giovedì 27 novembre 2008

La morte di Gramsci

Il fondatore del Partito Comunista italiano, Antonio Gramsci, ha ricevuto i sacramenti in punto di morte. Questa informazione o notizia o scoop la dava martedì (né di Venere né di Marte…) l’arcivescovo Luigi De Magistris, penitenziere emerito della Santa Sede. L’occasione per la rivelazione la presentazione del “Primo catalogo internazionale dei Santini”: “Il mio conterraneo, Gramsci aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù”. Mi guardo attorno nello studio è trovo ad aver appeso sul muro due icone, una con il Cristo e l’altra con la Madonna con il bambino, due piatti di ceramica con raffigurato il duomo di Lodi, dono di amici artisti, uno con il santuario di S. Giulitta di Meleti, un altro Crocefisso in legno che viene da un paesino delle Dolomiti, un presepe dipinto su legno, una stampa in cornice raffigurante la Madonna del Rosario, ma ciò che forse è più compromettente, un’acquasantiera raffigurante la Sacra Famiglia. Per non dire che di santini ho un’intera collezione che ho intenzione di destinare alla biblioteca del seminario diocesano. Certo non sono Gramsci e, dunque, nessuno si preoccuperà di sapere cosa abbia personalmente fatto o pensato in quelli che saranno gli ultimi miei attimi di vita. Mi permetto solo di dire che è una cosa che riguarda la singola persona. Ogni diatriba sopra è una forzatura e una violenza, e sinceramente non riesco a capire a cosa possa servire, se non ad intavolare un’altra discussione sul sesso degli angeli. Ma evidentemente in situazioni di crisi anche il discutere sull’opinabile, cioè sul nulla, può tornare utile per distrarsi dalla quotidianità. Ma torniamo all’arcivescovo De Magistris.
Ha raccontato poi un altro episodio relativo agli ultimi anni di vita di Gramsci: “Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: «Perché non me l’avete portato?» Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò”. Conclusione dell’arcivescovo: “Gramsci è morto con i sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci «perseguita». Il Signore non si rassegna a perderci”.
Ma poiché le leggende metropolitane, vere o fiabe che siano, vanno subito smentite in stile Cicap il presidente della Fondazione Istituto Gramsci Giuseppe Vacca si affrettato a dire “non risulta da alcun documento disponibile” che Antonio Gramsci ricevette i sacramenti in punto di morte. “I documenti che abbiamo a disposizione non consentono di affermare o suffragare la tesi di una conversione tardiva. Al contrario esiste una documentazione, abbastanza cospicua, sulle ultime ore di Gramsci, in cui non si fa il minimo accenno a questa circostanza. C’è una lunga lettera di Tania, la cognata, che lo aveva assistito, in cui viene raccontata la morte di Gramsci eppure non si parla di questa cosa. Nessun riferimento a conversione o sacramenti neanche nella documentazione di polizia”. Ma da buon studioso: “Naturalmente ciò non esclude che la cosa possa risultare da altri documenti. Se qualcuno ha recuperato un atto in questo senso, lo valuteremo come del resto facciamo con tutti i documenti disponibili”.
La notizia, dunque, resta lì, appesa, come una poesia a strappo. Il fondatore del Partito Comunista italiano “ha voluto baciare un santino di Gesù”. Chi vuole la prende e se la porta con sé. Come Gianni Baget Bozzo che commenta all’AdnKronos: “Se Antonio Gramsci teneva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù, questa potrebbe essere la chiave per spiegare la sua conversione”. Che strana idea, questa, di comparare un comunista ateo o agnostico al diavolo che basta il segno della croce a tenerlo lontano. Che una stanza sia troppo piccola per contenere un comunista ed un simbolo di fede. Idea che anche i cattivi discepoli di Gramsci hanno, leggi Ferrero e il “via i crocefissi”. Ma lasciamo dire. Anche perché Gramsci non era un rozzo, ma «un uomo straordinariamente poetico», come lo ricorda oggi Cicchitto in un’articolino su “La Stampa”.

Antonio Gramsci? «Si, è possibile che si sia convertito e la riscoperta della fede può essere arrivata per un bisogno di conforto sul letto di morte». È quanto sostiene il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto nel commentare la rivelazione fatta da monsignor Luigi De Magistris.
«Premesso che esiste un margine d’incertezza sulla notizia della conversione di Antonio Gramsci in punto di morte - aggiunge Cicchitto - va anche detto, con gran rispetto, che in quel momento estremo tutto è possibile: che riaffiori un’antica sensibilità religiosa che si era sopita o addirittura annullata o che si ricerchi un elemento di certezza, di sollievo, di speranza nel futuro riscoprendo la fede religiosa nel momento nel quale si sente che la vita fugge via». «Di certo - conclude Cicchitto Gramsci fu un autentico gigante sul piano culturale e un uomo pieno di umanità, di sensibilità, di poesia, come rivelano le lettere».

Nessun commento:

Archivio blog