sabato 29 novembre 2008

Il non-dittatore Silvio riapre a Walter

La mia piccola rassegna stampa di oggi si apre con questo articolo di Salvatore Dama su “Libero”: “I piani di Berlusconi. Silvio chiama Walter «Proviamo a parlare». Il Cavaliere: non sono un dittatore, basta propaganda”.

Va via. Lascia ai suoi ministri lo spazio per spiegare il pacchetto di misure anti-crisi («Non sono un dittatore», ironizza ma neanche tanto). Poi due giri d’orologio e Silvio Berlusconi ritorna in sala stampa. A sorpresa. E piazza la notizia del giorno. Il muro contro muro con la minoranza? Roba del giorno prima. Oggi il presidente del Consiglio è animato da altro spirito. Rivolge un appello: «Voglio fare un invito anche all’opposizione», esordisce. Che senso ha, ragiona Berlusconi, «a quattro anni e mezzo dalle prossime elezioni» una contrapposizione così aspra?Allora, propone il Cavaliere, «si cessi di essere sempre in campagna elettorale e ci si metta tutti insieme, se possibile, per dare una mano e guardare come stella polare all’interesse di tutti».
Il Silvio dialogante è la novità del giorno. Anzi del momento. Perché anche in apertura di conferenza stampa, due ore prima, il Cavaliere non era stato tenero con la sinistra. Ricordando la «pesante eredità ricevuta» dal governo precedente. Non è una novità invece la velocità con cui il consiglio dei ministri vara il pacchetto anticrisi. C’erano voluti sette minuti per approvare la manovra economica, ieri ne sono bastati «dieci», rivendica con orgoglio Silvio, «per varare il decreto anticrisi». E ciò «grazie a un approfondito e importante lavoro preparatorio» fatto da tutti i ministri e, in particolare, dal titolare dell`Economia Giulio Tremonti. Non nomina esplicitamente Guglielmo Epifani, leader della Cgil con un piede già in piazza, ma l’invito al dialogo del premier è rivolto anche ai sindacati, certo. Il governo, spiega, «tutto quello che poteva fare l’ha fatto». Come affrontare la crisi? A parte le misure dell’esecutivo, ci vogliono due cose: «La fiducia e la buona volontà dei cittadini», elenca Berlusconi. Sono loro, mettendo in moto i consumi, che determineranno «la profondità temporale della crisi». Per questo «bisogna guardare al futuro con grande speranza». Il presidente del Consiglio predica «ottimismo». E ricorda che il suo è «il primo governo in Europa che ha varato misure a sostegno delle banche. Seguiti poi da molti altri Paesi. Ed ora siamo i primi a varare un provvedimento a sostegno delle famiglie, delle imprese e dell’economia». Infine i numeri. Le misure anti-crisi valgono, nel complesso, 80 miliardi di euro, 16,6 vanno alle infrastrutture, 2,4 al bonus per le famiglie povere. Il tutto, assicura Berlusconi, «senza toccare la finanziaria» e in modo da «garantire che entro il 2011 il debito pubblico scenda sotto il 100 per cento del Pil». Berlusconi chiude con una frecciata. Non alla sinistra, ma al suo alleato Gianfranco Fini. Il presidente della Camera paventa il rischio di cesarismo in politica? Lui, cedendo la parola a Tremonti, non ci sta: «Vado via, così dimostro che non sono un dittatore...».

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