Il neo eletto presidente della commissione di Vigilanza Rai, Riccardo Villari, così ha risposto ai giornalisti che questa mattina lo incalzavano a Montecitorio: “Sono sereno, vado avanti. Faccio il mio lavoro. Ho sentito il direttore generale della Rai, ai capigruppo ho inviato la bozza di regolamento per le elezioni in Abruzzo. Insomma, faccio quello che devo fare”. Il senatore non sembra dunque aver cambiato idea sulle sue dimissioni e a nulla sembrano essere valsi gli appelli del premier, dei presidenti di Camera e Senato, osserva una AdnKronos, né tantomeno l’espulsione dal gruppo parlamentare decisa ieri dal direttivo del gruppo piddino. Anna Finocchiaro, la capogruppo del Pd al Senato, respingendo al mittente le accuse lanciate in questi giorni, taglia corto: “Io non ho potuto esercitare alcuna pressione perché lui non ha mai risposto alle mie telefonate. Adesso non è più una questione del Pd perché Villari non fa più parte del gruppo del Partito democratico al Senato. Lui può proporre appello e deciderà l'assemblea, ma conosco il mio gruppo”. E brava bolscevicona! Che in merito alla scelta di disertare la prossima riunione della commissione di Vigilanza Rai ha detto: “Non abbiamo preso ancora nessuna decisione. La funzionalità degli organi parlamentari è una questione sempre delicata”.
L’Udc ci sarà ma, ha precisato patetico il segretario Lorenzo Cesa, “per ribadire a Villari la richiesta di immediate dimissioni. Se Villari dovesse persistere in questo atteggiamento ribadiremo la nostra richiesta anche nelle sedi istituzionali e valuteremo ulteriori iniziative”. Patetico perché il gusto di fare la voce grossa per il pubblico il politico non la perde mai, anche di fronte all’evidenza: che cioè si è trattato di una elezione regolare e che non c’è alcun strumento per pretendere o forzare le dimissioni di Villari. Continuare significa sputtanare di più l’istituzione affossandone la credibilità e sputtanarsi, se è parola quest’ultima che ha ancora un senso nei confronti della casta politica nostrana.
Intanto, sempre stamattina, il presidente della Commissione di Vigilanza della Rai ha incontrato, a Palazzo San Macuto, Marco Pannella al quale ha chiesto di sospendere lo sciopero della sete. Il leader dei Radicali ha raccolto l’invito del presidente e ha interrotto la sua protesta. Come già ricordato in altro post, dalla questione Villari si tiene alla larga il “candidato” bipartisan alla presidenza della Vigilanza, Sergio Zavoli e fa bene. Anzi considerasse chiuso il capitolo avrebbe sì la più grande considerazione dei benpensanti. “Non me la sento di parlare fino a quando non si è risolto questo problema, perché mi pare di cacciarmi dentro un grande pettegolezzo, una storia che discredita la politica. Voglio la certezza che corrisponda agli interessi del Parlamento, della democrazia e quindi del Paese”. Non agli inciuci di bassa bottega. Come è nella realtà delle cose.
L’Udc ci sarà ma, ha precisato patetico il segretario Lorenzo Cesa, “per ribadire a Villari la richiesta di immediate dimissioni. Se Villari dovesse persistere in questo atteggiamento ribadiremo la nostra richiesta anche nelle sedi istituzionali e valuteremo ulteriori iniziative”. Patetico perché il gusto di fare la voce grossa per il pubblico il politico non la perde mai, anche di fronte all’evidenza: che cioè si è trattato di una elezione regolare e che non c’è alcun strumento per pretendere o forzare le dimissioni di Villari. Continuare significa sputtanare di più l’istituzione affossandone la credibilità e sputtanarsi, se è parola quest’ultima che ha ancora un senso nei confronti della casta politica nostrana.
Intanto, sempre stamattina, il presidente della Commissione di Vigilanza della Rai ha incontrato, a Palazzo San Macuto, Marco Pannella al quale ha chiesto di sospendere lo sciopero della sete. Il leader dei Radicali ha raccolto l’invito del presidente e ha interrotto la sua protesta. Come già ricordato in altro post, dalla questione Villari si tiene alla larga il “candidato” bipartisan alla presidenza della Vigilanza, Sergio Zavoli e fa bene. Anzi considerasse chiuso il capitolo avrebbe sì la più grande considerazione dei benpensanti. “Non me la sento di parlare fino a quando non si è risolto questo problema, perché mi pare di cacciarmi dentro un grande pettegolezzo, una storia che discredita la politica. Voglio la certezza che corrisponda agli interessi del Parlamento, della democrazia e quindi del Paese”. Non agli inciuci di bassa bottega. Come è nella realtà delle cose.
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