Il vicepresidente della Camera dei Deputati Antonio Leone interviene oggi su "Il Tempo" con una nota intitolata "Il falso storico di riabilitare Prodi. Nemmeno il PD merita le bugie di Walter in piazza". Un'utile lettura.
Le piazze si riempiono e qualcuno ritiene che producano consenso. Questo qualcuno è Walter Veltroni, il quale è convinto che qualunque esercizio di democrazia sia favorevole alla crescita del suo Partito Democratico. Ora, spezzerò qualche entusiasmo, ma credo che sia completamente fuori strada. In ogni modo, va bene la pratica del dissenso, ma fino a quando non si innesca un processo di mistificazione della storia politica degli ultimi anni che non fa onore nemmeno al più obnubilato dei militanti.
Superata, si spera, la querelle sul numero di persone che riescono a stare dentro una piazza contemporaneamente, non ho potuto non notare i passaggi che Veltroni ha dedicato nel suo íntervento al Circo Massimo alla sciagurata esperienza dì governo di Romano Prodi. La fine anticipata di quell'esecutivo, che ha portato sostanzialmente alla morte - politica, s'intende - del Professore fu una scelta tattica operata nel nome del nascente Partito Democratico. Una operazione di "palazzo" non dissimile da quella che, nel '98, aveva già defenestrato lo stesso Prodi per far spazio a D'Alema. In quest'ultima occasione, è opinione diffusa che sia stato proprio l'ex leader diessino, assieme all'ex sindaco di Roma, a decidere di tagliare i viveri all'esecutivo sostenuto dall'Unione. Credo anche che sia stata l'ultima volta che ha visto i due esponenti ritrovarsi d'accordo su qualcosa.
È fuorviante, oltre che un falso storico, riabilitare oggi Prodi dopo averlo costretto a mettersi da parte per ben due volte, e solo nel nome di un ritrovato antiberlusconismo. La bandiera dell'Ulivo, figura retorica che il centro sinistra ha usato e dismesso a proprio piacimento, non è mai stata affatto ammainata, ma calpestata. Per non parlare di formazione politiche, come ad esempio i Socialisti, che Veltroni ha scientemente cancellato dal Parlamento nell'illusione di assorbire tutto quel presunto consenso verso di sé.
Il segretario Pd ora guarda alla prospettiva di una casa comune che racchiuda i riformisti italiani, ma dimentica che il suo partito ha letteralmente massacrato la sinistra costringendola ai margini delle Istituzioni e dimentica che vi sono ampi settori di personale politico moderato che cerca spazio e identità che finora non ha trovato. Il Pd, pur senza identità, resta un importante esperimento di progresso politico sullo scenario nazionale, ma le sue contraddizioni ne fanno semplicemente qualcosa di poco riuscito.
C`è bisogno del suo contributo, se è vero che il Pdl ha evitato - e può continuare a evitare - certi errori proprio rovesciando l'esempio dell'amalgama Ds-Dl che sviluppano la dialettica interna solo e soltanto rivangando sulle differenze tra gli uni e gli altri, ma nessuno sente la necessità di mistificare o mitizzare ciò che è stato nel recente passato a seconda delle convenienze. In questo modo si dimostra soltanto che i vizi di una certa politica italiana, al di là delle chiacchiere, non sono mai morti.
Le piazze si riempiono e qualcuno ritiene che producano consenso. Questo qualcuno è Walter Veltroni, il quale è convinto che qualunque esercizio di democrazia sia favorevole alla crescita del suo Partito Democratico. Ora, spezzerò qualche entusiasmo, ma credo che sia completamente fuori strada. In ogni modo, va bene la pratica del dissenso, ma fino a quando non si innesca un processo di mistificazione della storia politica degli ultimi anni che non fa onore nemmeno al più obnubilato dei militanti.
Superata, si spera, la querelle sul numero di persone che riescono a stare dentro una piazza contemporaneamente, non ho potuto non notare i passaggi che Veltroni ha dedicato nel suo íntervento al Circo Massimo alla sciagurata esperienza dì governo di Romano Prodi. La fine anticipata di quell'esecutivo, che ha portato sostanzialmente alla morte - politica, s'intende - del Professore fu una scelta tattica operata nel nome del nascente Partito Democratico. Una operazione di "palazzo" non dissimile da quella che, nel '98, aveva già defenestrato lo stesso Prodi per far spazio a D'Alema. In quest'ultima occasione, è opinione diffusa che sia stato proprio l'ex leader diessino, assieme all'ex sindaco di Roma, a decidere di tagliare i viveri all'esecutivo sostenuto dall'Unione. Credo anche che sia stata l'ultima volta che ha visto i due esponenti ritrovarsi d'accordo su qualcosa.
È fuorviante, oltre che un falso storico, riabilitare oggi Prodi dopo averlo costretto a mettersi da parte per ben due volte, e solo nel nome di un ritrovato antiberlusconismo. La bandiera dell'Ulivo, figura retorica che il centro sinistra ha usato e dismesso a proprio piacimento, non è mai stata affatto ammainata, ma calpestata. Per non parlare di formazione politiche, come ad esempio i Socialisti, che Veltroni ha scientemente cancellato dal Parlamento nell'illusione di assorbire tutto quel presunto consenso verso di sé.
Il segretario Pd ora guarda alla prospettiva di una casa comune che racchiuda i riformisti italiani, ma dimentica che il suo partito ha letteralmente massacrato la sinistra costringendola ai margini delle Istituzioni e dimentica che vi sono ampi settori di personale politico moderato che cerca spazio e identità che finora non ha trovato. Il Pd, pur senza identità, resta un importante esperimento di progresso politico sullo scenario nazionale, ma le sue contraddizioni ne fanno semplicemente qualcosa di poco riuscito.
C`è bisogno del suo contributo, se è vero che il Pdl ha evitato - e può continuare a evitare - certi errori proprio rovesciando l'esempio dell'amalgama Ds-Dl che sviluppano la dialettica interna solo e soltanto rivangando sulle differenze tra gli uni e gli altri, ma nessuno sente la necessità di mistificare o mitizzare ciò che è stato nel recente passato a seconda delle convenienze. In questo modo si dimostra soltanto che i vizi di una certa politica italiana, al di là delle chiacchiere, non sono mai morti.
Nessun commento:
Posta un commento