Monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ha osservato che chiese e parrocchie in Italia non possono essere disponibili ad un utilizzo delle proprie strutture, di sale parrocchiali, da parte di comunità musulmane, pur con tutto il rispetto che nutrono verso le loro esigenze di culto. Viene ricordato, infatti, che in base alle consuetudini dell'Islam, quando un terreno viene utilizzato per la preghiera dei fedeli di Maometto, non è più disponibile per altre religioni: “Quando un parroco presta i locali della parrocchia deve sapere che in quel momento aliena quello spazio alla religione cattolica e lo affida per sempre all'Islam. Le moschee non sono un luogo di culto, ma luoghi di preghiera e di formazione”. La Conferenza episcopale italiana ha deciso, dunque, di elaborare un documento per definire la posizione della Chiesa cattolica sulla questione della costruzione delle moschee in Italia.
Questa una prima notizia odierna sulla questione dell’immigrazione e della integrazione. La seconda viene dal Viminale dove c’è stata una riunione fra i ministri dell'Interno e della Difesa. Uno dei risultati del vertice è che strutture militari non più in uso potrebbero essere utilizzate per la realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione per immigrati, come si chiamano correttamente ora gli ex cpt, centri di permanenza temporanea. Allo scopo è stato deciso di istituire un gruppo di lavoro tra i due ministeri, Interno e Difesa, che procederà all'individuazione dei siti ritenuti più idonei ad ospitare le nuove strutture, la cui necessità è determinata dall’allungamento del tempo di permanenza nelle strutture da 60 giorni a 180 giorni e dall'introduzione del reato di immigrazione clandestina prevista dal disegno di legge presentato al Parlamento. Secondo Maroni sarebbero necessarie altre dieci strutture da affiancare ai 10 “cie” operativi: Bari-Palese (196 posti), Bologna (95), Caltanissetta (96), Lamezia Terme (75), Gradisca d'Isonzo (136), Milano (112), Modena (60), Roma (300), Torino (92), Trapani (57).
Un nuovo segnale che qualcosa finalmente si muove, e in maniera intelligente.
Questa una prima notizia odierna sulla questione dell’immigrazione e della integrazione. La seconda viene dal Viminale dove c’è stata una riunione fra i ministri dell'Interno e della Difesa. Uno dei risultati del vertice è che strutture militari non più in uso potrebbero essere utilizzate per la realizzazione di nuovi centri di identificazione ed espulsione per immigrati, come si chiamano correttamente ora gli ex cpt, centri di permanenza temporanea. Allo scopo è stato deciso di istituire un gruppo di lavoro tra i due ministeri, Interno e Difesa, che procederà all'individuazione dei siti ritenuti più idonei ad ospitare le nuove strutture, la cui necessità è determinata dall’allungamento del tempo di permanenza nelle strutture da 60 giorni a 180 giorni e dall'introduzione del reato di immigrazione clandestina prevista dal disegno di legge presentato al Parlamento. Secondo Maroni sarebbero necessarie altre dieci strutture da affiancare ai 10 “cie” operativi: Bari-Palese (196 posti), Bologna (95), Caltanissetta (96), Lamezia Terme (75), Gradisca d'Isonzo (136), Milano (112), Modena (60), Roma (300), Torino (92), Trapani (57).
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