Sui giornali di stamani, due argomenti tengono banco: lo scioglimento di Forza Italia ed il caso Vigilanza Rai. Comincerò da quest’ultimo con un articolo di Gino Cavallo su “Il Mattino”, titolo «Ma non tocca al Pdl risolvere l’errore dl Walter». L’articolo è una intervista a Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera.
Guai a sottovalutare gli ex democristiani, a darli per spacciati. Ne sanno qualcosa a Palazzo San Macuto, sede degli uffici della Commissione di Vigilanza, dove Riccardo Villari ad abbandonare la poltrona di presidente dell’organismo di controllo sulla Rai mostra di non pensarci più di tanto. E lo sa bene un altro ex, socialista in questo caso, come Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl a Montecitorio che respinge al mittente i diffusi rumors di un Villari «figlio» di un’operazione di «intelligenza col nemico» (o almeno di una sua componente) portata avanti dal centro destra. Il Pdl non toglierà le castagne dal fuoco al Pd di Veltroni, è «pronto a votare per Zavoli, ma non tocca a noi risolvere il problema».
Ma non le sembra che questa storia sia durata davvero troppo? «Certo che è durata troppo. Ma il guaio l’hanno combinato loro, la responsabilità è tutta del Pd perché il nome di Sergio Zavoli poteva, anzi doveva esser proposto quando noi abbiamo ritirato la candidatura di Pecorella alla Corte Costituzionale. Era impensabile che noi si rinunciasse a Pecorella senza che loro facessero lo stesso con Orlando. Quello del Pd è stato un classico esempio di accanimento terapeutico».
Intanto Villari l’avete eletto voi. «I1 nostro comportamento è stato trasparente. La verità è che Veltroni ha incassato una sconfitta cocente, visto che per Villari c’è stato anche il voto di un settore del Partito democratico. E solo per questo sono stati costretti a puntare su Zavoli. Peraltro nel modo peggiore nei confronti di Villari, invece della moral suasion richiami arroganti in stile Terza Internazionale».
Diciamocelo, e il suo commento polemico all’intervento di Fini di ieri lo conferma, andare avanti con Villari in fondo non vi sarebbe dispiaciuto. «Non c’era nessuna polemica nei confronti di Fini, ma solo l’annotazione che svolgiamo ruoli diversi. Il presidente della Camera, visto il suo ruolo istituzionale, guarda le cose dall’alto. Noi stiamo invece sul campo di battaglia».
Insisto, ma davvero Villari non aveva chance? «Inutile provare a ributtare la palla nel nostro campo, quando è in quello dell’opposizione che si trova. La quale opposizione in effetti aveva davanti due strade, una delle quali, percorribile, era appunto di fare i conti con Villari che, fino a prova contraria, è un loro autorevole esponente».
Guai a sottovalutare gli ex democristiani, a darli per spacciati. Ne sanno qualcosa a Palazzo San Macuto, sede degli uffici della Commissione di Vigilanza, dove Riccardo Villari ad abbandonare la poltrona di presidente dell’organismo di controllo sulla Rai mostra di non pensarci più di tanto. E lo sa bene un altro ex, socialista in questo caso, come Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl a Montecitorio che respinge al mittente i diffusi rumors di un Villari «figlio» di un’operazione di «intelligenza col nemico» (o almeno di una sua componente) portata avanti dal centro destra. Il Pdl non toglierà le castagne dal fuoco al Pd di Veltroni, è «pronto a votare per Zavoli, ma non tocca a noi risolvere il problema».
Ma non le sembra che questa storia sia durata davvero troppo? «Certo che è durata troppo. Ma il guaio l’hanno combinato loro, la responsabilità è tutta del Pd perché il nome di Sergio Zavoli poteva, anzi doveva esser proposto quando noi abbiamo ritirato la candidatura di Pecorella alla Corte Costituzionale. Era impensabile che noi si rinunciasse a Pecorella senza che loro facessero lo stesso con Orlando. Quello del Pd è stato un classico esempio di accanimento terapeutico».
Intanto Villari l’avete eletto voi. «I1 nostro comportamento è stato trasparente. La verità è che Veltroni ha incassato una sconfitta cocente, visto che per Villari c’è stato anche il voto di un settore del Partito democratico. E solo per questo sono stati costretti a puntare su Zavoli. Peraltro nel modo peggiore nei confronti di Villari, invece della moral suasion richiami arroganti in stile Terza Internazionale».
Diciamocelo, e il suo commento polemico all’intervento di Fini di ieri lo conferma, andare avanti con Villari in fondo non vi sarebbe dispiaciuto. «Non c’era nessuna polemica nei confronti di Fini, ma solo l’annotazione che svolgiamo ruoli diversi. Il presidente della Camera, visto il suo ruolo istituzionale, guarda le cose dall’alto. Noi stiamo invece sul campo di battaglia».
Insisto, ma davvero Villari non aveva chance? «Inutile provare a ributtare la palla nel nostro campo, quando è in quello dell’opposizione che si trova. La quale opposizione in effetti aveva davanti due strade, una delle quali, percorribile, era appunto di fare i conti con Villari che, fino a prova contraria, è un loro autorevole esponente».
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