mercoledì 26 novembre 2008

L'informativa di Bertolaso sulla tragedia di Rivoli

Riporto di seguito lo stenografico dell’informativa urgente del Governo sul tragico incidente verificatosi al liceo scientifico «Darwin» di Rivoli, in provincia di Torino, e sulle iniziative per garantire la sicurezza degli edifici scolastici svolta oggi (25/11) alla Camera dei Deputati da Guido Bertolaso, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul tragico incidente verificatosi al liceo scientifico «Darwin» di Rivoli, in provincia di Torino, e sulle iniziative per garantire la sicurezza degli edifici scolastici.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Ministro Gelmini mi ha pregato in sua assenza - essendo in questo momento in missione all'estero - di riferire sui tragici eventi che hanno riguardato il 22 novembre intorno alle ore 10 il liceo scientifico Darwin di Rivoli, di proprietà della provincia di Torino, dove si verificava il cedimento di un controsoffitto all'interno di un'aula assegnata alla classe IV, sezione G, ubicata al primo piano del complesso scolastico.
Il crollo, le cui cause sono in corso di accertamento, travolgeva 17 studenti presenti in quel momento. Sono subito intervenuti sul posto i militari dell'Arma dei carabinieri e il personale dei Vigili del fuoco e del 118, che hanno provveduto all'immediato soccorso ed al trasferimento presso le strutture sanitarie dei ragazzi coinvolti. I soccorritori, dopo reiterati e ripetuti tentativi di rianimazione, accertavano purtroppo il decesso, causato da politraumi, dello studente Vito Scafidi, nato a Torino il 2 ottobre 1991 e residente a Pianezza, in provincia di Torino. In tempi rapidi, veniva effettuata l'evacuazione di tutte le persone presenti nello stabile, sede anche di un altro istituto, il tecnico commerciale Romero. Inoltre, venivano quantificate tutte le persone complessivamente presenti in circa 1.100 unità: 800 studenti, 100 persone tra personale docente e non docente e anche 200 familiari di studenti di scuole medie inferiori, che partecipavano in quel momento ad un open day illustrativo dell'attività svolta proprio dal liceo scientifico.
Il comando provinciale dei vigili del fuoco disponeva l'inagibilità temporanea dell'intero edificio, in attesa delle verifiche che dovevano essere portate avanti. Di concerto con l'autorità giudiziaria, i carabinieri provvedevano, quindi, al sequestro dei locali presenti al primo e al secondo piano dell'ala dell'istituto dove insiste l'aula interessata dal crollo. Le persone rimaste ferite a causa di tale crollo sono state ricoverate negli ospedali di Rivoli e Orbassano, alle Molinette e al centro traumatologico ortopedico di Torino.
La maggior parte degli studenti è stata dimessa nel frattempo. Al momento risultano ricoverati ancora tre ragazzi: due presso il CTO di Torino e un altro presso le Molinette. Il più grave è lo studente Andrea Macrì, nato Torino il 26 maggio 1991, che è stato giudicato in prognosi riservata per diverse lesioni da schiacciamento, fratture e lussazioni. È stato sottoposto ad intervento chirurgico, e credo che in questo momento sia proprio in sala operatoria per un nuovo intervento.
Nel primo pomeriggio dello stesso 22 novembre giungeva sul luogo dell'evento il Ministro dell'istruzione che, dopo aver incontrato le autorità politiche provinciali e regionali e i vertici delle forze dell'ordine e dei Vigili del fuoco, e dopo anche aver fatto una diretta ricognizione sul luogo dell'accaduto, ha incontrato i familiari della vittima e gli studenti ricoverati. In attesa che vengano completate le verifiche da parte dei tecnici della provincia di Torino, ovviamente l'attività didattica è sospesa. Secondo quanto è stato riferito dall'amministrazione provinciale, nel corso di una riunione che si è tenuta ieri pomeriggio, è prevedibile che - una volta conclusi i controlli - dall'inizio della settimana prossima possano riprendere le attività scolastiche nella parte dell'edificio occupata dall'istituto tecnico Romero. Il liceo scientifico Darwin invece verrà ospitato, a partire presumibilmente dalla settimana prossima, presso un altro istituto scolastico di Rivoli.
Per quanto riguarda le cause dell'evento, sono in corso gli accertamenti disposti dall'autorità giudiziaria, che ha nominato tre periti.
In via di prima valutazione, il crollo che ha interessato il liceo Darwin - sulla base delle notizie e delle foto raccolte anche dai miei uffici tecnici, oltre che dei contatti con i tecnici del posto delle diverse istituzioni - sembra che sia stato causato da un cedimento di un controsoffitto pesante, del peso presumibile di circa 100-150 chilogrammi per metro quadro, ancorato alla struttura principale del solaio di copertura, e anche della relativa tubazione metallica appesa al medesimo solaio. Il fenomeno, quindi, non sarebbe stato causato da un cedimento della struttura principale, tanto che il solaio di copertura non è crollato e non risulta apparentemente danneggiato. Piuttosto si potrebbe ipotizzare che ci si trovi di fronte ad un cedimento di elementi non strutturali ma comunque pesanti, alti, fragili e agganciati in modo precario al solaio strutturale, sottoposti inoltre all'azione logorante del tempo, alla ruggine del filo di ferro, all'umidità dei laterizi del solaio.
La provincia di Torino ha riferito anche di aver sostenuto nell'ultimo decennio ingenti investimenti, di circa 626 milioni di euro, per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle 163 scuole superiori che sono ubicate nel territorio della provincia. Questo per quanto riguarda il caso specifico; ovviamente, sarà compito dell'autorità giudiziaria stabilire le vere cause del crollo, mentre per quello che riguarda il liceo gli studenti verranno trasferiti in un altro istituto scolastico e si dovrà provvedere ad una dettagliata, puntuale, profonda valutazione e revisione delle strutture.
Ciò che è avvenuto, purtroppo, non costituisce una situazione episodica nelle scuole italiane d'epoca; sappiamo che questo istituto è stato riconvertito come istituto scolastico e che annovera diversi anni di esistenza. Le scuole italiane andrebbero sistematicamente sottoposte a interventi strutturali di manutenzione straordinaria, compresa l'eliminazione dei controsoffitti pesanti e, dove necessario, l'eventuale sostituzione degli stessi con altri composti da materiale leggero. È di tutta evidenza come queste situazioni divengano ancora più pericolose e bisognose di interventi urgenti nelle zone del Paese soggette a rischio sismico, dove anche un terremoto relativamente lieve, e cioè che non provoca crolli o danni rilevanti alle strutture, a causa anche di vibrazioni, può facilmente determinare il crollo sistematico dei controsoffitti pesanti, delle tubazioni e dei vari elementi non strutturali ancorati, a volte, in modo assolutamente precario.
Le scuole pubbliche italiane, intese come sedi scolastiche, sono oggi circa 42 mila (erano 41 mila 705 nel 2004). Il totale degli alunni è di poco inferiore agli 8 milioni. I dati non comprendono le università, né le scuole delle regioni Valle d'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano. Le scuole private sono circa 14 mila 800, e quindi il totale porta ad un numero di circa 57 mila scuole esistenti nel nostro Paese. È ovvio che da questo punto di vista la messa in sicurezza, secondo le normative vigenti, compresi i criteri di una corretta messa in sicurezza delle scuole nelle zone a rischio sismico, richiede uno sforzo economico non indifferente. Vi sono diverse stime a questo proposito, stime ufficiose e ufficiali. Da questo punto di vista ci dobbiamo rifare alle stime del piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici redatto dal Ministero delle infrastrutture, che ha tenuto presenti diversi criteri sulla vulnerabilità degli stessi istituti, avendo sempre come punto di riferimento le zone a rischio sismico e partendo anche dai costi dedotti dall'esperienza della ricostruzione che ha avuto luogo in Umbria e nelle Marche dopo il terremoto di undici anni or sono. Vi sono quindi costi diversi, vi sono cifre anche parecchio importanti e significative.
Se si volesse intervenire in tutti i 57 mila istituti del nostro Paese, considerando in modo particolare le zone sismiche di grado primo, secondo e terzo (ovvero quelle comunque a sismicità alta, media e bassa), dovremmo ritenere necessario un importo pari a circa 13 miliardi di euro per la messa a norma e la messa in sicurezza di tutti gli istituti.
Peraltro, come sappiamo, la vicenda che ha interessato l'istituto Darwin di Rivoli non riguarda territori a rischio sismico, perché la provincia di Torino, e Rivoli in particolare, non sono classificati nell'ambito delle categorie a rischio sismico. Quindi, da questo punto di vista se avessimo dovuto temere un crollo di qualche istituto scolastico probabilmente lo avremmo atteso da qualche altra parte del nostro Paese rispetto, invece, alla località dove è accaduto.
È ovvio che la somma di 13 miliardi di euro è difficilmente sostenibile. Insieme al Ministero delle infrastrutture e agli enti locali abbiamo, quindi, cercato di immaginare una riduzione del fabbisogno economico in modo da garantire comunque interventi per la messa in sicurezza e la messa a norma di quegli istituti che insistono nelle aree considerate a rischio sismico elevato e a rischio sismico moderato. Già per questo genere di interventi il fabbisogno sarebbe comunque pari a circa 4 miliardi di euro. Si tratta in ogni caso di stime approssimative che danno solo un ordine di grandezza del fabbisogno per il miglioramento, soprattutto sismico, e per le forniture connesse.
In ordine agli aspetti relativi ai soldi disponibili, ai finanziamenti che vi sono già e alle modalità della loro utilizzazione, dobbiamo premettere che tutto ciò che attiene alla fornitura e alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici (compresi l'adeguamento e la messa a norma e in sicurezza degli stessi) rientra, come sappiamo, nelle dirette competenze degli enti locali.
Per quanto riguarda i finanziamenti abbiamo un mosaico articolato e complesso delle modalità di finanziamento che sono previste sia per la messa in sicurezza di tutti gli edifici, sia in particolare per la messa in sicurezza degli edifici che insistono nel territorio del nostro Paese a rischio sismico. Vi sono in primo luogo i finanziamenti disposti dall'articolo 4 della legge n. 23 del 1996, che ha assegnato risorse complessive per il triennio 2007-2009 pari a 250 milioni di euro, dei quali 50 milioni di euro per il 2007 e 100 milioni di euro per il 2008 e il 2009.
Sulla base del patto per la sicurezza - che, come sappiamo, è stato firmato nel dicembre dell'anno scorso - l'intero importo è stato dedicato alla messa in sicurezza delle scuole ed è stato integralmente compartecipato con le regioni e con gli enti locali, con uno sviluppo complessivo di investimenti per oltre 940 milioni di euro. Sono già stati attivati i piani del 2007 per 184 milioni di euro e anche quelli del 2008, con un recente decreto del 18 luglio, per circa 300 milioni di euro. Per il 2009, nel marzo-aprile dell'anno prossimo dovrebbe essere definito un analogo importo sulla base del terzo piano.
Vi è, inoltre, il piano straordinario previsto dall'articolo 80, comma 21, della legge n. 289 del 2002. È una legge che nasce sull'onda dell'emozione per la tragedia di San Giuliano di Puglia e che prevedeva un piano straordinario per la messa in sicurezza delle scuole, con particolare riguardo (ma non esclusivo) a quelle insistenti nelle zone a rischio sismico. Per questa legge è stata riservata al piano per la messa in sicurezza delle scuole una percentuale delle risorse destinate al programma complessivo delle infrastrutture strategiche definito dal Ministero delle infrastrutture e dal Ministero dell'economia delle finanze.
Al momento è stato formulato un piano generale pari a 4 miliardi di euro e sono stati avviati i primi due piani stralcio, rispettivamente di 194 e di 301 milioni di euro circa. Questi due piani stralcio, tuttavia, alla luce delle procedure per l'assegnazione dei fondi, sebbene nati nel 2002 e sebbene vi sia stato il successivo finanziamento di 301 milioni di euro nel 2003, sono ancora piani in corso d'opera.
Il primo piano stralcio ha visto un impegno di spesa pari al 70 per cento della somma che era stata assegnata, e il secondo piano stralcio risulta avere un impegno di spesa pari al 25 per cento di quelli che sono gli interventi previsti. Per quanto riguarda le realizzazioni davvero effettuate sulla base di questo piano, di questa legge e di questi finanziamenti, sono realizzazioni che nel migliore dei casi sono appena iniziate.
Per assicurare la prosecuzione di tale intervento il recente articolo 7-bis della legge n. 169 del 2008 ha previsto la riserva a regime, e quindi stabile, del 5 per cento delle risorse che di volta in volta vengono assegnate al piano generale per le infrastrutture strategiche; e questo credo che sia un aspetto particolarmente significativo, anche perché sempre l'articolo 7-bis di tale legge recentemente approvata ci consente di intervenire sulle somme ingenti che ancora non sono state erogate, a fronte di finanziamenti che erano stati assegnati per l'edilizia scolastica da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Questi dati ci vengono forniti dalla Cassa depositi e prestiti, e ci permettono quindi di disporre la revoca e la riassegnazione di tali risorse, dedicandole in modo particolare alla mitigazione del rischio sismico, all'accelerazione delle procedure e all'identificazione di almeno 100 edifici scolastici, quelli particolarmente bisognosi di interventi urgenti in materia di sicurezza sismica; e si prevede per questo specifico caso anche una forma di commissariamento, con la nomina ad hoc di un soggetto attuatore.
Vi è poi un'altra tipologia di finanziamenti, quella prevista dalla legge n. 296 del 2006, per la quale è stato sottoscritto con l'INAIL un protocollo di intesa per l'avvio a titolo sperimentale nel triennio 2007-2009 di un piano di finanziamento per l'adeguamento a norma delle scuole secondarie. L'INAIL, a seguito di questo protocollo, ha stanziato 100 milioni di euro per il triennio 2007-2009, è stato emesso il primo bando di 30 milioni, che era in verità per il 2007, e sono in fase di emanazione quelli per il biennio successivo per i restanti 70 milioni.
Vi è poi l'ultima tranche di possibili finanziamenti prevista dall'articolo 32-bis della legge 24 novembre 2003, n. 326, che riguarda in modo particolare la Protezione civile e il Fondo per interventi straordinari della Presidenza del Consiglio dei ministri. Questo articolo, che ha avuto una dotazione iniziale di 273 milioni di euro suddivisa su tre annualità, prevede in verità una serie di interventi nei confronti degli edifici cosiddetti strategici che insistono nelle zone a rischio sismico, e quindi non riguardano solamente le scuole ma anche gli ospedali, le caserme dei Vigili del fuoco, riguardano insomma l'esigenza di mettere in sicurezza tutte quelle realtà che in caso di terremoto non solo dovrebbero rimanere in piedi, ma dovrebbero rappresentare il punto di riferimento per la realizzazione dei soccorsi alla popolazione da parte della Protezione civile. Anche questo articolo, anche questo budget è ripartito fra competenze regionali e competenze statali; con
Pag. 35una serie di ordinanze di protezione civile, sempre definite d'intesa con le regioni, è stato possibile effettuare fino ad oggi 7 mila verifiche tecniche sugli edifici strategici maggiormente a rischio, e adottare una serie di interventi veri e concreti di miglioramento e adeguamento di queste opere, che ad oggi sono stati 230. Le 7 mila verifiche tecniche che abbiamo fatto hanno fornito comunque un quadro preoccupante delle condizioni di rischio cui sono esposti gli edifici di rilevanza pubblica e di importanza strategica in condizioni emergenziali.
Tornando al punto della messa in sicurezza delle prime cento scuole, che si vorrebbe organizzare e lanciare anche come segnale concreto di attenzione e di efficacia, abbiamo già previsto la possibilità di avvalerci di una disponibilità immediata pari a circa 75 milioni di euro.
Per quello che riguarda questa effettuazione, anche in tal caso bisogna passare, ovviamente, attraverso la logica concertazione con gli enti locali. Proprio alcuni giorni or sono, nella seduta del 13 novembre, in sede di Conferenza unificata sono state approvate le modalità di attivazione di questi fondi straordinari, che prevedono comunque criteri da un lato consueti, dall'altro acceleratori.
La ripartizione della somma viene comunque effettuata tra le regioni sulla base dell'indicatore di rischio sismico per ciò che riguarda l'edilizia scolastica. Le regioni debbono preparare un piano di interventi finalizzato agli interventi più urgenti e necessari. Il Ministero dell'economia e delle finanze ha dato il suo assenso per quanto riguarda l'istituzione di una contabilità speciale che possa essere affidata ad un soggetto ben individuato, che diventi il responsabile dell'attuazione di tale intervento.
Per stabilire le procedure, nonché per una supervisione delle attività e per la definizione anche dei vari contenziosi e dei vari problemi che potrebbero sorgere, è stata istituita una commissione mista nell'ambito della quale sono presenti i tecnici della Protezione civile, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, del Ministero dell'economia e delle finanze e, ovviamente, di tutte le regioni interessate.
Questo è lo stato dell'arte; dovremmo però aggiungere altre considerazioni, rapide ma molto significative.
Quando si parla di sicurezza nelle scuole non possiamo infatti dimenticare, ad esempio, che, con riferimento alle scuole italiane, attraverso tutta una serie di provvedimenti di deroghe che sono stati adottati con i vari decreti-legge di proroga termini di fine anno, i termini per l'entrata in vigore nell'ambito della scuola della normativa contenuta nella legge n. 626 del 1994 - la famosa legge che regolamenta tutte le attività di messa in sicurezza sui luoghi di lavoro (e ovviamente la scuola deve essere considerata un luogo di lavoro) - sono stati prorogati, sempre con l'adozione di decreti-legge in questi ultimi anni.
La motivazione di tali proroghe è sempre stata dettata da gravi carenze economiche per ciò che riguardava, appunto, la messa in sicurezza e la messa a norma di tutte quelle che sono le situazioni presenti in tutte le scuole del nostro Paese.
Su queste proroghe si è sempre registrata l'unanimità da parte sia delle strutture centrali, sia degli enti locali direttamente interessati.
Nell'accordo di programma siglato nel dicembre dell'anno scorso, è stato anche previsto che l'entrata in vigore della legge n. 626 del 1994 venisse comunque prorogata fino al 31 dicembre del 2009, fatti salvi gli interventi di organizzazione dei piani di emergenza per le scuole maggiormente a rischio.
Possiamo quindi affermare che, per ciò che riguarda la «legge-madre» di tutte le norme per la sicurezza sui luoghi di lavoro, essa si applica a tutte le realtà istituzionali del nostro Paese, fatti salvi gli istituti scolastici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Mi pare che questa condizione e questa situazione siano assolutamente inaccettabili!
Credo insomma che, anche in attesa di nuovi e maggiori finanziamenti, sia necessario utilizzare bene quelli che abbiamo. È ovviamente fondamentale portare avanti il progetto di messa in sicurezza delle nostre scuole: questo deve essere un grande piano, a tutti gli effetti un piano strategico che possa avvalersi di quelle procedure acceleratorie cui ha fatto cenno, anche recentemente, il Ministro dell'economia e delle finanze.
Come avete sentito, disponiamo di diversi canali e di diverse fonti di finanziamento, ognuna delle quali però segue una procedura diversa, una procedura complicata e farraginosa che ritarda di molto le tempistiche in ordine alla possibilità di utilizzare le risorse.
La messa in sicurezza, la ristrutturazione, gli interventi di tecnologia e di ingegneria sismica, l'applicazione della legge n. 626 del 1994 presso i luoghi nei quali mandiamo a crescere i nostri figli, non la fanno i genitori, gli insegnanti e gli studenti (ai quali spetta, comunque, il compito di vigilare e di segnalare, come fanno anche con noi, pure in questi ultimi giorni).
Gli interventi, quelli veri, strutturali, li fanno le imprese, le nostre società, che devono vedere in questi interventi difficili, complessi e molto articolati, le stesse opportunità e le stesse prospettive di rilancio economico che vedono nella costruzione di autostrade, di linee ferroviarie veloci, nelle realizzazioni di viadotti, nelle cosiddette grandi opere. Non mi pare che ci possa essere opera più grande di quella di garantire la sicurezza ai nostri figli e la serenità ai genitori. È sulla base di questi principi che vedo, quindi, possibile un ruolo della Protezione civile e delle sue normative, che sappiamo essere snelle e rapide, per fare quello che già si sta facendo, ma che non è assolutamente sufficiente. Mi domando come mai non sia possibile offrire agli enti locali quelle deroghe alle norme vigenti che hanno permesso di mettere in sicurezza, ad esempio, torrenti e fiumi, dopo l'alluvione del Piemonte, che hanno consentito di gestire anche problematiche diverse, come la siccità del 2003, o come quella appena passata, facendo gestire ai consorzi di bacino cifre non indifferenti per opere di regimazione idraulica e miglioramento degli acquedotti. Se abbiamo potuto ricostruire, con le norme della Protezione civile, il teatro La Fenice a Venezia, la cattedrale di Noto, il Petruzzelli di Bari, se, con queste procedure, stiamo realizzando il passante di Mestre, perché non mettere in sicurezza, con le stesse metodiche, licei, ginnasi, istituti tecnici, scuole elementari e materne?
Ritengo che, da questo punto di vista, sia necessaria la massima attenzione anche da parte del Parlamento. Durante la quattordicesima legislatura, per 83 ore si è parlato di sicurezza nelle scuole (sulla base di 166 richieste di sindacato ispettivo o di altra attività di questo genere), durante la quindicesima legislatura se ne è parlato per 23 ore, in quest'ultima, ovviamente, per sei ore e mezza. Ma quando, l'altro giorno, ho parlato di fronte a due deputati, che mi chiedevano informazioni riguardo all'alluvione in Piemonte, ricordavo che ancora una volta si parlava di prevenzione e di esigenza di mettere in sicurezza il nostro territorio solo dopo una tragedia, mentre, invece, sarebbe dovere di noi tutti riuscire ad avviare un serio di programma di prevenzione sulla base di quelli che sono gli elementi, i soldi, le procedure, la capacità d'intervento di tutto il nostro Paese. Credo che vi sia un grande consenso nell'opinione pubblica, nelle istituzioni, e anche nel Parlamento, per adottare un serio, concreto e rapido piano di intervento. Ovviamente, non si deve fermare quel monitoraggio quotidiano di ogni istituto, al quale tutti noi ci stiamo dedicando, ma deve terminare questa vergogna della proroga della legge n. 626 del 1994 per quello che riguarda le scuole; lo dobbiamo ai bambini di San Giuliano, lo dobbiamo a Vito, ai genitori, abbiamo tutte le potenzialità e le capacità per farlo. Penso che nessuno di noi voglia, o possa, distrarsi in altre vicende, perdendo un'occasione importante che i nostri ragazzi non capirebbero e per la quale non ci perdonerebbero mai (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro).

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