venerdì 28 novembre 2008

Il dibattito alla Camera sui fatti di Mumbai [1]

Di seguito gli interventi di Marco Zacchera e Piero Fassino.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, nell'immediatezza dei fatti e dopo le parole del sottosegretario, penso che, prima di fare considerazioni politiche, bisogna seriamente essere vicini ai caduti e alle famiglie e ai loro congiunti, in particolare alla famiglia De Lorenzo, nell'angosciata speranza di avere la settimana ventura dal Governo notizie più positive sui sette italiani ancora nelle mani dei terroristi.
È difficile aggiungere altre parole, quando avvengono questi fatti, sebbene il nostro ruolo qui ci imponga di assumere anche delle prese di posizione di carattere politico.
Prima di venire al dettaglio, faccio presente e collego la notizia dell'attentato di oggi a quanto abbiamo letto ieri sui giornali, cioè che l'FBI ha annunciato la possibilità di attentati terroristici a New York proprio durante le vacanze di Natale.
Augurandoci, ovviamente, che non avvengano e che, in ogni caso, vengano sventati prima, sottolineo che, allora, c'è una continuità. Sgombriamo subito le nuvole davanti a certe frasi che sono state dette anche nei mesi scorsi: non è una montatura di Bush, evidentemente, o di qualche suo amico o di qualche altro governante occidentale; questa è una guerra globale.
Troppe volte siamo abituati dal numero crudo delle cifre a dimenticarcelo: una parte di islamici estremisti, che non hanno nulla a che vedere con centinaia di milioni di islamici, porta avanti una guerra che non è più solo all'Occidente, ma a tutto il mondo occidentale e a tutto il mondo normale.
Tra l'altro, sono stato qualche tempo fa proprio in quell'albergo. Mumbai è la porta dell'Occidente, gateway of India. È veramente la città dove si respira un'atmosfera multiculturale e multireligiosa.
Ricordo la bellissima scena del film su Gandhi, quando Gandhi dice, su una delle spiagge di quello Stato: il mio insegnante indù mi faceva passare ogni giorno da una lettura del Corano ad un brano del Vangelo, ad una preghiera indù. Questa è tolleranza! Purtroppo, l'India sta diventando non più così. Il sottosegretario ha ricordato quelle che sono state in questi anni, in questi tempi recenti le vittime del terrorismo: oltre 600 persone sono morte in India negli ultimi mesi per atti di terrorismo, con un progressivo aumento di livello del terrore, sia da parte islamica sia da parte indù, non dobbiamo dimenticarlo. 57 cristiani sono stati uccisi in India negli ultimi quattro mesi, 18 mila persone ferite, 50 mila senzatetto, 300 villaggi attaccati, 149 moschee distrutte; e non ci sono nell'area importanti comunità ebree, perché, altrimenti, penso che sarebbe andata anche peggio. Eppure, ricordo l'India come una nazione con città, per esempio Mumbai, dove sono celebrati i più diversi riti religiosi. La religione non è contro l'uomo; sono solo i pazzi che trasferiscono la religione contro l'uomo. Dobbiamo dare una risposta complessiva: dobbiamo renderci conto di questo, senza fare demagogia né nel senso di una criminalizzazione né in quello, come sovente vedo commentare simili avvenimenti dalle nostre parti, di cancellazione dei fatti. Purtroppo, tra centinaia di migliaia di islamici che arrivano ci possono essere anche dei terroristi, e basta un solo terrorista per fare cose come quelle che sono accadute a Mumbai ieri sera; e in questo caso invece abbiamo visto una cosa più molto più organizzata, e che assolutamente mi preoccupa di più.
Concludendo, penso che non dobbiamo oggi alzare il livello della polemica con nessuno, ma renderci conto che sempre di più la nostra vita è minacciata da questi fatti. I Paesi che ritengono di non andare avanti nella spirale della violenza devono però essere forti, per cercare di chiudere ogni spazio al terrorismo, imporre dei controlli internazionali forti, non abbassare la guardia, non chiudersi in se stessi, ma unirsi nella lotta contro il terrorismo, per la quale vanno spesi anche dei soldi, perché sono destinati alla sicurezza di tutti.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARCO ZACCHERA. E ricordiamoci anche che vi sono persone che dicono queste cose da tanti anni: è però facile, come oggi, dover ricordare i morti, ma quando non si è fatto magari di tutto, anche da parte di alcuni governanti indiani o occidentali, purtroppo, quello che sommessamente resta è solo il ricordo delle vittime.,Con l'augurio, e concludo, che gli italiani vengano presto liberati, esprimo vicinanza alla famiglia De Lorenzo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, ringrazio naturalmente il Governo per la tempestività dell'informazione. Credo che, in primo luogo, tutti sentiamo il dovere di esprimere vicinanza, solidarietà, amicizia in primo luogo alla famiglia della vittima, alla famiglia De Lorenzo, così come solidarietà e vicinanza a coloro che ancora sono in una condizione di ostaggio, e naturalmente solidarietà, vicinanza e amicizia all'India, al suo Governo, alle sue istituzioni, al suo popolo.
Chiunque di fronte ad un attentato di queste dimensioni, con queste terribili conseguenze su tante persone inermi non può che provare un sentimento di sgomento, di angoscia e anche di impotenza: si tratta di un terrorismo che, come ormai abbiamo visto in questi anni, punta ogni volta all'effetto più devastante. Abbiamo conosciuto in Italia, in altri anni, la drammatica stagione del terrorismo, ma di un terrorismo che agiva secondo la strategia opposta a quella che abbiamo visto in questi anni. Il terrorismo che abbiamo conosciuto in Italia e in altri Paesi europei era un terrorismo che sceglieva delle vittime che avevano un valore simbolico e le colpiva addirittura con l'obiettivo di isolarle dalla società: il carabiniere, il poliziotto, il dirigente di impresa, l'avvocato, il sindacalista. Il terrorismo internazionale degli ultimi anni ha una strategia ancora più devastante, se così si può dire, perché ha scelto la strategia opposta, che è quella non di puntare alla vittima mirata, ma di produrre un'azione terroristica in modo indifferenziato, in ragione tale che ognuno si senta potenzialmente possibile vittima, e quindi l'effetto di paura, di intimidazione, di terrore sia anche più grande.
Quando si colpiscono sette alberghi contemporaneamente e si produce appunto un attentato che porta a 120 vittime più tutti i feriti con quella potenza devastatrice che queste cifre terribili e feroci ci dicono, si può ben comprendere qual è l'intento di intimidazione drammatica e di terrore che chi ha pensato questi attentati persegue.
Proprio per questo, penso che lo sgomento e l'angoscia non possano, però, tradursi in rassegnazione o in passività; al contrario, direi che quanto più gli attentati diventano devastanti, tanto più dobbiamo essere consapevoli della necessità di mettere in campo una reazione adeguata, perché difendere la vita, difendere la convivenza civile, difendere la possibilità per ogni persona di guardare alla vita quotidiana propria e della propria famiglia senza paura, senza angoscia e senza ansia è la condizione prima per garantire al mondo quelle fondamentali condizioni di convivenza, di libertà e di tolleranza che sono necessarie affinché ogni nazione ed ogni comunità possano affrontare adeguatamente i propri problemi e governare meglio il proprio destino.
Non c'è dubbio che questo attentato è tanto più grave perché avviene in un grande Paese che è simbolo - ne abbiamo parlato prima - di quella globalizzazione economica, sociale, culturale e politica che rende il mondo sempre più interdipendente.
E, probabilmente, negli intenti di coloro che hanno pensato questi attentati così devastanti vi era anche, in qualche modo, l'idea che, uccidendo, si possa contestare, frenare, arrestare un processo quale è quello della globalizzazione che, puntando sempre di più a rendere interdipendente il mondo, supera barriere, abbatte muri, determina quella reciproca contaminazione culturale, religiosa e identitaria che è necessaria perché il mondo della globalizzazione sia un mondo fondato sulla tolleranza e non sul fanatismo e sull'integralismo.
PRESIDENTE. Onorevole Fassino, la invito a concludere.
PIERO FASSINO. Anche per questo abbiamo il dovere, penso, di reagire e di reagire adeguatamente, così come non sfugge a nessuno - e concludo - che questo attentato colpisce un Paese che si colloca in un'area interessata da altri grandi focolai di instabilità e di insicurezza quali sono il Pakistan, l'Afghanistan e l'area che si estende attorno al Golfo Persico con tutto ciò che in termini di incertezza, di insicurezza, di instabilità e di rischi quell'area vive ogni giorno.
Anche per questo penso che dobbiamo essere sollecitati non solo ad un'iniziativa della comunità internazionale adeguata nella lotta al terrorismo, ma a perseguire anche, in quell'area, una soluzione a quei conflitti che possa ridurre il livello di tensione dentro cui l'azione terroristica può nuotare come il pesce nuota nell'acqua.
Per tali ragioni, ovviamente chiediamo al Governo di agire in tutte le sedi e sosterremo ogni iniziativa che il nostro Governo assumerà sia in sede di G8, sia in sede NATO, sia nelle altre sedi internazionali, volta a rafforzare l'iniziativa nei confronti del terrorismo, così come sosterremo ogni iniziativa che renda chiara ed esplicita la solidarietà ed il sostegno del nostro Paese all'India, colpita in questo momento da un lutto così drammatico.
Va da sé che fa parte di questa sollecitazione e del nostro sostegno all'azione del Governo anche la richiesta che coloro che sono stati vittime di questi attentati non siano lasciati soli ma sentano il sostegno, l'appoggio e la solidarietà dell'intero nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

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