“Il Mattino” pubblica oggi una intervista raccolta da Maria Paola Milanesio ad Antonio Martino che fu ministro degli Esteri nel precedente governo Berlusconi. Il giornale titola il pezzo “La sconfitta di McCain un danno per l’Occidente” spiegando nel sottotitolo: “Martino, un boomerang la nuova linea economica”. Vediamo le ragioni di Martino.
«Eleggendo Obama si è persa una grande occasione». Ironico Antonio Martino, Pdl, ministro degli Esteri del passato governo Berlusconi e grande estimatore di John McCain.
La vittoria di Obama sarà una rivoluzione solo per gli Stati Uniti o per il mondo intero? «In Iraq avremo un ritiro graduale dei militari in 16 mesi e molti di loro, cosa che vedo positivamente, saranno inviati in Afghanistan. Per il Medioriente, invece, temo un peggioramento: non mi convincono i contatti con Hamas e il voler intavolare un discorso con l’Iran. A casa nostra, e in Europa, non cambierà nulla».
Perché, Obama ha conquistato quasi tutti? «Probabilmente il detto “piove, governo ladro” non vale solo in Italia. E mia impressione che abbia beneficiato del fatto che viene addossata a Bush, non correttamente, la crisi economica».
È Sarah Palin che ha affossato McCain, avvicinandolo alla destra e allontanando dai moderati? «Sì. È una donna che ha molti meriti, ha tranquillizzato chi non considerava McCain un autentico candidato repubblicano ma non ha giovato alla conquista di voti democratici».
Le riforme promesse da Obama saranno possibili nell’attuale contesto o servirà più rigore? «La distinzione non è tra una politica di rigore e una più accomodante, ma tra una politica utile e una dannosa per l’economia americana. Molti degli interventi annunciati da Obama arrecherebbero un danno grave non solo agli Stati Uniti ma all’intero Occidente».
Dove vede pericoli così gravi? «Obama ha promesso di voler aumentare la protezione dei prodotti americani, ripetendo così uno storico errore commesso nel 1930 con la legge Smooth-Hawley, che introdusse dazi doganali molto alti su 20mila prodotti. Una chiusura a cui gli altri Paesi risposero con misure altrettanto protezionistiche. Il commercio mondiale si avvitò su se stesso e ci si avviò a una paurosa recessione. Obama minaccia iniziative preoccupanti anche in tema di fiscalità: aumentare le imposte per chi ha redditi superiori ai 250mila dollari, per distribuire i proventi ai meno abbienti. È puro assistenzialismo».
«Eleggendo Obama si è persa una grande occasione». Ironico Antonio Martino, Pdl, ministro degli Esteri del passato governo Berlusconi e grande estimatore di John McCain.
La vittoria di Obama sarà una rivoluzione solo per gli Stati Uniti o per il mondo intero? «In Iraq avremo un ritiro graduale dei militari in 16 mesi e molti di loro, cosa che vedo positivamente, saranno inviati in Afghanistan. Per il Medioriente, invece, temo un peggioramento: non mi convincono i contatti con Hamas e il voler intavolare un discorso con l’Iran. A casa nostra, e in Europa, non cambierà nulla».
Perché, Obama ha conquistato quasi tutti? «Probabilmente il detto “piove, governo ladro” non vale solo in Italia. E mia impressione che abbia beneficiato del fatto che viene addossata a Bush, non correttamente, la crisi economica».
È Sarah Palin che ha affossato McCain, avvicinandolo alla destra e allontanando dai moderati? «Sì. È una donna che ha molti meriti, ha tranquillizzato chi non considerava McCain un autentico candidato repubblicano ma non ha giovato alla conquista di voti democratici».
Le riforme promesse da Obama saranno possibili nell’attuale contesto o servirà più rigore? «La distinzione non è tra una politica di rigore e una più accomodante, ma tra una politica utile e una dannosa per l’economia americana. Molti degli interventi annunciati da Obama arrecherebbero un danno grave non solo agli Stati Uniti ma all’intero Occidente».
Dove vede pericoli così gravi? «Obama ha promesso di voler aumentare la protezione dei prodotti americani, ripetendo così uno storico errore commesso nel 1930 con la legge Smooth-Hawley, che introdusse dazi doganali molto alti su 20mila prodotti. Una chiusura a cui gli altri Paesi risposero con misure altrettanto protezionistiche. Il commercio mondiale si avvitò su se stesso e ci si avviò a una paurosa recessione. Obama minaccia iniziative preoccupanti anche in tema di fiscalità: aumentare le imposte per chi ha redditi superiori ai 250mila dollari, per distribuire i proventi ai meno abbienti. È puro assistenzialismo».
Perché tanta sintonia della destra italiana con Obama? «Non deve chiederlo a me. Conosco McCain da decenni, lo stimo e penso che non eleggerlo sia stato un errore. È una persona capace di grande indipendenza, che ha mostrato di avere coraggio in guerra e in politica».
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