Quanto segue è il testo dell’intervista del Presidente Giorgio Napolitano a «Yedioth Ahronoth» alla vigilia del viaggio in Israele e ripresa dal “Corriere della Sera” di ieri 24 novembre 2008.
Lei è amico da molti anni di Shimon Peres, Capo di Stato d'Israele. Come vi incontraste? «Il mio primo incontro col Presidente Peres avvenne nell’autunno 1986 a Gerusalemme, nel suo ufficio di ministro degli esteri. Aveva appena lasciato l’incarico di primo ministro. Quella nostra prima, lunga e schietta conversazione lasciò in me una profonda impressione. Poi ci siamo incontrati tante altre volte, in Italia e all’estero. Si è davvero stabilito tra noi un forte legame di stima reciproca e di amicizia.»
Di che cosa parlerete? «Il messaggio di cui sono portatore è anzitutto una conferma della volontà dell’Italia di continuare a mantenere ed accrescere tutti i legami politici, economici, culturali, oggi esistenti fra l’Italia e Israele. Nel corso della mia visita avrò numerosi incontri ad alto livello. Darò conferma, a tutti coloro che incontrerò, della volontà dell’Italia di contribuire in tutti i modi possibili, in tutti i campi, dalla politica alla cultura all’economia, al progresso della società israeliana, come pure allo sviluppo e all’auspicabile successo del processo di pace fra Israele e i Palestinesi, fra Israele e tutti gli stati confinanti. Non solo l’Italia, ma l’Unione Europea è egualmente intenzionata a dare crescenti contributi al progresso economico e civile della società palestinese, sicuramente necessario per rendere più solida la pace che tutti speriamo possa essere costruita.»
Le relazioni fra l’Italia ed Israele non sono mai state cosi buone… «Per la verità, penso che le relazioni fra l’Italia e lo Stato d’Israele, fin dalla nascita dello Stato, siano state sempre molto buone, indipendentemente dal colore politico dei governi dell’uno e dell’altro Paese. Ci uniscono antichi ideali. Ed è un fatto che il movimento sionista si ispirò in non piccola parte al pensiero di Giuseppe Mazzini, a una visione universalista delle aspirazioni all’indipendenza nazionale dei nostri popoli, di tutti i popoli.»
Israele vede nell’Iran la sua peggiore minaccia. Nel stesso tempo, l’Italia ha grandi interessi economici con Teheran… «L’Italia ha effettivamente importanti legami economici con l’Iran, come con tutti i Paesi dell’area medio-orientale. Al tempo stesso, siamo consapevoli delle preoccupazioni di Israele verso l’Iran, e condividiamo gli sforzi che, nella scia delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, si stanno compiendo per chiarire e limitare i possibili sviluppi dei programmi nucleari dell’Iran, evitando che si passi alla produzione di armamenti. Va assolutamente prevenuta l’ulteriore proliferazione nucleare.»
A Gerusalemme ci sarà un incontro fra scrittori italiani e israeliani. «Il dialogo culturale fra Italia e Israele è molto intenso. I vostri scrittori trovano molto ascolto in Italia, li vediamo spesso sui nostri schermi televisivi, i libri dei vostri romanzieri e dei vostri storici vengono tradotti, e sono molto letti, e vi è molta ammirazione in Italia per la nuova cultura israeliana. Come lei ricorderà, l’ultima Fiera del Libro di Torino, un evento che ha grande importanza non soltanto in Italia, ebbe per paese ospite Israele e la sua cultura e io fui ben lieto di inaugurarla, contro ogni tentativo di contestare l’invito rivolto ad Israele. Fortunatamente, le relazioni culturali fra i nostri due popoli sono così vive da non avere grande bisogno di speciali incoraggiamenti da parte mia. Ma ho voluto partecipare all’evento programmato per i giorni in cui sarò in Israele proprio per sottolineare il grande contributo che la cultura può dare alla comprensione fra popoli diversi, e quindi al progresso della pace fra i popoli.»
Lei s’è sempre espresso fortemente contro l’antisemitismo e l’antisionismo, mentre in Italia c'è chi tende a separare questi due elementi. L’antisionismo e la forma moderna dell’antisemitismo? «Ho pubblicamente condannato l’antisionismo, come subdola forma di antisemitismo. Purtroppo l’antisemitismo non è un fenomeno storico superato, comunque si travesta, anche se, fortunatamente, credo di poter dire che nel nostro Paese ha manifestazioni molto limitate. La presenza degli Ebrei italiani nella vita del nostro paese, con la tragica eccezione del periodo delle persecuzioni razziali del fascismo, è sempre stata intensa ed importante in tutti i campi: dalla scienza alla politica, alla letteratura. Gli ebrei italiani hanno pagato un duro prezzo di vite umane alla Shoah: più di ottomila di loro non fecero ritorno dai campi di sterminio, e questo non lo dimentichiamo. Ma è anche vero che furono molte migliaia, fra i venti e i trentamila, gli ebrei italiani ed anche stranieri che trovarono accoglienza e protezione dalle persecuzioni, in Italia ma anche nelle zone occupate dall’esercito italiano in Jugoslavia e nella Francia meridionale. Vennero ospitati e protetti, spesso da perfetti estranei, e in grandissimo numero in istituti religiosi. Lei sa quanto sia intenso oggi in Italia l’impegno per rendere le nuove generazioni coscienti di quello che fu l’orrore della Shoah. Sono molto frequenti, anzi, sempre più frequenti le visite ad Auschwitz e ad altri lager di scolaresche italiane. Sappiamo che soltanto mantenendo viva la memoria del passato si può contribuire ad impedire che esso ritorni. Primo Levi, che ebbe la fortuna di ritornare vivo da Auschwitz, è giustamente considerato uno dei massimi scrittori italiani del Novecento. Le sue opere sono sempre molto lette, e la sua impegnativa riflessione sulle cause della Shoah è sempre presente nella coscienza degli Italiani. Durante la mia permanenza in Israele visiterò il Museo dell’Olocausto: sarà il punto di partenza della mia visita.»
Lei è amico da molti anni di Shimon Peres, Capo di Stato d'Israele. Come vi incontraste? «Il mio primo incontro col Presidente Peres avvenne nell’autunno 1986 a Gerusalemme, nel suo ufficio di ministro degli esteri. Aveva appena lasciato l’incarico di primo ministro. Quella nostra prima, lunga e schietta conversazione lasciò in me una profonda impressione. Poi ci siamo incontrati tante altre volte, in Italia e all’estero. Si è davvero stabilito tra noi un forte legame di stima reciproca e di amicizia.»
Di che cosa parlerete? «Il messaggio di cui sono portatore è anzitutto una conferma della volontà dell’Italia di continuare a mantenere ed accrescere tutti i legami politici, economici, culturali, oggi esistenti fra l’Italia e Israele. Nel corso della mia visita avrò numerosi incontri ad alto livello. Darò conferma, a tutti coloro che incontrerò, della volontà dell’Italia di contribuire in tutti i modi possibili, in tutti i campi, dalla politica alla cultura all’economia, al progresso della società israeliana, come pure allo sviluppo e all’auspicabile successo del processo di pace fra Israele e i Palestinesi, fra Israele e tutti gli stati confinanti. Non solo l’Italia, ma l’Unione Europea è egualmente intenzionata a dare crescenti contributi al progresso economico e civile della società palestinese, sicuramente necessario per rendere più solida la pace che tutti speriamo possa essere costruita.»
Le relazioni fra l’Italia ed Israele non sono mai state cosi buone… «Per la verità, penso che le relazioni fra l’Italia e lo Stato d’Israele, fin dalla nascita dello Stato, siano state sempre molto buone, indipendentemente dal colore politico dei governi dell’uno e dell’altro Paese. Ci uniscono antichi ideali. Ed è un fatto che il movimento sionista si ispirò in non piccola parte al pensiero di Giuseppe Mazzini, a una visione universalista delle aspirazioni all’indipendenza nazionale dei nostri popoli, di tutti i popoli.»
Israele vede nell’Iran la sua peggiore minaccia. Nel stesso tempo, l’Italia ha grandi interessi economici con Teheran… «L’Italia ha effettivamente importanti legami economici con l’Iran, come con tutti i Paesi dell’area medio-orientale. Al tempo stesso, siamo consapevoli delle preoccupazioni di Israele verso l’Iran, e condividiamo gli sforzi che, nella scia delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, si stanno compiendo per chiarire e limitare i possibili sviluppi dei programmi nucleari dell’Iran, evitando che si passi alla produzione di armamenti. Va assolutamente prevenuta l’ulteriore proliferazione nucleare.»
A Gerusalemme ci sarà un incontro fra scrittori italiani e israeliani. «Il dialogo culturale fra Italia e Israele è molto intenso. I vostri scrittori trovano molto ascolto in Italia, li vediamo spesso sui nostri schermi televisivi, i libri dei vostri romanzieri e dei vostri storici vengono tradotti, e sono molto letti, e vi è molta ammirazione in Italia per la nuova cultura israeliana. Come lei ricorderà, l’ultima Fiera del Libro di Torino, un evento che ha grande importanza non soltanto in Italia, ebbe per paese ospite Israele e la sua cultura e io fui ben lieto di inaugurarla, contro ogni tentativo di contestare l’invito rivolto ad Israele. Fortunatamente, le relazioni culturali fra i nostri due popoli sono così vive da non avere grande bisogno di speciali incoraggiamenti da parte mia. Ma ho voluto partecipare all’evento programmato per i giorni in cui sarò in Israele proprio per sottolineare il grande contributo che la cultura può dare alla comprensione fra popoli diversi, e quindi al progresso della pace fra i popoli.»
Lei s’è sempre espresso fortemente contro l’antisemitismo e l’antisionismo, mentre in Italia c'è chi tende a separare questi due elementi. L’antisionismo e la forma moderna dell’antisemitismo? «Ho pubblicamente condannato l’antisionismo, come subdola forma di antisemitismo. Purtroppo l’antisemitismo non è un fenomeno storico superato, comunque si travesta, anche se, fortunatamente, credo di poter dire che nel nostro Paese ha manifestazioni molto limitate. La presenza degli Ebrei italiani nella vita del nostro paese, con la tragica eccezione del periodo delle persecuzioni razziali del fascismo, è sempre stata intensa ed importante in tutti i campi: dalla scienza alla politica, alla letteratura. Gli ebrei italiani hanno pagato un duro prezzo di vite umane alla Shoah: più di ottomila di loro non fecero ritorno dai campi di sterminio, e questo non lo dimentichiamo. Ma è anche vero che furono molte migliaia, fra i venti e i trentamila, gli ebrei italiani ed anche stranieri che trovarono accoglienza e protezione dalle persecuzioni, in Italia ma anche nelle zone occupate dall’esercito italiano in Jugoslavia e nella Francia meridionale. Vennero ospitati e protetti, spesso da perfetti estranei, e in grandissimo numero in istituti religiosi. Lei sa quanto sia intenso oggi in Italia l’impegno per rendere le nuove generazioni coscienti di quello che fu l’orrore della Shoah. Sono molto frequenti, anzi, sempre più frequenti le visite ad Auschwitz e ad altri lager di scolaresche italiane. Sappiamo che soltanto mantenendo viva la memoria del passato si può contribuire ad impedire che esso ritorni. Primo Levi, che ebbe la fortuna di ritornare vivo da Auschwitz, è giustamente considerato uno dei massimi scrittori italiani del Novecento. Le sue opere sono sempre molto lette, e la sua impegnativa riflessione sulle cause della Shoah è sempre presente nella coscienza degli Italiani. Durante la mia permanenza in Israele visiterò il Museo dell’Olocausto: sarà il punto di partenza della mia visita.»
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