Sempre da “Libero” di oggi riprendo questo articolo di Mario Prignano, “Colpo di sole. Silvio oscura Barack: Bello, giovane e abbronzato”.
La barzelletta no, forse ancora non è ancora il tempo. Ma la battuta su quella carnagione un po’ «abbronzata», ieri Silvio Berlusconi non è proprio riuscito a trattenerla. Ovviamente si parlava di Barack Obama.
È accaduto durante la conferenza stampa al termine del vertice italo-russo a Mosca, con il presidente della Federazione russa Dimitri Medvedev. Ad una domanda sul futuro dei rapporti tra Russia e Stati Uniti, il Cavaliere è partito serio: «Cercherò di mettere in campo tutta la mia esperienza e la mia capacità affinché possano svilupparsi al meglio. Il fatto che i leader di questi due Paesi sono della nuova generazione (Medvedev ha appena compiuto 43 anni, ndr) è sicuramente un buon punto di partenza. E poi», ha scherzato a quel punto il premier, «ho detto a Medvedev che Obama ha tutto per poter andare d’accordo con lui, perché è giovane, è bello e anche abbronzato, quindi penso che ci sarà una buona collaborazione». Quanto al suo personale giudizio sul neo-presidente americano, Berlusconi ha ricordato «il particolare favore con cui è stato accolto dall’opinione pubblica. È stato presentato come un messia carico di speranze», ha osservato, «ci auguriamo che non vadano deluse».
Imbecilli in campo.
Ma ormai la frittata era fatta. Quel riferimento all’«abbronzatura» del successore di George W. Bush ha iniziato a fare il giro del mondo in un batter d’occhio, cominciando ovviamente dall’Italia. E quando i giornalisti che erano lì con lui gli hanno comunicato le prime reazioni scandalizzate provenienti da casa nostra, lui è sbottato: «È stata solo una carineria, un grande complimento. Veramente c’è qualcuno che pensa che non sia stata una carineria?», ha quindi chiesto ai cronisti che gli mostravano le agenzie di stampa. «Ma che vadano a....», ha imprecato allora Berlusconi senza completare la frase. «Se scendono in campo gli imbecilli siamo fregati. Dio ci salvi dagli imbecilli». Poi, con l’aria di chi recita un epitaffio: «Hanno anche il torto di non avere sense of humor. Peggio per loro». “Loro”, intanto, facevano a gara nel tentativo di bollare quanto più pesantemente possibile l’uscita del Cavaliere.
Tra i primi, Walter Veltroni ha stigmatizzato le dichiarazioni berlusconiane perché, ha detto, «colpiscono gravemente l’immagine e la dignità del nostro Paese sulla scena internazionale e rischiano di provocare una incrinatura nei rapporti di amicizia con gli Stati Uniti». Conclusione: «Spero che ad Obama vengano al più presto rivolte scuse ufficiali». Caustico Paolo Bonaiuti: «Prima hanno dato l’ordine di fare baccano a tutti i pifferi, i clarinetti, le trombe, le grancasse della sinistra. Infine, a chiudere la pessima esibizione dell’Esercito dei Moralisti, è arrivato l’ultimo colpo di trombone di Veltroni, come ci si aspettava. Quelli non hanno la minima proposta politica da propagandare, ma sono sempre pronti a cavalcare ogni frase di Berlusconi». Ma Veltroni è stato solo il più blasonato degli esponenti dell’opposizione, ad intervenire nella vicenda.
Tromboni democratici.
Uno dopo l’altro, a decine i parlamentari, e non, di centro sinistra si sono esercitati nell’arte di affogare i fax e le caselle di posta elettronica delle agenzie di stampa per dettare il loro imperdibile commento sulla questione del momento. Dal sussiegoso Dario Franceschini («Berlusconi si controlli. Ci fa vergognare di essere italiani. Chieda scusa») a Jean Leonard Touadi, il deputato pd d’origine congolese che ha inviato al Cavaliere un sonoro: «Abbronzato sarà lei», da Marco Travaglio («se Obama è abbronzato, cosa dirà Berlusconi di Mandela?» ), al ministro della Semplificazione del governo ombra (esiste anche questo), Beatrice Magnolfi, che da esperta conoscitrice della vita e delle opere del suo dirimpettaio Calderoli, ha esortato quest’ultimo a «chiedere i diritti d’autore» al premier perché una battuta simile lui l’aveva già fatta a suo tempo alla giornalista palestinese Rula Jebreal.
Modem rotto.
Una misura dell’intensità del fuoco può darla il numero di agenzie di stampa che ieri alle otto di sera venivano fuori digitando come parola chiave «abbronzato»: 136. Né si può dire che dall’altra parte della barricata abbiano risparmiato sulle munizioni. II biondissimo Lucio Malan: «Io non mi offendo se mi danno del “viso pallido”, che pure, a differenza di abbronzato, non ha un’accezione positiva». Giorgio Stracquadanio ha osservato che «della battuta di Berlusconi non dicono nulla i siti internet di: Cnn, Washington Post, Wall Street Journal, Washinton Times, Cbs, Abc News, Chicago Tribune, Chicago Suntimes, Boston Globes, Fox News, LA Times, International Herald Tribune, NY Times, Usa Today». Risposta del deputato pd Alberto Losacco: «Temo che Stracquadanio abbia il modem rotto».
E pensare che la notte del 4 novembre, prima di andare a casa a riposare, Obama, proprio lui, si è imbattuto in alcuni supporter italiani. «Presidente quando viene in Italia?». «Io amo l’Italia, è il paese che amo di più. Mi piacerebbe venirci al più presto, ma non so quando». Magari quest’estate. A prendere un po’ di sole.
La barzelletta no, forse ancora non è ancora il tempo. Ma la battuta su quella carnagione un po’ «abbronzata», ieri Silvio Berlusconi non è proprio riuscito a trattenerla. Ovviamente si parlava di Barack Obama.
È accaduto durante la conferenza stampa al termine del vertice italo-russo a Mosca, con il presidente della Federazione russa Dimitri Medvedev. Ad una domanda sul futuro dei rapporti tra Russia e Stati Uniti, il Cavaliere è partito serio: «Cercherò di mettere in campo tutta la mia esperienza e la mia capacità affinché possano svilupparsi al meglio. Il fatto che i leader di questi due Paesi sono della nuova generazione (Medvedev ha appena compiuto 43 anni, ndr) è sicuramente un buon punto di partenza. E poi», ha scherzato a quel punto il premier, «ho detto a Medvedev che Obama ha tutto per poter andare d’accordo con lui, perché è giovane, è bello e anche abbronzato, quindi penso che ci sarà una buona collaborazione». Quanto al suo personale giudizio sul neo-presidente americano, Berlusconi ha ricordato «il particolare favore con cui è stato accolto dall’opinione pubblica. È stato presentato come un messia carico di speranze», ha osservato, «ci auguriamo che non vadano deluse».
Imbecilli in campo.
Ma ormai la frittata era fatta. Quel riferimento all’«abbronzatura» del successore di George W. Bush ha iniziato a fare il giro del mondo in un batter d’occhio, cominciando ovviamente dall’Italia. E quando i giornalisti che erano lì con lui gli hanno comunicato le prime reazioni scandalizzate provenienti da casa nostra, lui è sbottato: «È stata solo una carineria, un grande complimento. Veramente c’è qualcuno che pensa che non sia stata una carineria?», ha quindi chiesto ai cronisti che gli mostravano le agenzie di stampa. «Ma che vadano a....», ha imprecato allora Berlusconi senza completare la frase. «Se scendono in campo gli imbecilli siamo fregati. Dio ci salvi dagli imbecilli». Poi, con l’aria di chi recita un epitaffio: «Hanno anche il torto di non avere sense of humor. Peggio per loro». “Loro”, intanto, facevano a gara nel tentativo di bollare quanto più pesantemente possibile l’uscita del Cavaliere.
Tra i primi, Walter Veltroni ha stigmatizzato le dichiarazioni berlusconiane perché, ha detto, «colpiscono gravemente l’immagine e la dignità del nostro Paese sulla scena internazionale e rischiano di provocare una incrinatura nei rapporti di amicizia con gli Stati Uniti». Conclusione: «Spero che ad Obama vengano al più presto rivolte scuse ufficiali». Caustico Paolo Bonaiuti: «Prima hanno dato l’ordine di fare baccano a tutti i pifferi, i clarinetti, le trombe, le grancasse della sinistra. Infine, a chiudere la pessima esibizione dell’Esercito dei Moralisti, è arrivato l’ultimo colpo di trombone di Veltroni, come ci si aspettava. Quelli non hanno la minima proposta politica da propagandare, ma sono sempre pronti a cavalcare ogni frase di Berlusconi». Ma Veltroni è stato solo il più blasonato degli esponenti dell’opposizione, ad intervenire nella vicenda.
Tromboni democratici.
Uno dopo l’altro, a decine i parlamentari, e non, di centro sinistra si sono esercitati nell’arte di affogare i fax e le caselle di posta elettronica delle agenzie di stampa per dettare il loro imperdibile commento sulla questione del momento. Dal sussiegoso Dario Franceschini («Berlusconi si controlli. Ci fa vergognare di essere italiani. Chieda scusa») a Jean Leonard Touadi, il deputato pd d’origine congolese che ha inviato al Cavaliere un sonoro: «Abbronzato sarà lei», da Marco Travaglio («se Obama è abbronzato, cosa dirà Berlusconi di Mandela?» ), al ministro della Semplificazione del governo ombra (esiste anche questo), Beatrice Magnolfi, che da esperta conoscitrice della vita e delle opere del suo dirimpettaio Calderoli, ha esortato quest’ultimo a «chiedere i diritti d’autore» al premier perché una battuta simile lui l’aveva già fatta a suo tempo alla giornalista palestinese Rula Jebreal.
Modem rotto.
Una misura dell’intensità del fuoco può darla il numero di agenzie di stampa che ieri alle otto di sera venivano fuori digitando come parola chiave «abbronzato»: 136. Né si può dire che dall’altra parte della barricata abbiano risparmiato sulle munizioni. II biondissimo Lucio Malan: «Io non mi offendo se mi danno del “viso pallido”, che pure, a differenza di abbronzato, non ha un’accezione positiva». Giorgio Stracquadanio ha osservato che «della battuta di Berlusconi non dicono nulla i siti internet di: Cnn, Washington Post, Wall Street Journal, Washinton Times, Cbs, Abc News, Chicago Tribune, Chicago Suntimes, Boston Globes, Fox News, LA Times, International Herald Tribune, NY Times, Usa Today». Risposta del deputato pd Alberto Losacco: «Temo che Stracquadanio abbia il modem rotto».
E pensare che la notte del 4 novembre, prima di andare a casa a riposare, Obama, proprio lui, si è imbattuto in alcuni supporter italiani. «Presidente quando viene in Italia?». «Io amo l’Italia, è il paese che amo di più. Mi piacerebbe venirci al più presto, ma non so quando». Magari quest’estate. A prendere un po’ di sole.
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