mentre il mondo li stava filmando e fotografando e non hanno avuto paura. Evidentemente, a mio parere, avevano la promessa della impunità. Hanno provato l’ebbrezza della libertà armata. Perché le “tute nere” hanno potuto agire quasi indisturbate? Nessun Black Bloc è stato fermato.
Una vera imboscata (l`avevo denunciato in collegamento Rai con Porta a Porta, venerdì sera da Piazzale Kennedy, col giornalista Fabrizio Del Noce). Una autentica trappola che perdura, con l’attuale sistema sanzionatorio di destra, centro e pseudo sinistra, all’insegna della “Legge e l’ordine” con l’obiettivo della “sicurezza” nella sua mera accezione di “Ordine pubblico”.
C’è un’amara constatazione, si stanno ingrossando le file di chi a Genova e altrove, ieri e oggi ha paura di cambiare. Per me e tantissime donne e uomini di buona volontà, vale l’avvertimento di De André: «Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti». Democrazia è Partecipazione. Lascio agli esperti analizzare le motivazioni del Tribunale. Mi schiero decisamente dalla parte di chi da Bolzaneto e dalla Diaz non esce rasserenato, anzi questi attimi inquietano e spero di continuare a difendere la Costituzione nella sua sintesi: l’Italia è una repubblica, democratica, laica, antifascista.

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