L’agenzia Agi oggi riporta le parole del neosindaco di Roma che ha commemorato i caduti alla Resistenza, in una cerimonia a Porta San Paolo. In sintesi, dice Alemanno, i valori della Resistenza non si mettono in discussione, ma ciò non toglie che vada fatta un'operazione di verità sugli abusi compiuti durante la guerra civile. Non è ora il luogo di discutere se la lotta partigiana e la repressione antipartigiana affidata dai tedeschi ai repubblichini siano o no inquadrabili in un quadro di “guerra civile”, cosa che significherebbe legittimare la piena autonomia statuale della Repubblica sociale, che tale non sembra stante l’occupazione germanica di fatto e l’annessione di fatto di molta parte del Nord al Reich. Certo, va sottolineato come esista ed ancora pesante sia nelle coscienze il problema della strumentalizzazione che dal dopoguerra ad oggi è stata fatta di molti degli eventi che hanno interessato i territori centrosettentrionali del Paese.
“Sui valori della Resistenza non si discute, la libertà contro gli occupanti e la democrazia. Non c'è nessuna polemica ma grande e rispetto e grande radicamento. Sulla componente di odio, di guerra civile siamo chiamati ad un'opera di verità, condannando gli abusi che furono fatti da tutte le parti affinché non rimangano strascichi”. Certo, l’opera sarebbe meritoria, ma altrettanta chiarezza andrebbe fatta con un collettivo mea culpa sulle strumentalizzazioni che sono state perpetrate e continuano ad essere perpetrate forse da entrambe le parti, ma, almeno per quanto riguarda le vicende del confine orientale, da quella destra più retriva e revanscista che seguita a mistificare i fatti e a pretendere medaglie ed il riconoscimento di vittima dalle supreme istituzioni dello Stato.
“Qualsiasi opera di chiarimento storiografico e di ricucitura nazionale non deve mettere in discussione i valori della Resistenza che sono fondativi della Costituzione”, ha detto Alemanno, ed io aggiungerei i danni che il fascismo ha fatto nel Paese e particolarmente in terra slovena ed in Istria.
“Sui valori della Resistenza non si discute, la libertà contro gli occupanti e la democrazia. Non c'è nessuna polemica ma grande e rispetto e grande radicamento. Sulla componente di odio, di guerra civile siamo chiamati ad un'opera di verità, condannando gli abusi che furono fatti da tutte le parti affinché non rimangano strascichi”. Certo, l’opera sarebbe meritoria, ma altrettanta chiarezza andrebbe fatta con un collettivo mea culpa sulle strumentalizzazioni che sono state perpetrate e continuano ad essere perpetrate forse da entrambe le parti, ma, almeno per quanto riguarda le vicende del confine orientale, da quella destra più retriva e revanscista che seguita a mistificare i fatti e a pretendere medaglie ed il riconoscimento di vittima dalle supreme istituzioni dello Stato.
“Qualsiasi opera di chiarimento storiografico e di ricucitura nazionale non deve mettere in discussione i valori della Resistenza che sono fondativi della Costituzione”, ha detto Alemanno, ed io aggiungerei i danni che il fascismo ha fatto nel Paese e particolarmente in terra slovena ed in Istria.
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