martedì 25 novembre 2008

Napolitano sul caso Englaro

Quella che segue è la lettera sul caso di Eluana Englaro, inviata dal Presidente Napolitano al Presidente del "Movimento per la Vita italiano", Carlo Casini, il quale oggi la ha resa pubblica.

"Caro onorevole Carlo Casini,
Ho letto con intensa partecipazione emotiva l’appello che, nella sua qualità di Presidente del “Movimento per la Vita italiano”, ha voluto rivolgermi perché faccia valere la mia “autorità per salvare la vita di Eluana Englaro”.
Lei ha mostrato di ben sapere che il dettato e lo spirito della Costituzione non mi attribuiscono poteri di intervento sui provvedimenti che sono espressione della funzione giurisdizionale. Il suo esercizio è riservato in via esclusiva alla magistratura e - come ha rilevato la Corte costituzionale nella ordinanza recentemente emessa in relazione alla triste vicenda umana di Eluana - i giudici non hanno utilizzato i loro provvedimenti “come meri schermi formali per esercitare, invece, funzioni di produzione normativa o per menomare l’esercizio del potere legislativo da parte del Parlamento”.
Ho detto, in una occasione altrettanto triste, che tra le mie responsabilità vi è però quella di ascoltare con la più grande attenzione quanti esprimono sentimenti e pongono problemi che riguardano, come anche ora accade, situazioni e temi di particolare complessità etica e giuridica sui quali diverse sono le opinioni e le sensibilità degli esponenti politici, degli studiosi e dei cittadini tutti.
Rispondendo a una lettera inviata da Piergiorgio Welby, precisai che, nel loro tragico carico di sofferenza, tali situazioni e temi impongono una non frettolosa riflessione e possono “determinare un confronto sensibile e approfondito, qualunque possa essere in definitiva la conclusione approvata dai più”. Auspicai allora un confronto reale perché “il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l’elusione di ogni responsabile chiarimento”.
Ribadisco oggi questo mio convincimento registrando il formarsi di un sempre più ampio consenso in ordine alla necessità di adottare una specifica normativa sulla materia che - come ha auspicato anche la Corte costituzionale nella ordinanza che ho citato - sia “fondata su adeguati punti di equilibrio tra i fondamentali beni costituzionali coinvolti”. E a questa necessità si congiunge ovviamente quella del massimo sforzo di convergenza, in Parlamento, tra i diversi modi di vedere l’intervento legislativo fattosi ormai indispensabile e non più procrastinabile".

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