Da “Il Secolo d’Italia” di oggi riprendo questo articolo di Alfredo Borgorosso: “«Nel Pdl ci si nostri uomini e la nostra bandiera». La russa: il 14 e 15 marzo il congresso fondativo del partito unico”.
Nel processo di costruzione del nuovo partito «non sarà necessario rinunciare nemmeno a un briciolo della nostra storia e della nostra identità. Ci saranno le nostre idee e i nostri uomini. E sarà il completamento di quel sogno politico che coltiviamo da quando avevamo i calzoncini corti, perché potremo contaminare la società con i nostri valori di destra, senza ammainare nessuna bandiera». È questo il passaggio più sentito della relazione di Ignazio La Russa, reggente nazionale di Alleanza nazionale, nella riunione organizzativa congiunta tra esecutivo nazionale e presidenti provinciali a porte chiuse, svoltasi ieri in tarda mattinata al “Plaza”, per condividere i prossimi passaggi verso il nuovo Popolo della libertà.
«Il congresso costitutivo sarà il 13 e 14 marzo spiega il ministro della Difesa - e vedrà riuniti nel consesso ben seimila delegati». I numeri sono già decisi: i delegati di An saranno 1800, mentre quelli provenienti da Forza Italia e dagli altri movimenti che si riconoscono nel progetto saranno 4200. Insomma la destra non dovrà farsi carico nella sua rappresentanza delle pretese mosse dagli altri soggetti fondatori. Per la destra «millecinquecento congressisti - prosegue - parteciperanno di diritto, mentre trecento saranno scelti con una consultazione popolare nei gazebo del Pdl, il 14 ed il 21 dicembre prossimi». Saranno allestiti ben diecimila punti di raccolta dove potranno scegliere la nuova classe dirigente anche semplici sostenitori del progetto, senza nessuna tessera dei partiti costituenti, cioè di Alleanza nazionale e Forza Italia.
L’orientamento è quello di favorire la presenza di personalità di rilievo provenienti dalla “area vasta” della società civile. «Dei trecento - ha specificato il reggente - cento figure di ampio respiro delle professioni e della cultura saranno indicati dalle federazioni provinciali, cento dalle città capoluogo e cento dagli organi centrali. È una scelta etica e politica. In ogni caso le liste dei delegati saranno vidimate da me e da Denis Verdini». Alla base militante e alla classe dirigente è richiesto un grande ed efficace sforzo organizzativo: «Saremo presenti in ben diecimila piazze d’Italia e in quella sede sarà anche distribuito il giornale Il Popolo della libertà», che sarà curato dalla redazione del Secolo d’Italia. «Si potrà votare anche una piattaforma programmatica diversificata tra Nord, Centro e Sud», aggiunge La Russa, secondo cui la classe dirigente di An, partecipe passo dopo passo dell’iter congressuale, ha manifestato coesione: «Mi sono consultato con tutti i componenti del comitato di reggenza - ha sottolineato La Russa - e anche più in alto nell’area istituzionale... C’è stata sempre piena condivisione di questo passaggio intermedio, che non è il tramonto di An».
Non ci sarà la possibilità di ricalcare nel Pdl una versione di destra del veltroniano "ma-anchismo", con un approccio tentennante e confuso. «Chi aderirà dovrà farlo - ha spiegato - senza riserve. Nessuna adesione condizionata, ma un pieno riconoscimento nella piattaforma programmatica».
E la data dell’ultimo congresso del partito «sarà scelta dalla Direzione nazionale, che voterà su luogo, data e regolamento congressuale. I tempi? Ci sono due opzioni sul tavolo: in ogni caso tra il primo e il 13 marzo».
Sull’eventualità che nel nuovo movimento possano essere riprodotte anche dalla destra schemi legati ad una vecchia politica, il reggente di An è stato netto: «Sarebbe assurdo - rimarca ancora - riproporre vecchie opzioni o film già visti. Non ci sarà da parte di questa dirigenza nessuna sponda per comportamenti “vetero-correntisti”. Bisognerà evitare piccoli o grandi conflitti, con la consapevolezza che nel nuovo soggetto, già premiato dal voto degli elettori alle ultime politiche di aprile, non entreremo sacrificando la nostra identità o i punti fermi del nostro impegno politico». La Russa sul piano dei contenuti lancia una sfida a tutto campo, diversificando e arricchendo gli scenari con contenuti legati ai territori. «Nel settentrione riaffermeremo di fronte alle emergenze percepite dai cittadini, le nostre proposte sulla sicurezza, tema che non si può lasciare solo alla Lega, con la quale resta l’amicizia di fondo. Il Pdl declinerà le proprie soluzioni unendo il prevalente rigore nella gestione dell’ordine pubblico con una grande attenzione per i diritti civili, l’accoglienza e l’integrazione dei regolari e la libertà di culto. Quando i leghisti polemizzavano con i terroni del Sud, noi già allora evidenziavamo l’importanza della sicurezza nelle periferie. Al centro e al sud saranno preparate proposte legate a specificità territoriali».
Nel corso della relazione c`è stato anche un passaggio nel quale è stata espressa piena soddisfazione per l’azione del governo: «La destra di governo è stata incisiva. Da ministro della Difesa - ha sottolineato con forza - invece di limitare il raggio d’azione ai conti delle imprese committenti o ad aspetti burocratici, abbiamo portato a termine una autentica battaglia culturale, restituendo dignità al rapporto tra le Forze armate e la cittadinanza. I pattugliamenti dei nostri militari per le strade hanno aumentato la percezione diffusa della sicurezza e del ripristino della legalità. Il programma del governo nel suo complesso lo stiamo realizzando in tempi stretti, e stiamo fronteggiando con efficacia una crisi economica che viene da Oltreoceano». All’opposizione del Pd un messaggio di rammarico. «Avremmo voluto - ha rincarato il ministro - avere di fronte un interlocutore affidabile. Invece le cose stanno in maniera diversa: assistiamo quotidianamente ad una diaspora nella quale si scontrano tutti contro tutti. Le querelle recenti che hanno infiammato l’agone politico, quelle sulla Consulta e sulla Vigilanza Rai sono indicative: noi abbiamo fatto un passo indietro rinunciando alla candidatura di Gaetano Pecorella, loro hanno insistito sul nome dell’esponente dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando... Poi c’è stata l’elezione del senatore Villari, con il voto di una parte dell’opposizione».
Infine la stoccata: «Sono loro, quelli del Pd, a dover adesso sbrogliare la matassa, nata da lotte intestine interne al partito di Veltroni. E di sicuro noi non modificheremo nemmeno di un centimetro il nostro approccio dialogante e costruttivo su grandi questioni della politica». Rispetto ai rapporti con i co-fondatori del movimento, La Russa ha rivelato divertito un retroscena, che spiega più di tante formule politiche come si possano cancellare le occasioni di divisioni o possibili fraintendimenti. Il pragmatismo, prima di tutto. «Fino alla Festa nazionale del 4 Novembre con gli amici di Forza Italia non c’è stata nemmeno una telefonata. Poi la situazione l’abbiamo sbloccata con una “larussata”. Con i parlamentari Carmelo Briguglio e Marco Martinelli, insieme anche a Rita Fantozzi, ci siamo trasferiti nella sede di Forza Italia in via dell’Umiltà. Non chiamatela “occupazione”, ma abbiamo adesso tre o quattro stanze e abbiamo considerevolmente ridotto le distanze e i prevedibili ritardi nella convocazione di riunioni per sciogliere i nodi organizzativi. Così abbiamo concretizzato più negli ultimi sette giorni di coabitazione che negli ultimi sette mesi».
Poi ha rilanciato la sfida alla classe dirigente dei An, rassicurando i più tiepidi o timidi rispetto al nuovo progetto: «Non abbiamo nulla da perdere - ha insistito - e alla prova dei fatti e del lavoro può emergere la nostra qualità politica e le nostre indiscusse capacità organizzative. Su temi come immigrazione, economia, lavoro la presenza della destra nel governo è stata caratterizzante degli orientamenti culturali assunti poi dai provvedimenti dell’esecutivo» Concetto rafforzato da una metafora calcistica: «Nel nuovo partito la nostra classe dirigente non soccomberà - e citando l’allenatore portoghese dell’Inter - devo prendere in prestito un concetto espresso dal tecnico Mourinho: noi non siamo la migliore dirigenza del mondo, ma in giro non ci sono esponenti politici più bravi di noi...». Nell’incontro sono stati prefigurati alcuni dettagli organizzativi: «I consiglieri regionali, provinciali e comunali, anche se non eletti è stato sintetizzato - potranno partecipare ai lavori del nuovo congresso con diritto di parola ma non di voto».
Nel processo di costruzione del nuovo partito «non sarà necessario rinunciare nemmeno a un briciolo della nostra storia e della nostra identità. Ci saranno le nostre idee e i nostri uomini. E sarà il completamento di quel sogno politico che coltiviamo da quando avevamo i calzoncini corti, perché potremo contaminare la società con i nostri valori di destra, senza ammainare nessuna bandiera». È questo il passaggio più sentito della relazione di Ignazio La Russa, reggente nazionale di Alleanza nazionale, nella riunione organizzativa congiunta tra esecutivo nazionale e presidenti provinciali a porte chiuse, svoltasi ieri in tarda mattinata al “Plaza”, per condividere i prossimi passaggi verso il nuovo Popolo della libertà.
«Il congresso costitutivo sarà il 13 e 14 marzo spiega il ministro della Difesa - e vedrà riuniti nel consesso ben seimila delegati». I numeri sono già decisi: i delegati di An saranno 1800, mentre quelli provenienti da Forza Italia e dagli altri movimenti che si riconoscono nel progetto saranno 4200. Insomma la destra non dovrà farsi carico nella sua rappresentanza delle pretese mosse dagli altri soggetti fondatori. Per la destra «millecinquecento congressisti - prosegue - parteciperanno di diritto, mentre trecento saranno scelti con una consultazione popolare nei gazebo del Pdl, il 14 ed il 21 dicembre prossimi». Saranno allestiti ben diecimila punti di raccolta dove potranno scegliere la nuova classe dirigente anche semplici sostenitori del progetto, senza nessuna tessera dei partiti costituenti, cioè di Alleanza nazionale e Forza Italia.
L’orientamento è quello di favorire la presenza di personalità di rilievo provenienti dalla “area vasta” della società civile. «Dei trecento - ha specificato il reggente - cento figure di ampio respiro delle professioni e della cultura saranno indicati dalle federazioni provinciali, cento dalle città capoluogo e cento dagli organi centrali. È una scelta etica e politica. In ogni caso le liste dei delegati saranno vidimate da me e da Denis Verdini». Alla base militante e alla classe dirigente è richiesto un grande ed efficace sforzo organizzativo: «Saremo presenti in ben diecimila piazze d’Italia e in quella sede sarà anche distribuito il giornale Il Popolo della libertà», che sarà curato dalla redazione del Secolo d’Italia. «Si potrà votare anche una piattaforma programmatica diversificata tra Nord, Centro e Sud», aggiunge La Russa, secondo cui la classe dirigente di An, partecipe passo dopo passo dell’iter congressuale, ha manifestato coesione: «Mi sono consultato con tutti i componenti del comitato di reggenza - ha sottolineato La Russa - e anche più in alto nell’area istituzionale... C’è stata sempre piena condivisione di questo passaggio intermedio, che non è il tramonto di An».
Non ci sarà la possibilità di ricalcare nel Pdl una versione di destra del veltroniano "ma-anchismo", con un approccio tentennante e confuso. «Chi aderirà dovrà farlo - ha spiegato - senza riserve. Nessuna adesione condizionata, ma un pieno riconoscimento nella piattaforma programmatica».
E la data dell’ultimo congresso del partito «sarà scelta dalla Direzione nazionale, che voterà su luogo, data e regolamento congressuale. I tempi? Ci sono due opzioni sul tavolo: in ogni caso tra il primo e il 13 marzo».
Sull’eventualità che nel nuovo movimento possano essere riprodotte anche dalla destra schemi legati ad una vecchia politica, il reggente di An è stato netto: «Sarebbe assurdo - rimarca ancora - riproporre vecchie opzioni o film già visti. Non ci sarà da parte di questa dirigenza nessuna sponda per comportamenti “vetero-correntisti”. Bisognerà evitare piccoli o grandi conflitti, con la consapevolezza che nel nuovo soggetto, già premiato dal voto degli elettori alle ultime politiche di aprile, non entreremo sacrificando la nostra identità o i punti fermi del nostro impegno politico». La Russa sul piano dei contenuti lancia una sfida a tutto campo, diversificando e arricchendo gli scenari con contenuti legati ai territori. «Nel settentrione riaffermeremo di fronte alle emergenze percepite dai cittadini, le nostre proposte sulla sicurezza, tema che non si può lasciare solo alla Lega, con la quale resta l’amicizia di fondo. Il Pdl declinerà le proprie soluzioni unendo il prevalente rigore nella gestione dell’ordine pubblico con una grande attenzione per i diritti civili, l’accoglienza e l’integrazione dei regolari e la libertà di culto. Quando i leghisti polemizzavano con i terroni del Sud, noi già allora evidenziavamo l’importanza della sicurezza nelle periferie. Al centro e al sud saranno preparate proposte legate a specificità territoriali».
Nel corso della relazione c`è stato anche un passaggio nel quale è stata espressa piena soddisfazione per l’azione del governo: «La destra di governo è stata incisiva. Da ministro della Difesa - ha sottolineato con forza - invece di limitare il raggio d’azione ai conti delle imprese committenti o ad aspetti burocratici, abbiamo portato a termine una autentica battaglia culturale, restituendo dignità al rapporto tra le Forze armate e la cittadinanza. I pattugliamenti dei nostri militari per le strade hanno aumentato la percezione diffusa della sicurezza e del ripristino della legalità. Il programma del governo nel suo complesso lo stiamo realizzando in tempi stretti, e stiamo fronteggiando con efficacia una crisi economica che viene da Oltreoceano». All’opposizione del Pd un messaggio di rammarico. «Avremmo voluto - ha rincarato il ministro - avere di fronte un interlocutore affidabile. Invece le cose stanno in maniera diversa: assistiamo quotidianamente ad una diaspora nella quale si scontrano tutti contro tutti. Le querelle recenti che hanno infiammato l’agone politico, quelle sulla Consulta e sulla Vigilanza Rai sono indicative: noi abbiamo fatto un passo indietro rinunciando alla candidatura di Gaetano Pecorella, loro hanno insistito sul nome dell’esponente dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando... Poi c’è stata l’elezione del senatore Villari, con il voto di una parte dell’opposizione».
Infine la stoccata: «Sono loro, quelli del Pd, a dover adesso sbrogliare la matassa, nata da lotte intestine interne al partito di Veltroni. E di sicuro noi non modificheremo nemmeno di un centimetro il nostro approccio dialogante e costruttivo su grandi questioni della politica». Rispetto ai rapporti con i co-fondatori del movimento, La Russa ha rivelato divertito un retroscena, che spiega più di tante formule politiche come si possano cancellare le occasioni di divisioni o possibili fraintendimenti. Il pragmatismo, prima di tutto. «Fino alla Festa nazionale del 4 Novembre con gli amici di Forza Italia non c’è stata nemmeno una telefonata. Poi la situazione l’abbiamo sbloccata con una “larussata”. Con i parlamentari Carmelo Briguglio e Marco Martinelli, insieme anche a Rita Fantozzi, ci siamo trasferiti nella sede di Forza Italia in via dell’Umiltà. Non chiamatela “occupazione”, ma abbiamo adesso tre o quattro stanze e abbiamo considerevolmente ridotto le distanze e i prevedibili ritardi nella convocazione di riunioni per sciogliere i nodi organizzativi. Così abbiamo concretizzato più negli ultimi sette giorni di coabitazione che negli ultimi sette mesi».
Poi ha rilanciato la sfida alla classe dirigente dei An, rassicurando i più tiepidi o timidi rispetto al nuovo progetto: «Non abbiamo nulla da perdere - ha insistito - e alla prova dei fatti e del lavoro può emergere la nostra qualità politica e le nostre indiscusse capacità organizzative. Su temi come immigrazione, economia, lavoro la presenza della destra nel governo è stata caratterizzante degli orientamenti culturali assunti poi dai provvedimenti dell’esecutivo» Concetto rafforzato da una metafora calcistica: «Nel nuovo partito la nostra classe dirigente non soccomberà - e citando l’allenatore portoghese dell’Inter - devo prendere in prestito un concetto espresso dal tecnico Mourinho: noi non siamo la migliore dirigenza del mondo, ma in giro non ci sono esponenti politici più bravi di noi...». Nell’incontro sono stati prefigurati alcuni dettagli organizzativi: «I consiglieri regionali, provinciali e comunali, anche se non eletti è stato sintetizzato - potranno partecipare ai lavori del nuovo congresso con diritto di parola ma non di voto».
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