Da “Il Tempo” di oggi riprendo l’editoriale di Roberto Arditti, intitolato “Perché amiamo gli Usa”. Una semplice e netta constatazione che la politica nostrana non è quella di una democrazia matura, ma piuttosto un mondo politico da repubblica delle banane.
«Sarà uno spettacolo emozionante vedere Barack Obama, sua moglie Michelle e le loro figlie meravigliose varcare la soglia della Casa Bianca». «So che milioni di americani saranno pieni di orgoglio nel testimoniare questo momento così pieno di ispirazione che così tante persone hanno sognato così a lungo». «Tutti gli americani devono essere orgogliosi, non importa come hanno votato, perché ieri hanno fatto la storia».
Con queste parole il presidente degli Usa George W. Bush ha ieri salutato la vittoria del suo successore ed avversario politico Barack Obama, che fra due mesi e mezzo prenderà il suo posto alla Casa Bianca. Parlando dal Rose Garden, Bush ha garantito «completa cooperazione con il nuovo presidente in attesa che entri in carica», mostrando al mondo come si comporta uno statista di fronte ad un passaggio di consegne che rappresenta anche una sconfitta politica per lui stesso. La domanda, potente e struggente domanda, che vi poniamo è una e solo una: avete mai sentito parole così pronunciate nella politica italiana? La risposta è purtroppo mai, malinconicamente mai, terribilmente mai. Noi conosciamo soltanto una politica di insulti e delegittimazione reciproca, che sempre va ben oltre le asprezze (comprensibili) delle campagne elettorali. Ecco la vera, grande lezione di democrazia che ci viene da Washington. Il presidente repubblicano saluta il successore democratico (che ne è stato duro oppositore) parlando da americano agli americani. E lo fa con parole di entusiasmo e dignità.
God bless America.
«Sarà uno spettacolo emozionante vedere Barack Obama, sua moglie Michelle e le loro figlie meravigliose varcare la soglia della Casa Bianca». «So che milioni di americani saranno pieni di orgoglio nel testimoniare questo momento così pieno di ispirazione che così tante persone hanno sognato così a lungo». «Tutti gli americani devono essere orgogliosi, non importa come hanno votato, perché ieri hanno fatto la storia».
Con queste parole il presidente degli Usa George W. Bush ha ieri salutato la vittoria del suo successore ed avversario politico Barack Obama, che fra due mesi e mezzo prenderà il suo posto alla Casa Bianca. Parlando dal Rose Garden, Bush ha garantito «completa cooperazione con il nuovo presidente in attesa che entri in carica», mostrando al mondo come si comporta uno statista di fronte ad un passaggio di consegne che rappresenta anche una sconfitta politica per lui stesso. La domanda, potente e struggente domanda, che vi poniamo è una e solo una: avete mai sentito parole così pronunciate nella politica italiana? La risposta è purtroppo mai, malinconicamente mai, terribilmente mai. Noi conosciamo soltanto una politica di insulti e delegittimazione reciproca, che sempre va ben oltre le asprezze (comprensibili) delle campagne elettorali. Ecco la vera, grande lezione di democrazia che ci viene da Washington. Il presidente repubblicano saluta il successore democratico (che ne è stato duro oppositore) parlando da americano agli americani. E lo fa con parole di entusiasmo e dignità.
God bless America.
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