Trieste rende omaggio alle salme dell'Arciduca Francesco Ferdi-nando d'Asburgo e della moglie, Duchessa di Hohenberg, assassi-nati a Sarajevo il 28 giugno 1914.
Wien, 1916
Funerale di Franz Joseph, Kaiser und König, morto il 21 novembre 1916.
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mercoledì 7 maggio 2008
"Nuda voce t'ascolto" di Giovanni Radaelli
Giovanni Radaelli (Lecco, 1958) ha pubblicato con la Casa Editrice Stefanoni di Lecco nel 1997 la plaquette “Nuda voce t’ascolto” da cui qui sotto ripropongo tre liriche. Scrive Giuseppe Leone nella introduzione critica al libro: «Conforme a … moderne soluzioni estetiche è il verso, personale ed elegante, grazie alla presenza frequentissima di sintagmi, che danno un ritmo cadenzato e uniforme alle unità metriche, poche volte spinte verso l’endecasillabo, solo qualche volta oltre. Anche lo stile del dialogo poetico, pur rimanendo fedele in tutte le liriche, al tradizionale colloquio fra l’io poetico e un “tu” (sovente muto interlocutore in Leopardi e montale), offre aspetti di novità assoluta, quando il poeta, nell’ultima poesia della raccolta, inverte l’ordine degli interlocutori, affidando al “tu” il compito di rivolgersi all’io. Ciò si verifica quando, per la prima volta, la voce non nasce dal poeta, ma dalla figlia, nuova coscienza dell’“isola” e trascendenza nella quale si tuffa il poeta».
X
Hai i colori del tramonto riflessi sul tuo viso di colomba insanguinata. Osservi l’inquieto cromatismo delle acque del mare che si tingono dell’abisso della notte incipiente. Appaghi il tuo sguardo nell’argenteo amplesso dei pesci che abbracciano l’acqua densa del novilunio. Ed io preparo la terra che ci unisca, senza che tu te ne accorga: spiaggia, infine, per le tue onde.
XVI
Sei come il mare: quando tocchi la pioggia la confondi. Te ne nutri felice, ma dove rubi il tuo sale? Sono come il fiume: quando la pioggia mi tocca mi trasforma. E come pioggia entro nel mare, divento sale.
XXVII
La voce di mia figlia ripete la stessa melodia di cui son fatte le stelle. Contemplare l’infinito nel breve volgersi di una stagione della vita con occhi che guardano lontano è l’esercizio della più compiuta solitudine. È la certezza di sapere su quali acque sorge la propria isola.
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