“Il Giornale” di oggi pubblica l’intervista di Claudio Sabelli Fioretti a Riccardo Villari, titolo: «Mi sto divertendo e penso a lavorare. Anche da piccolo ero “Vinavillari”».
Pubblichiamo l’intervista che il giornalista Claudio Sabelli Fioretti ha fatto al senatore del Pd e presidente della Vigilanza Rai Riccardo Villari. Sabelli Fioretti, diventato famoso per le interviste sul Magazine del Corriere della Sera, ha pubblicato l’intervista ieri sul suo blog, www.sabellifioretti.it, annunciandola, subito dopo averla realizzata, su Facebook, dove ha fondato il gruppo «Villari fan club - gli eroi del nostro tempo non vanno lasciati soli», che conta già quasi 1200 iscritti.
Presidente, lei per noi è un mito. Abbiamo 1200 iscritti al Villari Fan Club. Non potevo che cominciare così l’intervista al presidente della Commissione di Vigilanza della Rai. E lui: «Mi fa piacere e mi diverte. È più bello avere sostenitori che detrattori».
Ma accanto a lei si sentono un sacco di cani latranti. «Questa è una storia che si presta a molte valutazioni. Ma dopo aver ascoltato tutti io mi rifugio nel mio Fan Club»
Lì ha il senso dell’umorismo? «Credo di averlo. Ma se non ce l’ho me lo faccio venire altrimenti non si resiste».
Quindi quando ha letto “Pancho Villari”... «Mi sono divertito».
E “Vinavillari”? «Quando ero ragazzino erano cose che mi dicevano. Non è la prima volta che mi chiamano “Pancho Villari” e “Vinavillari”».
Quindi le posso dire che non la trovo per niente dimesso? «Certo. Infatti sto allegro».
È il suo quarto d’ora di celebrità. «È uno spot. L’importante è saperlo. Non prendere le cose troppo sul serio».
Se tornasse indietro? «Farei qualche errore di meno. Ma complessivamente sono nel giusto».
Quali errori? «Più di uno, Ma altri hanno sbagliato più di me. Io lo ammetto, gli altri no».
Un nome? «No».
Si è abituato ad essere chiamato presidente? «Già mi chiamavano presidente».
Presidente di che? «Del Napoli Club Parlamento».
Ah bé, allora. «In questo Paese sono tutti presidenti. Un presidente non si nega a nessuno».
Hanno detto che la parola dimissioni non esiste nel vocabolario Dc. «Molti lo pensano. Ma nemmeno nel vocabolario Pd. Sentirsi chiamare poltronista da divanisti è uno spettacolo».
Ma lei aveva detto che si sarebbe dimesso. «Non commento».
Bossi aveva detto che lei aveva promesso che non si sarebbe dimesso. «Ha detto: “Sapevamo che non mi sarei dimesso”. Non è la stessa cosa. La frase va interpretata. Io avevo marcato al nostro interno una posizione che qualcuno ha interpretato in questo modo. Ma non c’era nessun accordo. Questa sollevazione da destra e da sinistra dimostra che l’accordo non c’era».
Sono tutti contro di lei... Tutti le chiedono di dimettersi... «La funzionalità delle istituzioni va garantita senza giochetti e sotterfugi e le cose non vanno fatte sotto i tavoli».
Lei ha fatto tutto sopra il tavolo... «Tutto sopra il tavolo».
Lei aveva detto che si sarebbe dimesso se si fosse trovato un altro nome che mettesse tutti d’accordo. E Zavoli è stato trovato. «L’ho detto e l’ho scritto».
E allora? «Su questo non vorrei commentare. Non è il momento».
Chi ha fatto la figura più brutta? «È una classifica che non voglio fare io».
Veltroni o Berlusconi? «No, no…»
Però mi lasci dire. Abbiamo scoperto che lei è uno sciupafemmine. «Questa è un’altra delle cose che non mi offendono ma sono vere solo parzialmente».
Ma non si offende. «Mi sono divertito perché ho scoperto un aggettivo dispregiativo: napoletano. Poi anche mastelliano».
Ancora peggio. «Mastella è un mio amico. Ma nel 2001 lui è andato via dalla Margherita ed io sono rimasto».
Ma sciupafemmine? «Non ho nulla da dire. Un gentiluomo non commenta».
Lo dice sua moglie. «Io sono un gentiluomo e non commento. Né all’andata né al ritorno».
Nella disgrazia ha ritrovato una vecchia fiamma. Barbara. «La D’Urso è un’amica d’infanzia».
Ma che amica d’infanzia. Ha detto che è stato il suo primo bacio. «Lo dice lei. Eravamo ragazzi».
Lei nega perché ha una fidanzata. «Mica è una fidanzata di allora. Allora ero con la D’Urso»
La sua fidanzata è gelosa? «No, no. Farebbe bene ad esserlo però. Ma non lo è».
Si sente fuori dal Pd? «Assolutamente no».
Sono un po’ stalinisti, non trova? «Qualche venatura l’ho avvertita. Quelli come me debbono darsi da fare perché le venature sbiadiscano».
Non è stato votato solo dal centrodestra. Ha avuto anche due voti dal centrosinistra. «C’erano 21 del centrodestra. Io ho avuto 23 voti. E una scheda bianca. È possibile che io abbia avuto 20 voti della maggioranza, tre dall’opposizione. E uno della maggioranza abbia votato bianca».
Un voto dei tre era il suo. «No, no, assolutamente no. Io ho votato sempre Orlando, nonostante non condividessi l’incapponimento».
Quindi lei ha votato contro di sé. «Non ho chiesto i voti né li ho trattati. I voti sono stati espressi democraticamente. E io devo rispettarli anche se non li ho chiesti».
Com’è il futuro? «Non lo commento».
Si dimetterà mai? «Non lo commento».
Se glielo chiede personalmente Berlusconi... «Non lo commento».
Come pensa che finirà? «Non lo so proprio come finirà. La cosa migliore da fare è lavorare».
Si sta divertendo, eh? «Il divertimento non manca. Nella vita ci sono cose molto più serie e drammatiche».
Pubblichiamo l’intervista che il giornalista Claudio Sabelli Fioretti ha fatto al senatore del Pd e presidente della Vigilanza Rai Riccardo Villari. Sabelli Fioretti, diventato famoso per le interviste sul Magazine del Corriere della Sera, ha pubblicato l’intervista ieri sul suo blog, www.sabellifioretti.it, annunciandola, subito dopo averla realizzata, su Facebook, dove ha fondato il gruppo «Villari fan club - gli eroi del nostro tempo non vanno lasciati soli», che conta già quasi 1200 iscritti.
Presidente, lei per noi è un mito. Abbiamo 1200 iscritti al Villari Fan Club. Non potevo che cominciare così l’intervista al presidente della Commissione di Vigilanza della Rai. E lui: «Mi fa piacere e mi diverte. È più bello avere sostenitori che detrattori».
Ma accanto a lei si sentono un sacco di cani latranti. «Questa è una storia che si presta a molte valutazioni. Ma dopo aver ascoltato tutti io mi rifugio nel mio Fan Club»
Lì ha il senso dell’umorismo? «Credo di averlo. Ma se non ce l’ho me lo faccio venire altrimenti non si resiste».
Quindi quando ha letto “Pancho Villari”... «Mi sono divertito».
E “Vinavillari”? «Quando ero ragazzino erano cose che mi dicevano. Non è la prima volta che mi chiamano “Pancho Villari” e “Vinavillari”».
Quindi le posso dire che non la trovo per niente dimesso? «Certo. Infatti sto allegro».
È il suo quarto d’ora di celebrità. «È uno spot. L’importante è saperlo. Non prendere le cose troppo sul serio».
Se tornasse indietro? «Farei qualche errore di meno. Ma complessivamente sono nel giusto».
Quali errori? «Più di uno, Ma altri hanno sbagliato più di me. Io lo ammetto, gli altri no».
Un nome? «No».
Si è abituato ad essere chiamato presidente? «Già mi chiamavano presidente».
Presidente di che? «Del Napoli Club Parlamento».
Ah bé, allora. «In questo Paese sono tutti presidenti. Un presidente non si nega a nessuno».
Hanno detto che la parola dimissioni non esiste nel vocabolario Dc. «Molti lo pensano. Ma nemmeno nel vocabolario Pd. Sentirsi chiamare poltronista da divanisti è uno spettacolo».
Ma lei aveva detto che si sarebbe dimesso. «Non commento».
Bossi aveva detto che lei aveva promesso che non si sarebbe dimesso. «Ha detto: “Sapevamo che non mi sarei dimesso”. Non è la stessa cosa. La frase va interpretata. Io avevo marcato al nostro interno una posizione che qualcuno ha interpretato in questo modo. Ma non c’era nessun accordo. Questa sollevazione da destra e da sinistra dimostra che l’accordo non c’era».
Sono tutti contro di lei... Tutti le chiedono di dimettersi... «La funzionalità delle istituzioni va garantita senza giochetti e sotterfugi e le cose non vanno fatte sotto i tavoli».
Lei ha fatto tutto sopra il tavolo... «Tutto sopra il tavolo».
Lei aveva detto che si sarebbe dimesso se si fosse trovato un altro nome che mettesse tutti d’accordo. E Zavoli è stato trovato. «L’ho detto e l’ho scritto».
E allora? «Su questo non vorrei commentare. Non è il momento».
Chi ha fatto la figura più brutta? «È una classifica che non voglio fare io».
Veltroni o Berlusconi? «No, no…»
Però mi lasci dire. Abbiamo scoperto che lei è uno sciupafemmine. «Questa è un’altra delle cose che non mi offendono ma sono vere solo parzialmente».
Ma non si offende. «Mi sono divertito perché ho scoperto un aggettivo dispregiativo: napoletano. Poi anche mastelliano».
Ancora peggio. «Mastella è un mio amico. Ma nel 2001 lui è andato via dalla Margherita ed io sono rimasto».
Ma sciupafemmine? «Non ho nulla da dire. Un gentiluomo non commenta».
Lo dice sua moglie. «Io sono un gentiluomo e non commento. Né all’andata né al ritorno».
Nella disgrazia ha ritrovato una vecchia fiamma. Barbara. «La D’Urso è un’amica d’infanzia».
Ma che amica d’infanzia. Ha detto che è stato il suo primo bacio. «Lo dice lei. Eravamo ragazzi».
Lei nega perché ha una fidanzata. «Mica è una fidanzata di allora. Allora ero con la D’Urso»
La sua fidanzata è gelosa? «No, no. Farebbe bene ad esserlo però. Ma non lo è».
Si sente fuori dal Pd? «Assolutamente no».
Sono un po’ stalinisti, non trova? «Qualche venatura l’ho avvertita. Quelli come me debbono darsi da fare perché le venature sbiadiscano».
Non è stato votato solo dal centrodestra. Ha avuto anche due voti dal centrosinistra. «C’erano 21 del centrodestra. Io ho avuto 23 voti. E una scheda bianca. È possibile che io abbia avuto 20 voti della maggioranza, tre dall’opposizione. E uno della maggioranza abbia votato bianca».
Un voto dei tre era il suo. «No, no, assolutamente no. Io ho votato sempre Orlando, nonostante non condividessi l’incapponimento».
Quindi lei ha votato contro di sé. «Non ho chiesto i voti né li ho trattati. I voti sono stati espressi democraticamente. E io devo rispettarli anche se non li ho chiesti».
Com’è il futuro? «Non lo commento».
Si dimetterà mai? «Non lo commento».
Se glielo chiede personalmente Berlusconi... «Non lo commento».
Come pensa che finirà? «Non lo so proprio come finirà. La cosa migliore da fare è lavorare».
Si sta divertendo, eh? «Il divertimento non manca. Nella vita ci sono cose molto più serie e drammatiche».
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