Riccardo Villari è nato il 15 marzo 1956 a Napoli, risiede a Napoli, docente universitario (malattie infettive epatologia); medico (medicina interna - epatologia). Non è un parvenu politico: nella XIV legislatura è stato eletto alla Camera, nella XV ancora alla Camera, e nella XVI, l’attuale è membro del Senato. È stato eletto in Campania. Membro del Gruppo Pd al Senato, è membro della 8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni), prima membro, dal 4 giugno, poi da pochi giorni, 13 novembre, presidente della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Al centro dell’affair Vigilanza Rai, sollevato da Veltroni evidentemente col solo scopo di autosputtanarsi (anche se oggi ha la faccia di bronzo di dire: “La situazione ha preso un carattere farsesco, sta al governo far rispettare la nostra intesa”), oggi ha compiuto un atto a dir poco eroico: opporsi alla peggiore partitocrazia che si incarna nel Pd, alias ex diesse alias ex margherita. Non si è dimesso da presidente della vigilanza Rai. L’annuncio l’ha dato al termine delle votazioni per l’elezione dei vicepresidenti (eletti Giorgio Merlo e Giorgio Lainati) e dei segretari (Enzo Carra e Luciano Sardell) alle quali erano assenti i commissari di Idv Pardi e Orlando e Sergio Zavoli. Il ruolo di presidente della Vigilanza “mi è stato affidato con il voto di parlamentari che hanno svolto legittimamente la loro funzione”, ha ricordato Villari motivando così la sua decisione di restare alla guida della commissione. “Mi sento un esponente e un uomo del Partito democratico, e sottolineo democratico, per questo so che il valore delle istituzioni precede il peso delle segreterie”.
All’annuncio sono seguite nuove isterie di un partito, quello di Veltroni, ormai al collasso, non solo di credibilità ma anche “mentale”. Già perché quella di Villari è mossa non gradita al Pd che aveva già previsto, in caso di mancate dimissioni, la sua espulsione dal gruppo al Senato. E così è stato. L'Ufficio di presidenza del partito a palazzo Madama ha infatti proposto l'espulsione del senatore alla riunione del direttivo. L'organismo, adesso, dovrà pronunciarsi sulla proposta. L’anima stalinista è dna, non c’è che dire. Contro un tale provvedimento non democratico, “comunista”, da “cervelli all’ammasso” perché conta quello collettivo del partito, il senatore Villari potrebbe sempre proporre ricorso all'assemblea del gruppo democratico del Senato che poi dovrebbe pronunciarsi. Ma questi sono aspetti miseramente secondari. Intanto, siamo al parossismo isterico, “il gruppo del Pd non partecipa ai lavori finché non arrivano le dimissioni”, fa sapere la Giovanna Melandri lasciando la seduta della Vigilanza. Come se questo atto fosse di qualche peso politico. È solo stizza per un giocattolo rotto.
Dopo il suo annuncio il senatore del Pd ha convocato l’ufficio di presidenza della commissione richiamando l’articolo 7 del regolamento, quello che riguarda l’ordinaria amministrazione dei lavori della commissione.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha lanciato un “appello al senatore Villari perché sacrifichi le ragioni giuridiche che certamente ha, in quanto regolarmente eletto presidente della Commissione di Vigilanza Rai, sull’altare della responsabilità politica. La volontà di maggioranza e opposizione di convergere sul nome del senatore Zavoli - ha sottolineato - deve indurre il senatore Villari a rassegnare le dimissioni per garantire piena funzionalità alla Commissione, dimostrando così di avere un rispetto per le istituzioni assai più apprezzabile di qualsivoglia valutazione meramente formale”. Belle parole! un’ottima occasione persa per far valere il detto “il silenzio è d’oro”. Violare il diritto e le regole che normano le istituzioni sull’altare degli inciuci partitocratici. Ottimo insegnamento per i cittadini!
Ho già ricordato che sulla questione che “ha preso un carattere farsesco” (oltretutto cieco lui perché non si accorge d’essere il guitto protagonista), è intervenuto anche il segretario del Pd Walter Veltroni dicendo che “noi abbiamo raggiunto un’intesa con palazzo Chigi su un nome di assoluto livello. A questo punto il problema non è più mio, ma tutto in casa della destra. Spetta a chi ha questa responsabilità di applicare questa intesa”. Berlusca, insomma, pensaci tu! Povero Uolter, quale maggior riconoscimento di queste parole poteva sperare il Cavaliere? Siamo alla resa totale!
E dal centrodestra in difesa della scelta del presidente della Vigilanza si esprime il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli secondo il quale “'le sue mancate dimissioni sono il primo gesto di ribellione contro un partito autocratico e nient’affatto democratico. Villari ha correttamente privilegiato il dato istituzionale e parlamentare rispetto a quello partitocratico. È vero il contrario di quello che afferma l’amico Parisi: Villari resta o si dimette contro Veltroni, e non con il sostegno di Berlusconi. La sua sospensione dal partito dopo aver costretto Latorre a un gesto di «autocritica» staliniana, e l’elezione a vicepresidente di Enzo Carra (anche lui sarà da espellere?), sono altrettanti segnali dell’imminente implosione del Pd”. Parole alle quali si ribella la Melandri: “Ci stiamo chiedendo chi comanda nel Pdl. Noi abbiamo fatto un accordo con Silvio Berlusconi e Gianni Letta su Zavoli, ora questo accordo viene smentito”. Un altro colpo di scure sulla credibilità del loft veltroniano.
Dulcis in fundo, dall'Idv Leoluca Orlando – proprio lui! - parla di una “'vicenda indecorosa che umilia un importante organismo parlamentare e di garanzia del servizio pubblico radiotelevisivo. Da tale vicenda emergono più che mai il conflitto di interessi del presidente del Consiglio, l'arroganza della maggioranza, le proposte indecenti della seconda carica dello Stato e l'azione dei furbetti del bigliettino. Insomma, siamo davanti a un quadro desolante che rischia di trasformare la commissione di vigilanza e la stessa Rai in una dependance della villa di Arcore”. Ma facci il piacere! Raccontala meglio!
Al centro dell’affair Vigilanza Rai, sollevato da Veltroni evidentemente col solo scopo di autosputtanarsi (anche se oggi ha la faccia di bronzo di dire: “La situazione ha preso un carattere farsesco, sta al governo far rispettare la nostra intesa”), oggi ha compiuto un atto a dir poco eroico: opporsi alla peggiore partitocrazia che si incarna nel Pd, alias ex diesse alias ex margherita. Non si è dimesso da presidente della vigilanza Rai. L’annuncio l’ha dato al termine delle votazioni per l’elezione dei vicepresidenti (eletti Giorgio Merlo e Giorgio Lainati) e dei segretari (Enzo Carra e Luciano Sardell) alle quali erano assenti i commissari di Idv Pardi e Orlando e Sergio Zavoli. Il ruolo di presidente della Vigilanza “mi è stato affidato con il voto di parlamentari che hanno svolto legittimamente la loro funzione”, ha ricordato Villari motivando così la sua decisione di restare alla guida della commissione. “Mi sento un esponente e un uomo del Partito democratico, e sottolineo democratico, per questo so che il valore delle istituzioni precede il peso delle segreterie”.
All’annuncio sono seguite nuove isterie di un partito, quello di Veltroni, ormai al collasso, non solo di credibilità ma anche “mentale”. Già perché quella di Villari è mossa non gradita al Pd che aveva già previsto, in caso di mancate dimissioni, la sua espulsione dal gruppo al Senato. E così è stato. L'Ufficio di presidenza del partito a palazzo Madama ha infatti proposto l'espulsione del senatore alla riunione del direttivo. L'organismo, adesso, dovrà pronunciarsi sulla proposta. L’anima stalinista è dna, non c’è che dire. Contro un tale provvedimento non democratico, “comunista”, da “cervelli all’ammasso” perché conta quello collettivo del partito, il senatore Villari potrebbe sempre proporre ricorso all'assemblea del gruppo democratico del Senato che poi dovrebbe pronunciarsi. Ma questi sono aspetti miseramente secondari. Intanto, siamo al parossismo isterico, “il gruppo del Pd non partecipa ai lavori finché non arrivano le dimissioni”, fa sapere la Giovanna Melandri lasciando la seduta della Vigilanza. Come se questo atto fosse di qualche peso politico. È solo stizza per un giocattolo rotto.
Dopo il suo annuncio il senatore del Pd ha convocato l’ufficio di presidenza della commissione richiamando l’articolo 7 del regolamento, quello che riguarda l’ordinaria amministrazione dei lavori della commissione.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha lanciato un “appello al senatore Villari perché sacrifichi le ragioni giuridiche che certamente ha, in quanto regolarmente eletto presidente della Commissione di Vigilanza Rai, sull’altare della responsabilità politica. La volontà di maggioranza e opposizione di convergere sul nome del senatore Zavoli - ha sottolineato - deve indurre il senatore Villari a rassegnare le dimissioni per garantire piena funzionalità alla Commissione, dimostrando così di avere un rispetto per le istituzioni assai più apprezzabile di qualsivoglia valutazione meramente formale”. Belle parole! un’ottima occasione persa per far valere il detto “il silenzio è d’oro”. Violare il diritto e le regole che normano le istituzioni sull’altare degli inciuci partitocratici. Ottimo insegnamento per i cittadini!
Ho già ricordato che sulla questione che “ha preso un carattere farsesco” (oltretutto cieco lui perché non si accorge d’essere il guitto protagonista), è intervenuto anche il segretario del Pd Walter Veltroni dicendo che “noi abbiamo raggiunto un’intesa con palazzo Chigi su un nome di assoluto livello. A questo punto il problema non è più mio, ma tutto in casa della destra. Spetta a chi ha questa responsabilità di applicare questa intesa”. Berlusca, insomma, pensaci tu! Povero Uolter, quale maggior riconoscimento di queste parole poteva sperare il Cavaliere? Siamo alla resa totale!
E dal centrodestra in difesa della scelta del presidente della Vigilanza si esprime il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli secondo il quale “'le sue mancate dimissioni sono il primo gesto di ribellione contro un partito autocratico e nient’affatto democratico. Villari ha correttamente privilegiato il dato istituzionale e parlamentare rispetto a quello partitocratico. È vero il contrario di quello che afferma l’amico Parisi: Villari resta o si dimette contro Veltroni, e non con il sostegno di Berlusconi. La sua sospensione dal partito dopo aver costretto Latorre a un gesto di «autocritica» staliniana, e l’elezione a vicepresidente di Enzo Carra (anche lui sarà da espellere?), sono altrettanti segnali dell’imminente implosione del Pd”. Parole alle quali si ribella la Melandri: “Ci stiamo chiedendo chi comanda nel Pdl. Noi abbiamo fatto un accordo con Silvio Berlusconi e Gianni Letta su Zavoli, ora questo accordo viene smentito”. Un altro colpo di scure sulla credibilità del loft veltroniano.
Dulcis in fundo, dall'Idv Leoluca Orlando – proprio lui! - parla di una “'vicenda indecorosa che umilia un importante organismo parlamentare e di garanzia del servizio pubblico radiotelevisivo. Da tale vicenda emergono più che mai il conflitto di interessi del presidente del Consiglio, l'arroganza della maggioranza, le proposte indecenti della seconda carica dello Stato e l'azione dei furbetti del bigliettino. Insomma, siamo davanti a un quadro desolante che rischia di trasformare la commissione di vigilanza e la stessa Rai in una dependance della villa di Arcore”. Ma facci il piacere! Raccontala meglio!
Nessun commento:
Posta un commento