Oggi su QN “Il Giorno – Il Resto del Carlino – La Nazione”, La Russa precisa sul futuro Pdl. Titolo: “La Russa: «Berlusconi leader? Un tridente guiderà il Pdl», «Due persone saranno l`interfaccia del presidente». L’intervista è raccolta da Antonella Coppari.
«Ho appena terminato la bozza di depliant con la proposta di estendere l’operazione strade sicure (che vede cioè i militari a fianco delle forze dell’ordine sul territorio, ndr) in tutti i capoluoghi per sottoporla all’esame dei cittadini a dicembre, nei gazebo». Che succede: si è convertito al gazebo? Ignazio La Russa, reggente di An, accenna un sorrisino dei suoi: «Li faccio da quando avevo 16 anni: solo che li chiamavo banchetti per le firme».
È un metodo adeguato per scegliere i delegati del congresso? «I gazebo sono essenziali per avere un contatto diretto con gli elettori. Che poi servano per scegliere i delegati è secondario: noi ad esempio, abbiamo deciso di eleggere 300 esponenti della società civile in quel modo, gli altri 1500 verranno scelti con le regole di democrazia interna del partito».
A proposito di democrazia: nessun dubbio che sia Berlusconi a guidare il Pdl? «Adesso, non c’è nessuno nel Pdl che dovendo votare il nome del presidente del partito non scelga Berlusconi. Ciò non vuol dire che non ci siano altri leader, a partire da Fini. Quando lui non avrà un ruolo istituzionale, avrà un incarico di grande peso nel Pdl».
Nel frattempo, servirà qualcuno che affianchi il premier. «Se dovesse esserci un numero due, regola vorrebbe che fosse di provenienza di An perché il presidente è di FI. Ma la cosa migliore per me, sapendo che Berlusconi è uno che non delega, è un gruppo di lavoro molto ristretto che lavori sapendo di avere lui come punto di riferimento».
Un direttivo? «Si può chiamare così. Nello statuto abbiamo previsto un organo che ha dai 15 - formula per cui propendo - ai 30 membri. All’interno di questi ci potrebbe essere un organo ulteriormente ristretto, di due o tre persone, che funzioni da interfaccia al presidente».
Berlusconi ha detto che il Pdl è la continuazione di Forza Italia: è d’accordo? «È corretto dire questo, come è corretto dire che il Pdl è la continuazione di An».
Pensa che l’identità di An non annegherà nel Pdl? «Il limite di un partito identitario è il 10, il 15 forse 20 per cento. Un partito del 40% che punta al 50 non può essere superidentitario. Deve avere precisi punti di riferimento sociali, politici, programmatici ma all’interno di questa cornice sia FI sia An si devono sentire pienamente rappresentate dal nuovo soggetto».
Perché avete deciso che il patrimonio immobiliare di An resterà separato da quello di Fi? «An ha presenze immobiliari che nascono dalla nostra storia: in passato la gente non ci affittava le sedi perché temeva che ci mettessero le bombe, così siamo stati costretti a comperarle. Ora, a differenza di FI, ci troviamo con una serie di immobili che sono patrimonio di società che fanno riferimento al partito. Poiché i partiti confluiscono nel nuovo soggetto ma non muoiono, sono come una società messa in attesa, i patrimoni immobiliari rimangono collegati ai partiti. Quelli non immobiliari confluiranno».
I piccoli vogliono più posti. «Spetta a Forza Italia dare risposte ai partiti che hanno minore rappresentanza elettorale».
«Ho appena terminato la bozza di depliant con la proposta di estendere l’operazione strade sicure (che vede cioè i militari a fianco delle forze dell’ordine sul territorio, ndr) in tutti i capoluoghi per sottoporla all’esame dei cittadini a dicembre, nei gazebo». Che succede: si è convertito al gazebo? Ignazio La Russa, reggente di An, accenna un sorrisino dei suoi: «Li faccio da quando avevo 16 anni: solo che li chiamavo banchetti per le firme».
È un metodo adeguato per scegliere i delegati del congresso? «I gazebo sono essenziali per avere un contatto diretto con gli elettori. Che poi servano per scegliere i delegati è secondario: noi ad esempio, abbiamo deciso di eleggere 300 esponenti della società civile in quel modo, gli altri 1500 verranno scelti con le regole di democrazia interna del partito».
A proposito di democrazia: nessun dubbio che sia Berlusconi a guidare il Pdl? «Adesso, non c’è nessuno nel Pdl che dovendo votare il nome del presidente del partito non scelga Berlusconi. Ciò non vuol dire che non ci siano altri leader, a partire da Fini. Quando lui non avrà un ruolo istituzionale, avrà un incarico di grande peso nel Pdl».
Nel frattempo, servirà qualcuno che affianchi il premier. «Se dovesse esserci un numero due, regola vorrebbe che fosse di provenienza di An perché il presidente è di FI. Ma la cosa migliore per me, sapendo che Berlusconi è uno che non delega, è un gruppo di lavoro molto ristretto che lavori sapendo di avere lui come punto di riferimento».
Un direttivo? «Si può chiamare così. Nello statuto abbiamo previsto un organo che ha dai 15 - formula per cui propendo - ai 30 membri. All’interno di questi ci potrebbe essere un organo ulteriormente ristretto, di due o tre persone, che funzioni da interfaccia al presidente».
Berlusconi ha detto che il Pdl è la continuazione di Forza Italia: è d’accordo? «È corretto dire questo, come è corretto dire che il Pdl è la continuazione di An».
Pensa che l’identità di An non annegherà nel Pdl? «Il limite di un partito identitario è il 10, il 15 forse 20 per cento. Un partito del 40% che punta al 50 non può essere superidentitario. Deve avere precisi punti di riferimento sociali, politici, programmatici ma all’interno di questa cornice sia FI sia An si devono sentire pienamente rappresentate dal nuovo soggetto».
Perché avete deciso che il patrimonio immobiliare di An resterà separato da quello di Fi? «An ha presenze immobiliari che nascono dalla nostra storia: in passato la gente non ci affittava le sedi perché temeva che ci mettessero le bombe, così siamo stati costretti a comperarle. Ora, a differenza di FI, ci troviamo con una serie di immobili che sono patrimonio di società che fanno riferimento al partito. Poiché i partiti confluiscono nel nuovo soggetto ma non muoiono, sono come una società messa in attesa, i patrimoni immobiliari rimangono collegati ai partiti. Quelli non immobiliari confluiranno».
I piccoli vogliono più posti. «Spetta a Forza Italia dare risposte ai partiti che hanno minore rappresentanza elettorale».
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