Oggi in Senato è intervenuto il “democratico” Livi Bacci in merito all’intervento svolto dal senatore Cossiga nella seduta antimeridiana del 29 ottobre e riportato anche in questo blog. Pur condividendo il fatto che il turpiloquio sia comunque deprecabile dovunque, e a maggior ragione quindi in parlamento, par di capire tuttavia tra le righe che tale sia per il Pd solo se in riferimento alle proprie clientele [nel senso dell’antica Roma] politiche, visto, anzi sentito, quanto si urlava anche recentemente nelle piazze. Resta quantomeno bizzarra la richiesta di alterare d’ufficio un intervento parlamentare: solo ad un “democratico” poteva venire in mente una simile proposta. Comunque leggiamo la protesta del senatore “democratico” e la risposta del presidente di quella camera parlamentare nel resoconto stenografico.
LIVI BACCI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LIVI BACCI (PD). Signor Presidente, il mio intervento riguarda i Resoconti stenografici e rivolge alla Presidenza una richiesta di chiarimento. Credo che le regole di questo Senato non scritte, ma non per questo meno vincolanti, ci impongano di evitare nei nostri interventi epiteti insultanti, aggressivi o espressioni sconvenienti. Credo quindi sia questa la ragione per la quale gli eccellenti Resoconti stenografici sono sottoposti ad un minimo di cosmesi editoriale, ad evitare che parole volgari, magari sfuggite al controllo nella foga del dibattito e della discussione, rimangano negli atti, e mi sembra questa una buona pratica.
Ho seguito con grande attenzione il dibattito e le dichiarazioni di voto in margine al decreto Gelmini nella seduta antimeridiana di mercoledì scorso, e ho anche seguito con l'interesse di sempre l'intervento del senatore a vita Francesco Cossiga. Ebbene, credendo di avere frainteso alcune parole, forse per un'incipiente sordità mia o forse per il rumore di fondo dell'Assemblea, sono andato a leggere il Resoconto stenografico della seduta e ho constatato che il mio udito è ancora in discreta efficienza.
Cito qui il brano letto sul Resoconto. È il senatore Cossiga che parla: «Resto a favore di quella pericolosa pagliacciata di professori ex sessantottini, alcuni ai loro tempi anche aspiranti terroristi... che però a differenza dei terroristi veri non hanno avuto il coraggio di passare alla lotta armata perché era più comodo leccare il ...» - qui c'è una parola di quattro lettere che non cito - «ai baroni per diventare professori universitari».
Ho in merito due richieste, Presidente: la prima è quella di fare una cosmesi di questo resoconto, in modo che questa espressione sia sostituita da un'altra che descriva l'atto di cercare la benevolenza di qualcuno, di ingraziarselo e di chiederne il sostegno e la protezione. Qualora questa mia richiesta non possa essere accettata, le chiedo, signor Presidente, se espressioni del genere siano consentite agli ex Presidenti della Repubblica - anche se ritengo che Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro o Giorgio Napolitano eviterebbero di usarle - o se pure siano consentite ad un comune senatore come me. Resto in attesa della sua risposta. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).
PRESIDENTE. Senatore Livi Bacci, lei sa quanto me che i singoli colleghi che intervengono in Aula si assumono la piena responsabilità delle loro affermazioni e, tra l'altro, lei sa quanto me come la Costituzione addirittura li ponga al riparo da queste espressioni rese nell'esercizio delle loro funzioni, in particolar modo all'interno dell'Aula. Possono esservi state in quella occasione, così come in altre da parte di altri colleghi, espressioni forti. Non vi è dubbio che il passaggio che lei cita non lascia indifferenti nella sua crudezza, ma rientra nella facoltà di oratoria che è devoluta dalla nostra Costituzione ai singoli parlamentari e quindi anche agli ex Presidenti della Repubblica.Difficilmente quest'Aula, secondo la Presidenza, ha la possibilità di intervenire con regole di cosmesi dell'espressione perché occorrerebbe, a mio parere, interloquire con l'oratore e acquisirne la disponibilità. In assenza di tale disponibilità e di un contraddittorio il Resoconto stenografico deve essere - ahimè! - quanto più realistico possibile e aderente alla realtà dell'espressione.
LIVI BACCI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LIVI BACCI (PD). Signor Presidente, il mio intervento riguarda i Resoconti stenografici e rivolge alla Presidenza una richiesta di chiarimento. Credo che le regole di questo Senato non scritte, ma non per questo meno vincolanti, ci impongano di evitare nei nostri interventi epiteti insultanti, aggressivi o espressioni sconvenienti. Credo quindi sia questa la ragione per la quale gli eccellenti Resoconti stenografici sono sottoposti ad un minimo di cosmesi editoriale, ad evitare che parole volgari, magari sfuggite al controllo nella foga del dibattito e della discussione, rimangano negli atti, e mi sembra questa una buona pratica.
Ho seguito con grande attenzione il dibattito e le dichiarazioni di voto in margine al decreto Gelmini nella seduta antimeridiana di mercoledì scorso, e ho anche seguito con l'interesse di sempre l'intervento del senatore a vita Francesco Cossiga. Ebbene, credendo di avere frainteso alcune parole, forse per un'incipiente sordità mia o forse per il rumore di fondo dell'Assemblea, sono andato a leggere il Resoconto stenografico della seduta e ho constatato che il mio udito è ancora in discreta efficienza.
Cito qui il brano letto sul Resoconto. È il senatore Cossiga che parla: «Resto a favore di quella pericolosa pagliacciata di professori ex sessantottini, alcuni ai loro tempi anche aspiranti terroristi... che però a differenza dei terroristi veri non hanno avuto il coraggio di passare alla lotta armata perché era più comodo leccare il ...» - qui c'è una parola di quattro lettere che non cito - «ai baroni per diventare professori universitari».
Ho in merito due richieste, Presidente: la prima è quella di fare una cosmesi di questo resoconto, in modo che questa espressione sia sostituita da un'altra che descriva l'atto di cercare la benevolenza di qualcuno, di ingraziarselo e di chiederne il sostegno e la protezione. Qualora questa mia richiesta non possa essere accettata, le chiedo, signor Presidente, se espressioni del genere siano consentite agli ex Presidenti della Repubblica - anche se ritengo che Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro o Giorgio Napolitano eviterebbero di usarle - o se pure siano consentite ad un comune senatore come me. Resto in attesa della sua risposta. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).
PRESIDENTE. Senatore Livi Bacci, lei sa quanto me che i singoli colleghi che intervengono in Aula si assumono la piena responsabilità delle loro affermazioni e, tra l'altro, lei sa quanto me come la Costituzione addirittura li ponga al riparo da queste espressioni rese nell'esercizio delle loro funzioni, in particolar modo all'interno dell'Aula. Possono esservi state in quella occasione, così come in altre da parte di altri colleghi, espressioni forti. Non vi è dubbio che il passaggio che lei cita non lascia indifferenti nella sua crudezza, ma rientra nella facoltà di oratoria che è devoluta dalla nostra Costituzione ai singoli parlamentari e quindi anche agli ex Presidenti della Repubblica.Difficilmente quest'Aula, secondo la Presidenza, ha la possibilità di intervenire con regole di cosmesi dell'espressione perché occorrerebbe, a mio parere, interloquire con l'oratore e acquisirne la disponibilità. In assenza di tale disponibilità e di un contraddittorio il Resoconto stenografico deve essere - ahimè! - quanto più realistico possibile e aderente alla realtà dell'espressione.
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