“«Faccio l’avvocato di Latorre per salvarlo dall’Inquisizione». Il presidente emerito: «Macché collaborazionista, ha dato solo un suggerimento. Pd e Pdl non sono mica in guerra», è un’intervista al presidente emerito Francesco Cossiga pubblicata oggi su “Il Giornale” da Roberto Scafuri.
(Ambiente raccolto, forse troppo. Struttura di tipo newyorchese in via di ristrutturazione. Evidente sullo sfondo l’installazione di un letto abbronzante a raggi BoW, ultimo ritrovato di tecnologia democratica. Il Tribunale è allestito in questo Loft nei pressi del Circo Massimo, spiazzo per «panem et circenses» e corse di bighe prive di regole. Data da definirsi, ma imminente. Lo scenario fantastico, i virgolettati autentici).
Cancelliere (corpulento, già allievo di importante procacciatore di voti, e per questo soprannominato lo Squalino): Compagni in piedi, amici in ginocchio, ecco la Corte! Imputato Nicola Latorre, alzatevi! Avvocato d’ufficio, il presidente emerito Francesco Cossiga: «Signora presidente Bindi, egregi signori giudici a latere Stefano Ceccanti e Franco Monaco, essendo iscritto all’ordine degli avvocati di Roma con patrocinio per le giurisdizioni superiori, chiedo di assumere la difesa del qui presente…»
Avvocato del diavolo: «Un momento, presidente Cossiga. Sicuro che il collegio sia legalmente costituito?».
«Riconosco il Tribunale del Popolo, costituito per decreto dal Conducator Uòlter Veltroni. Se il leader medio Veltroni ritiene che un giudizio sereno sul frazionista Latorre possa essere emesso con più facilità da tre cattolici democratici quali Bindi, Ceccanti e Monaco, già muniti del Manuale dell’Inquisizione, lo sono anch’io».
Avvocato, non sarà un po’ troppo di parte e inquisitorio, questo giudizio? «Ma si tratta pur sempre di cattolici democratici in attesa che venga costituito il nuovo culto cattolico-obamiano... Ritengo che abbiano le carte in regola, che siano diventati tutti cattolici adulti desiderosi di far dimenticare il proprio passato papalino, come il Pm Giorgio Tonini, già membro eletto della Fuci».
Allora proceda pure. «Premetto che non sarà facile, peccato non possa avvalermi della collaborazione del prematuramente scomparso compagno Pajetta…».
I fatti sono noti. L’imputato senatore Latorre ha passato un pizzino in tivù all’onorevole Bocchino. «Mi chiedo quale sia l’ambito giuridico di riferimento. Proverei con il diritto internazionale pubblico in tempo di guerra, visto che in sostanza l’accusa pare essere di collaborazionismo con il nemico».
Bocchino, un nemico del Pd. «Ma per supporre questo collaborazionismo dovremmo supporre che esista uno stato di guerra non dichiarata e latente tra il Pd e il Pdl, in barba a tutti gli appelli al dialogo e alla pacatezza rivolti dal Capo dello Stato».
Supponiamo che essa ci sia. «In questo caso, per analogia, potremmo ricordare il caso di quell’aristocratico irlandese che, durante la Prima guerra mondiale, ritenendo di essere ancora fedele a re Giorgio V, cercava di aiutare i tedeschi a sbarcare nelle Isole, così da aiutare la causa dell’indipendenza...».
Bene, e come andò a finire? «Che fu impiccato».
Allora il caso è irrecuperabile. «Eh, no. Perché in quel caso esisteva una guerra civile già manifesta tra inglesi e irlandesi... Quindi dovremmo supporre che anche nel Pd...».
... Esista una guerra civile tra veltroniani e dalemiani... «Ma anche questa non dichiarata, dunque soltanto un’ipotesi di guerra civile, a detta dei protagonisti. Una guerra civile che non farà deflagrare il Pd».
E perché mai? «Essendo Massimo D’Alema stato un vero comunista, a differenza dell’obamian-veltroniano Veltroni, egli è rigidamente attaccato all’idea etica della politica, alla politica come religione. Una lotta fra il Bene e il Male. Si può dunque supporre che per il Nostro il frazionismo sia un Male ancora più grave dell’eresia...».
Ma questo che c’entra? «Se ne può dedurre che il povero Latorre sia stato indotto in errore, credendo a una guerra civile non ancora esistente. Dunque il suo collaborazionismo, in fin dei conti, si riduce a un dialogo con il nemico, a un semplice suggerimento... Allora il titolo di reato è del tutto erroneo, perché dovrebbe semmai essere rubricato come “istigazione alla guerra civile”».
La confusione ormai regna sovrana. «Sì, perché siamo come nel passaggio tra il cristianesimo giudaico e quello universale, tra Pietro e Paolo. Qui passiamo dalla confessione postcomunista a quella obamiana... Perciò Uòlter va capito, così come i suoi giudici cattolici adulti».
Che pasticcio, e intanto quel Villari coimputato... «Villari sta fermo, aspettando di capire da che parte stare, da che parte cadrà il confine. Però, votando in commissione Vigilanza sotto la sua presidenza, osservo che il Pd ha legalizzato la posizione di Villari: se non si dimetterà avrà torto politicamente, istituzionalmente forse no. Anche se comunque con le regole della Prima Repubblica sarebbe già stato espulso...».
E per Latorre cosa chiede? «Mi rimetto alla clemenza della corte. Ma che almeno non venga squartato secondo il rito di Santa rosybindiana Inquisizione».
(Ambiente raccolto, forse troppo. Struttura di tipo newyorchese in via di ristrutturazione. Evidente sullo sfondo l’installazione di un letto abbronzante a raggi BoW, ultimo ritrovato di tecnologia democratica. Il Tribunale è allestito in questo Loft nei pressi del Circo Massimo, spiazzo per «panem et circenses» e corse di bighe prive di regole. Data da definirsi, ma imminente. Lo scenario fantastico, i virgolettati autentici).
Cancelliere (corpulento, già allievo di importante procacciatore di voti, e per questo soprannominato lo Squalino): Compagni in piedi, amici in ginocchio, ecco la Corte! Imputato Nicola Latorre, alzatevi! Avvocato d’ufficio, il presidente emerito Francesco Cossiga: «Signora presidente Bindi, egregi signori giudici a latere Stefano Ceccanti e Franco Monaco, essendo iscritto all’ordine degli avvocati di Roma con patrocinio per le giurisdizioni superiori, chiedo di assumere la difesa del qui presente…»
Avvocato del diavolo: «Un momento, presidente Cossiga. Sicuro che il collegio sia legalmente costituito?».
«Riconosco il Tribunale del Popolo, costituito per decreto dal Conducator Uòlter Veltroni. Se il leader medio Veltroni ritiene che un giudizio sereno sul frazionista Latorre possa essere emesso con più facilità da tre cattolici democratici quali Bindi, Ceccanti e Monaco, già muniti del Manuale dell’Inquisizione, lo sono anch’io».
Avvocato, non sarà un po’ troppo di parte e inquisitorio, questo giudizio? «Ma si tratta pur sempre di cattolici democratici in attesa che venga costituito il nuovo culto cattolico-obamiano... Ritengo che abbiano le carte in regola, che siano diventati tutti cattolici adulti desiderosi di far dimenticare il proprio passato papalino, come il Pm Giorgio Tonini, già membro eletto della Fuci».
Allora proceda pure. «Premetto che non sarà facile, peccato non possa avvalermi della collaborazione del prematuramente scomparso compagno Pajetta…».
I fatti sono noti. L’imputato senatore Latorre ha passato un pizzino in tivù all’onorevole Bocchino. «Mi chiedo quale sia l’ambito giuridico di riferimento. Proverei con il diritto internazionale pubblico in tempo di guerra, visto che in sostanza l’accusa pare essere di collaborazionismo con il nemico».
Bocchino, un nemico del Pd. «Ma per supporre questo collaborazionismo dovremmo supporre che esista uno stato di guerra non dichiarata e latente tra il Pd e il Pdl, in barba a tutti gli appelli al dialogo e alla pacatezza rivolti dal Capo dello Stato».
Supponiamo che essa ci sia. «In questo caso, per analogia, potremmo ricordare il caso di quell’aristocratico irlandese che, durante la Prima guerra mondiale, ritenendo di essere ancora fedele a re Giorgio V, cercava di aiutare i tedeschi a sbarcare nelle Isole, così da aiutare la causa dell’indipendenza...».
Bene, e come andò a finire? «Che fu impiccato».
Allora il caso è irrecuperabile. «Eh, no. Perché in quel caso esisteva una guerra civile già manifesta tra inglesi e irlandesi... Quindi dovremmo supporre che anche nel Pd...».
... Esista una guerra civile tra veltroniani e dalemiani... «Ma anche questa non dichiarata, dunque soltanto un’ipotesi di guerra civile, a detta dei protagonisti. Una guerra civile che non farà deflagrare il Pd».
E perché mai? «Essendo Massimo D’Alema stato un vero comunista, a differenza dell’obamian-veltroniano Veltroni, egli è rigidamente attaccato all’idea etica della politica, alla politica come religione. Una lotta fra il Bene e il Male. Si può dunque supporre che per il Nostro il frazionismo sia un Male ancora più grave dell’eresia...».
Ma questo che c’entra? «Se ne può dedurre che il povero Latorre sia stato indotto in errore, credendo a una guerra civile non ancora esistente. Dunque il suo collaborazionismo, in fin dei conti, si riduce a un dialogo con il nemico, a un semplice suggerimento... Allora il titolo di reato è del tutto erroneo, perché dovrebbe semmai essere rubricato come “istigazione alla guerra civile”».
La confusione ormai regna sovrana. «Sì, perché siamo come nel passaggio tra il cristianesimo giudaico e quello universale, tra Pietro e Paolo. Qui passiamo dalla confessione postcomunista a quella obamiana... Perciò Uòlter va capito, così come i suoi giudici cattolici adulti».
Che pasticcio, e intanto quel Villari coimputato... «Villari sta fermo, aspettando di capire da che parte stare, da che parte cadrà il confine. Però, votando in commissione Vigilanza sotto la sua presidenza, osservo che il Pd ha legalizzato la posizione di Villari: se non si dimetterà avrà torto politicamente, istituzionalmente forse no. Anche se comunque con le regole della Prima Repubblica sarebbe già stato espulso...».
E per Latorre cosa chiede? «Mi rimetto alla clemenza della corte. Ma che almeno non venga squartato secondo il rito di Santa rosybindiana Inquisizione».
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