venerdì 16 maggio 2008

Due facce d'una stessa medaglia

Nel suo discorso oggi, alla celebrazione della festa della Polizia in piazza del Popolo, a Roma, Maroni ha posto l’accento su un assioma fondante la società civile: “Sul tema della sicurezza individuale si fonda il patto di unione dei cittadini e la stessa legittimazione del potere pubblico”. La sicurezza individuale, cioè, non è una tigre politica che si può cavalcare o meno, o una categoria del pensiero di destra. È il principale motivo costitutivo di una comunità, di uno Stato. Troppo spesso lo si dimentica, perché lo si dà per implicito e come tutto ciò che è implicito, scontato, si finisce col trascurarlo. E poi non si comprende più da dove nasca nel cittadino la sfiducia nelle istituzioni. O cosa lo spinga ad esiti elettorali come l’ultimo.
Sul tema della sicurezza “il Paese pretende risposte immediate ed efficaci e chiede a tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, di collaborare per la soluzione dei problemi che affliggono le nostre comunità”. Il governo “ha ricevuto un ampio consenso ed un chiaro mandato dai cittadini elettori: garantire a tutti più sicurezza. Nel chiedere la fiducia al Parlamento, il presidente del consiglio dei ministri ha ricordato che non si tratta di cavalcare la paura, ma di liberare dalla paura i cittadini ed in particolare le donne e gli anziani”, così Maroni. E come si sa il governo sta predisponendo un pacchetto di misure atto a dare una risposta concreta.
C’è comunque un aspetto che ostacolerà più dei cori che all’unisono si levano in certi ambienti che guardano a sinistra nella speranza d’intravedere l’arrivo dei “nostri”. Il bilancio del Dipartimento di pubblica sicurezza “ha subito una costante riduzione negli ultimi due anni”, e Maroni, da ministro dell’Interno ne è grandemente preoccupato tanto da ritenere necessario e sollecitare “un intervento deciso e immediato perché e' evidente che non possono essere date risposte immediate se non sono messe a disposizione risorse adeguate”. Soprattutto quando appare evidente che è un imperativo categorico "intervenire con fermezza per evitare che la rabbia prevalga sulle regole della convivenza civile e che si possano ripetere episodi di ingiustificabile violenza come quelli che si sono verificati a Napoli a seguito dell'orribile tentativo di rapimento di una neonata”.
Che finalmente ci si stia muovendo, segnali ci sono. Una traccia del nuovo la si nota nei servizi televisivi che riportano interviste o dichiarazioni di forze dell’ordine. C’è una sensazione di fermezza che traspare, di sicurezza di non venir smentiti a livello politico, di avere le spalle finalmente coperte da qualcuno. Se non altro si è cominciato a minare “altrove” la credenza del “talian tre volte bon” per dirla alla triestina, dove “tre volte bon” significa “mona”. Ed a questo ci pensa anche Gheddafi, con l’affermazione che c’è una “tragedia in pieno svolgimento: nel Mar Mediterraneo una guerra è stata mossa contro gli africani”. L’Europa “vuole difendersi e impedire ai migranti di raggiungere le coste. Così, colpisce le loro barche e poi annuncia che tutte le persone a bordo sono morte. Talvolta, con il pretesto di soccorrere un barcone lo rovesciano, e ne fanno morire gli occupanti”, questo il messaggio, un messaggio che punta sulla dissuasione psicologica dei migranti meno disperati e più sprovveduti.
E mentre i media nostrani che guardano a “sinistra”, non sapendo più dove aggrapparsi nella difesa dell’indifendibile, sponsorizzano come modello per gestire l’immigrazione la Spagna di Zapatero, come una volta, su altro, adusi con la Cina di Mao, durante le quasi quattro ore di vertice tra il capo della Polizia, Antonio Manganelli, e il suo omologo romeno, George Popa, è stato elaborato un piano operativo che prevede “un potenziamento immediato e senza precedenti dell'azione di intelligence, con l'impiego di squadre congiunte di investigatori italiani e romeni” nelle città italiane dove maggiore è la presenza di cittadini romeni. Un altro segnale di voler affrontare il problema alla radice.
Trovo adeguato chiudere citando due episodi avvenuti ieri. Il primo gravissimo avvenuto a Roma, dove una giovane romena è stata aggredita e stuprata da un 39enne italiano, arrestato dagli agenti della mobile. Come riportano le agenzie, la ragazza, dipendente di una cooperativa di servizi, aveva appena iniziato a fare le pulizie in un call center in zona Vescovio quando è stata aggredita alle spalle da un uomo che, minacciandola con un taglierino, l'ha costretta a subire violenza sessuale. Subito dopo la violenza, la donna ha chiesto soccorso in un bar poco distante dal call center e ha chiamato la polizia. Le indagini, immediatamente avviate dalla Squadra Mobile, hanno consentito di identificare l'aggressore che è risultato essere il convivente della responsabile della cooperativa dove lavora la giovane. Evidentemente un “furbone” che ha colto al volo il clima che stava montando nel paese, pensando bene di fare i suoi porci comodi contro la ragazza ritenuta, in quel momento di xenofobia, indifesa. Di dare en passant un’occhiatina alla gestione di certe cooperative, la butto là, forse un pensierino si potrebbe fare. L’altro, a Milano, dove una donna di 31 anni è stata violentata da un romeno di 27 anni. Erano circa le 23.30: la donna stava aspettando l'autobus 81 alla fermata sul cavalcavia ferroviario nei pressi del cimitero di Greco, quando il romeno l’ha aggredita e trascinata fino in un angolo isolato, dietro ad una scarpata. A notare la scena sono stati agenti della polizia ferroviaria di passaggio, che sono riusciti ad arrestare il romeno.
Due accadimenti che, comunque li si veda, sono due facce d’una stessa medaglia.

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