Al volo in sintesi alcune cose di ieri che non sono riuscito a postare. Le annoto qui di fretta in modo che vi resti traccia. Tre interviste, la prima al leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che su “Il Giornale” è intervenuto sullo sciopero generale del 12 dicembre prossimo riconfermato dalla Cgil di Guglielmo Epifani il cui “no” al tavolo della Confindustria secondo il leader della Cisl è un no politico. “Mi aspettavo qualche passo indietro, invece vedo che insistono con lo sciopero generale. E lo dico con amarezza perché in nessun Paese industrializzato il sindacato risponde alla crisi con una protesta di questo tipo, senza pensare alle ripercussioni. Nessuno si sognerebbe di fare uno sciopero generale, figuriamoci se l'iniziativa è di un solo sindacato”.
Se Epifani sia condizionato dalla sinistra del suo sindacato per Bonanni bisogna chiederlo ad Epifani stesso. “Chiunque è legittimato a fare sciopero. E non sarò io a condannarlo per questo, ne ho fatti tanti e continuerò a farne. Ma non ne ho mai abusato. E non sono mai caduto nella tentazione di farne di carattere così politico”. E il segretario della Cisl conclude: “Io spero ci siano ancora spazi per un ripensamento della Cgil”.
Seconda intervista quella del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, a “La Stampa”. I giovani a scendere in piazza: “Fanno bene. Anzi benissimo” perché se è stato un “errore sfilare con i baroni” ora è l’occasione per “tenere alta la tensione”. Così la Meloni commenta nell’intervista le proteste degli studenti che, all'indomani dell’incidente della scuola di Rivoli, annunciano manifestazioni per una maggiore sicurezza negli istituti, proteste sottolinea il ministro che “aiutano la politica a non perdere l’attenzione su questi temi. Gli studenti lancino idee, noi le ascolteremo”. “Servirebbe una finanziaria. Ma se occorrono così tanti soldi è perché ereditiamo una situazione drammatica. La dice lunga questa storia delle continue deroghe alla legge 626 sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Abbiamo peraltro a che fare con tanti edifici che non nascono neppure per essere scuole. Situazioni arrabattate dove mancano palestre, computer, laboratori, questa è la realtà”. La Meloni si dice convinta che “fa bene il ministro Gelmini: dobbiamo valorizzare il corpo docente, rimotivandolo, adeguando gli stipendi, e anche sistemando le infrastrutture”.
E la terza intervista, lupus in fabula, è proprio quella della Gelmini, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca a “Il Sole 24 Ore”, all'indomani della nomina a presidente del Consiglio dei ministri Esa tenutosi all'Aja. “Da presidente del Consiglio dei ministri dell’Esa mi batterò perché l’Europa svolga un ruolo da protagonista sullo scenario internazionale in un momento in cui anche India e Cina stanno affacciandosi nell’arena della competizione spaziale”. Riguardo agli effetti che la sua nomina potrebbe avere per l'industria italiana: “Le conseguenze non saranno ovviamente dirette, ma l’eccellenza dell’industria italiana, di Finmeccanica ma anche del ricco tessuto delle piccole e medie imprese, troverà un’occasione molto importante di pubblico riconoscimento in campo internazionale”.
Ultima cosa riguarda Barak Obama e la sua squadra. Un’AdnKronos, nel giorno in cui si è avvicinato alla messa a punto della sua squadra di sicurezza nazionale, con la conferma di Robert Gates al Pentagono e la nomina del generale James Jones a suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, dava notizia che il presidente eletto aveva perso uno dei candidati principali alla guida della Cia, John Brennan, che ha alle spalle 25 anni nell'agenzia e nel 2004 è stato il primo direttore del neonato centro dell’antiterrorismo. In una lettera ha comunicato di voler fare un passo indietro dopo le critiche sollevate dai liberal democratici di fronte alla possibilità di una sua nomina alla Cia.
Se Epifani sia condizionato dalla sinistra del suo sindacato per Bonanni bisogna chiederlo ad Epifani stesso. “Chiunque è legittimato a fare sciopero. E non sarò io a condannarlo per questo, ne ho fatti tanti e continuerò a farne. Ma non ne ho mai abusato. E non sono mai caduto nella tentazione di farne di carattere così politico”. E il segretario della Cisl conclude: “Io spero ci siano ancora spazi per un ripensamento della Cgil”.
Seconda intervista quella del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, a “La Stampa”. I giovani a scendere in piazza: “Fanno bene. Anzi benissimo” perché se è stato un “errore sfilare con i baroni” ora è l’occasione per “tenere alta la tensione”. Così la Meloni commenta nell’intervista le proteste degli studenti che, all'indomani dell’incidente della scuola di Rivoli, annunciano manifestazioni per una maggiore sicurezza negli istituti, proteste sottolinea il ministro che “aiutano la politica a non perdere l’attenzione su questi temi. Gli studenti lancino idee, noi le ascolteremo”. “Servirebbe una finanziaria. Ma se occorrono così tanti soldi è perché ereditiamo una situazione drammatica. La dice lunga questa storia delle continue deroghe alla legge 626 sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Abbiamo peraltro a che fare con tanti edifici che non nascono neppure per essere scuole. Situazioni arrabattate dove mancano palestre, computer, laboratori, questa è la realtà”. La Meloni si dice convinta che “fa bene il ministro Gelmini: dobbiamo valorizzare il corpo docente, rimotivandolo, adeguando gli stipendi, e anche sistemando le infrastrutture”.
E la terza intervista, lupus in fabula, è proprio quella della Gelmini, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca a “Il Sole 24 Ore”, all'indomani della nomina a presidente del Consiglio dei ministri Esa tenutosi all'Aja. “Da presidente del Consiglio dei ministri dell’Esa mi batterò perché l’Europa svolga un ruolo da protagonista sullo scenario internazionale in un momento in cui anche India e Cina stanno affacciandosi nell’arena della competizione spaziale”. Riguardo agli effetti che la sua nomina potrebbe avere per l'industria italiana: “Le conseguenze non saranno ovviamente dirette, ma l’eccellenza dell’industria italiana, di Finmeccanica ma anche del ricco tessuto delle piccole e medie imprese, troverà un’occasione molto importante di pubblico riconoscimento in campo internazionale”.
Ultima cosa riguarda Barak Obama e la sua squadra. Un’AdnKronos, nel giorno in cui si è avvicinato alla messa a punto della sua squadra di sicurezza nazionale, con la conferma di Robert Gates al Pentagono e la nomina del generale James Jones a suo Consigliere per la Sicurezza Nazionale, dava notizia che il presidente eletto aveva perso uno dei candidati principali alla guida della Cia, John Brennan, che ha alle spalle 25 anni nell'agenzia e nel 2004 è stato il primo direttore del neonato centro dell’antiterrorismo. In una lettera ha comunicato di voler fare un passo indietro dopo le critiche sollevate dai liberal democratici di fronte alla possibilità di una sua nomina alla Cia.
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