Su “Il Messaggero” oggi Anna Guaita da Chicago ci racconta come Obama sia il presidente più a rischio della storia americana e come siano state messe in atto misure di sicurezza straordinarie per proteggerlo. Vediamo.
Primo sacrificio “ambientale” di Barack Obama: a cominciare da domani dovrà parcheggiare l’auto “verde” ad alimentazione ibrida che ha usato in questi ultimi anni. Il servizio segreto incaricato di proteggere i presidenti ha pronta per lui una Obamamobile, una Cadillac divora-benzina corazzata per resistere a bombe, mitragliatrici e quant’altro ipotetici attentatori volessero scagliare contro il primo presidente afro-americano degli Stati Uniti.
Già martedì sera, la folla che stipava il Grant Park per il discorso di Obama si è chiesta che cosa fossero quelle due ali di vetro che si ergevano a sinistra e a destra del palco. Solo più tardi si è saputo che erano pannelli antiproiettili spessi sei centimetri, primo segno “pubblico” di quelle che saranno le misure di sicurezza nei prossimi anni per proteggere la vita di Barack Obama e dei suoi familiari. Non visibile, il servizio segreto aveva tracciato anche una “linea del fuoco”, una linea immaginaria oltre la quale né Obama né nessun altro della sua famiglia o della famiglia del vice, Joe Biden, aveva il permesso di spingersi: era la linea oltre la quale non sarebbe potuto arrivare un ipotetico proiettile sparato da qualcuno dei grandi palazzi che costeggiano il Parco.
Il servizio segreto segue Obama già da un anno e mezzo, e lo ha spalleggiato con agenti armati e grossi come armadi in ogni fermata e a ogni stretta di mano con il pubblico. È un fatto senza precedenti nelle campagne presidenziali, nelle quali la tradizione è che la protezione cominci solo dopo che un candidato abbia vinto le primarie e si sia aggiudicata la nomination del suo partito. Ma evidentemente il rischio esiste: nei mesi scorsi, lavorando in collaborazione con il servizio segreto, l’Fbi ha sventato due complotti di suprematisti bianchi che avrebbero voluto uccidere Obama. Si trattava di complotti ancora allo stadio embrionale, ideati da scriteriati mossi da odio razziale. Ma intanto il Ku Klux Klan, la lugubre associazione razzista famosa per l’abitudine di indossare cappucci bianchi, e i gruppi neo-nazi hanno fatto sapere di aspettarsi dall’elezione dell’afro-americano un aumento dei loro seguaci. Gli esperti sono sicuri che si tratti di un vero trend, e credono che l’Fbi abbia già provveduto “infiltrando” queste associazioni con loro agenti.
I rischi per Obama sono palpabili in un Paese dove esistono 200 milioni di armi legali e un numero forse pari di armi illegali. Per di più, durante la campagna si sono verificati incidenti che hanno causato allarme: durante alcuni comizi della vice di John McCain, la governatrice dell’Alaska Sarah Palin, si sono sentite voci che minacciavano Obama, e una avrebbe gridato «uccidiamolo». Saranno voci isolate, ma Obama è stato già definito dagli analisti il “presidente più a rischio della storia americana”.
Primo sacrificio “ambientale” di Barack Obama: a cominciare da domani dovrà parcheggiare l’auto “verde” ad alimentazione ibrida che ha usato in questi ultimi anni. Il servizio segreto incaricato di proteggere i presidenti ha pronta per lui una Obamamobile, una Cadillac divora-benzina corazzata per resistere a bombe, mitragliatrici e quant’altro ipotetici attentatori volessero scagliare contro il primo presidente afro-americano degli Stati Uniti.
Già martedì sera, la folla che stipava il Grant Park per il discorso di Obama si è chiesta che cosa fossero quelle due ali di vetro che si ergevano a sinistra e a destra del palco. Solo più tardi si è saputo che erano pannelli antiproiettili spessi sei centimetri, primo segno “pubblico” di quelle che saranno le misure di sicurezza nei prossimi anni per proteggere la vita di Barack Obama e dei suoi familiari. Non visibile, il servizio segreto aveva tracciato anche una “linea del fuoco”, una linea immaginaria oltre la quale né Obama né nessun altro della sua famiglia o della famiglia del vice, Joe Biden, aveva il permesso di spingersi: era la linea oltre la quale non sarebbe potuto arrivare un ipotetico proiettile sparato da qualcuno dei grandi palazzi che costeggiano il Parco.
Il servizio segreto segue Obama già da un anno e mezzo, e lo ha spalleggiato con agenti armati e grossi come armadi in ogni fermata e a ogni stretta di mano con il pubblico. È un fatto senza precedenti nelle campagne presidenziali, nelle quali la tradizione è che la protezione cominci solo dopo che un candidato abbia vinto le primarie e si sia aggiudicata la nomination del suo partito. Ma evidentemente il rischio esiste: nei mesi scorsi, lavorando in collaborazione con il servizio segreto, l’Fbi ha sventato due complotti di suprematisti bianchi che avrebbero voluto uccidere Obama. Si trattava di complotti ancora allo stadio embrionale, ideati da scriteriati mossi da odio razziale. Ma intanto il Ku Klux Klan, la lugubre associazione razzista famosa per l’abitudine di indossare cappucci bianchi, e i gruppi neo-nazi hanno fatto sapere di aspettarsi dall’elezione dell’afro-americano un aumento dei loro seguaci. Gli esperti sono sicuri che si tratti di un vero trend, e credono che l’Fbi abbia già provveduto “infiltrando” queste associazioni con loro agenti.
I rischi per Obama sono palpabili in un Paese dove esistono 200 milioni di armi legali e un numero forse pari di armi illegali. Per di più, durante la campagna si sono verificati incidenti che hanno causato allarme: durante alcuni comizi della vice di John McCain, la governatrice dell’Alaska Sarah Palin, si sono sentite voci che minacciavano Obama, e una avrebbe gridato «uccidiamolo». Saranno voci isolate, ma Obama è stato già definito dagli analisti il “presidente più a rischio della storia americana”.
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