mercoledì 26 novembre 2008

Sempre più caldo il dibattito interno al Pd di Veltroni

Ieri Beppe Fioroni, coordinatore dell’organizzazione del Pd, in un’intervista a “La Repubblica” aveva detto basta alle liti interne ad un partito, una forza politica che “nata per superare lo steccato che divideva laici e cattolici non può non archiviare i vecchi duelli personali”. E aveva aggiunto
“Purtroppo nell’asse ereditario si trascinano sempre liti e contrasti del passato. Ma la sfida tra D’Alema e Veltroni, e a cascata tra dalemiani e veltroniani, sta diventando un’ossessione”. Fioroni spiegava che le contrapposizioni portano ad esasperazioni come “dividere il mondo in chi è con me e chi è contro di me”, una “gabbia che cancella i meriti dei problemi e riduce tutto agli opportunismi del momento”.
Quanto alla collocazione europea del partito, Fioroni dichiarava: “Condivido una soluzione di tipo federativo tra il gruppo dei democratici e quello del Pse. Ma mi rifiuto di credere che il nuovo sia portare il Pd nell'internazionale socialista”. E sottolineava che il congresso anticipato “diventa inevitabile'' solo se si mettesse in discussione “la piattaforma su cui abbiamo eletto Veltroni alle primarie”.
Anche Rosy Bindi criticava ieri, in un’intervista al “Quotidiano nazionale”, sia Walter Veltroni sia Massimo D’Alema: “Non possiamo farci dilaniare da una gestione poco trasparente da una parte e percorsi paralleli dall’altra”. Critiche anche a Francesco Rutelli: “Penso al problema dell’adesione al Pse. Io non ho chiesto a Fassino di diventare cattolico democratico e lui non può chiedere a me di diventare socialdemocratica. Ma da questo a dire, come ha fatto Rutelli, “o così o usciamo dal partito, c’è una bella differenza”.
E ancora un po’ per tutti, Bindi: “Sono molto critica con la gestione chiusa e tutta in difesa della maggioranza, ma lo sono altrettanto con chi gli antepone un partito nel partito. È normale che in questo partito ci siano due televisioni e tre giornali?”, chiedeva la Bindi aggiungendo a Europa e Unità “il Riformista che sembra nato solo per parlare del Pd e non si può dire che non esprima una linea”.
Quanto a Veltroni per la Bindi “dovrebbe rivedere molto della sua politica anche lui. Non si può venire a sapere dai giornali di 80 incarichi nel governo ombra e non si può far eleggere il segretario del Lazio a maggioranza semplice in un partito nato dalle primarie. C’è una tentazione permanente di normalizzazione”.
Oggi con un’intervista a “Il Messaggero” interviene anche Franco Marini: “Dalla mia posizione di «riservista» posso rivolgermi a tutti i dirigenti del Pd: attenti, così rischiamo di distruggere quanto di buono abbiamo costruito”. Il congresso “sanno tutti dal primo giorno che non si può fare prima dell’autunno 2009. Non c’è una platea definita di iscritti. E poi sarebbe un suicidio concentrarsi su questioni interne mentre il Paese è alle prese con una crisi gravissima. E ora Veltroni e D’Alema devono impegnarsi per chiudere questa pagina. O il partito fa un salto di qualità o rischia di precipitare. Certe critiche a Veltroni mi sembrano dettate più dall’animosità che dalla razionalità politica. È il segretario, è stato legittimato dalle primarie, indebolirlo è autolesionistico. A fine 2009 ci sarà la verifica. Lì discuteremo di tutto, della linea e degli assetti interni. Questo però è il tempo delle critiche costruttive. Anch’io ho contestato il partito leggero, il partito frou frou, ma il mio intento era migliorare, correggere. E penso di aver ottenuto qualche risultato”.
Marini nell’intervista affronta anche altre questioni che attraversano il Pd, come la questione della presidenza della Vigilanza che Riccardo Villari non vuole lasciare: “non si lamenti dell’espulsione. Se uno va a giocare a bocce con gli scarponi, è ovvio che la bocciofila lo caccia fuori”. E sulla collocazione del partito in Europa: “Il Pd non può entrare nel Pse. Deve marcare la sua originalità per favorire anche in Europa la nascita di un nuovo rassemblament di riformisti”.
Intanto in Sardegna il presidente della Regione, Renato Soru la scorsa notte ha consegnato formalmente la lettera di dimissioni al presidente del consiglio regionale, Giacomo Spissu. Dimissioni che Soru potrebbe ritirare “se si ricompatterà la maggioranza per poter far approvare due provvedimenti importanti per l'Isola, come la legge Urbanistica e la legge Finanziaria”.
Secondo quando stabilisce lo statuto sardo Soru avrà un mese di tempo per poterle ritirare. In caso contrario si andrà alle urne a febbraio. Dall’ufficio di presidenza della Regione hanno fatto sapere alle agenzie che “Il presidente Soru in questi giorni aveva più volte sottolineato quanto fosse importante approvare in modo compatto la legge Urbanistica ma così non è stato. Comunque vadano le cose il governatore si ripresenterà alle prossime elezioni”.
Il segretario del Pd Walter Veltroni si è precipitato a telefonare stamattina a Renato Soru. Secondo un comunicato Veltroni ha espresso la propria vicinanza e solidarietà, e quella del gruppo dirigente del Pd nazionale, al governatore della Sardegna, assicurando l’impegno pieno e comune del Pd perché l’esperienza di governo della Sardegna che in questi anni ha prodotto risultati importanti non si interrompa. Il Pd lavorerà da subito per ricreare le condizioni politiche necessarie a riprendere il lavoro della giunta presieduta da Renato Soru guardando innanzitutto all’interesse della Sardegna.

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