Marco Travaglio: “Mi domando chi sarà il prossimo presidente del Senato in questa parabola a precipizio, dopo Schifani c'è solo la muffa, probabilmente, il lombrico come forme di vita residue”.
Marco Travaglio: “La gerarchia dell'informazione la decidono i politici, se il clima politico induce a rapporti di distensione tra l'opposizione e la nuova maggioranza, io non scrivo che Schifani ha avuto delle amicizie con dei mafiosi perché non lo vuole né la destra né la sinistra, ma io devo fare il giornalista, io devo raccontarlo. Lo ha raccontato Lirio Abbate nel libro che ha scritto con Gomez e viene celebrato giustamente come un giornalista eroico minacciato dalla mafia”.
Altero Matteoli: “L'attacco di ieri sera, utilizzando senza contraddittorio il mezzo televisivo pubblico, è una vergognosa imboscata. Mi auguro che vi si possa porre riparo evitando almeno che episodi del genere si possano ripetere”.
Luca Volontè: “Dopo lo show di Santoro e Grillo contro il presidente della Repubblica,sanzionato con una ennesima letterina al conduttore, ieri Travaglio non solo pubblicizza il suo libro-inchiesta ma pure attacca la seconda carica dello Stato,il presidente Schifani e la Rai? Deciderà...”.
Gianfranco Rotondi: “A Schifani va tutta la mia solidarietà e amicizia: è un gentiluomo e saranno i fatti a raccontarlo nella sua verità umana e politica”.
Anna Finocchiaro: “Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio”.
Mario Adinolfi: “Alla senatrice Finocchiaro dico che non è proprio necessario correre in soccorso della maggioranza in ogni occasione, per rendere sempre più evidente che la nostra opposizione è morbida e amichevole. Noi difendiamo il diritto anche di Travaglio, per il quale non provo un'istintiva simpatia, a far ascoltare le proprie riflessioni attorno ad un figura delle istituzioni”.
Antonio Di Pietro: “Travaglio ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti. Episodi che non possono essere cambiati o taciuti solo perché, da un giorno all'altro, una persona diventa presidente del Senato oppure, e solo per questo, cancellare con un colpo di spugna la sua storia ed il suo passato. Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio. Questo, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro. Il cronista racconta come sono andati i fatti e paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta egli scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore”.
Italo Bocchino: “L'opinione secondo la quale Travaglio avrebbe semplicemente elencato dei fatti, come sostiene Di Pietro, è inaccettabile”.
Fabrizio Cicchitto: “Di Pietro difende Travaglio e dice a sua volta parole in libertà perché non gradisce che fra le forze politiche di maggioranza e di opposizione si è stabilito un clima normale, nel quale ci si confronta e anche si dissente senza insulti e senza demonizzazioni”.
Maurizio Gasparri: “Travaglio, in un momento di sereno avvio di una nuova fase politica per il paese, getta benzina sul fuoco delle polemiche. Verrebbe voglia di sapere se per spinta di qualcuno”.
Fabio Fazio: “La trasmissione «Che tempo che fa» ha sempre cercato di rispettare due principi. Il primo: consentire la totale libertà di espressione a tutti i propri ospiti, evidentemente anche quando non se ne condividono le opinioni, come ho esplicitamente sottolineato in diretta ieri sera a proposito di alcune affermazioni fatte da Marco Travaglio nel corso della puntata. Il secondo è quello di non offendere nessuno. Tanto più se assente e dunque impossibilitato a difendersi. L'offesa non mi appartiene. Quindi, quando ciò accade, non posso che scusarmi. A maggior ragione in questo caso per il rispetto che è dovuto alla istituzione che il Presidente Schifani rappresenta. E desidero ribadirgli che, se e quando lo riterrà opportuno, sarà il benvenuto a «Che tempo che fa». Rispettare la doppia libertà, quella di chi c'è e quella di chi non c'è, è sempre stato e rimarrà l'obiettivo di questa trasmissione”.
Altero Matteoli: “Ho lavorato insieme con Renato Schifani per due anni e so cosa pensa della criminalità organizzata e soprattutto so quanto si è battuto nelle aule parlamentari per approvare provvedimenti legislativi per contrastarla”.
Angelo Maria Petroni: È stato “uno dei punti più bassi nella storia del servizio pubblico radiotelevisivo. Mai si era vista una trasmissione della Rai diventata tribuna di gratuiti insulti nei confronti di una delle più alte cariche dello Stato. Sono state violate tutte le norme rilevanti dettate dal Parlamento alla Rai a garanzia della stessa ragion d'essere del servizio pubblico radiotelevisivo. Si tratta di un episodio grave, ma purtroppo per nulla isolato”.
Italo Bocchino: “Bene ha fatto Calabrò ad inserire nell'ordine del giorno dei lavori dell'Autorità garante nelle comunicazioni la vicenda di Travaglio. È inaccettabile che vi siano giornalisti o ospiti che usano gli spazi del servizio pubblico per attaccare, senza possibilità di contraddittorio, istituzioni o personalità di rilievo. È necessario che siano prese le necessarie contromisure con le adeguate sanzioni”.
Marco Travaglio: “Mi limito a notare una cosa: nessuno dice che quanto ho affermato sia falso. Non soltanto è vero, ma è notorio che il presidente Schifani abbia intrattenuto fino agli anni Novanta dei rapporti con Nino Mandalà, il futuro boss di Villabate - comune sciolto due volte per collusioni mafiose - poi condannato in primo grado a otto anni per mafia. Negli Anni Ottanta Schifani, insieme a Enrico La Loggia, altro esponente forzista, era socio di Mandalà nella società di brokeraggio assicurativo Siculabrokers. Sono vicende che molti politici siciliani conoscono bene”.
Marco Travaglio: "Ho risposto a una domanda di Fabio Fazio su chi stabilisce la gerarchia delle notizie nei giornali. Ho risposto: i politici. In ogni caso ciò che ho detto su Schifani è stato scritto sia da me sia da Peter Gomez nel libro «Se li conosci li eviti» e, soprattutto, circa un anno fa, in maniera più particolareggiata, lo ha scritto Lirio Abbate, il cronista dell'Ansa celebrato per il suo coraggio e per il suo impegno antimafia dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, e che ora vive sotto scorta. Non risulta, però, che qualcuno lo abbia querelato. Quindi delle due l'una: o Abbate è un bugiardo, e perciò si abbia il coraggio di dirlo, oppure ha ragione. Insomma, ci sono dei fatti che si possono citare nei libri ma non in televisione. Allora dico che in tv non si può dire la verità. La televisione è in mano ai politici, alla casta”.
Clemente Mastella: “Leggo sul «Corriere della sera», a proposito della trasmissione «Che tempo fa?» di Fabio Fazio (che tante polemiche ha scatenato per le accuse, inopportune, fuori luogo, e del tutto gratuite di Travaglio nei confronti della seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, Renato Schifani al quale ribadisco la mia stima e la mia totale solidarietà) che Giuseppe Fioroni ha dichiarato: «So che chi informa non può mai calpestare la dignità delle persone. Pensiamo al caso Mastella, uno fra i tanti»”.
Antonio Di Pietro: “È proprio vero: la lingua batte dove il dente duole! Gli attacchi che sta subendo il giornalista Marco Travaglio solo per aver raccontato la cronaca di fatti veri ed accaduti e che riguardano nientemeno la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Schifani, dimostrano che, come al solito, quando si tratta di difendere la Casta, i vari esponenti di partito di destra e di sinistra fanno quadrato e diventano un tutt'uno (come accadde ai tempi dell'indulto)”.
Marco Travaglio: “Pentito? Ma per piacere, non scherziamo. Figuriamoci se sono pentito per quello che ho detto. Anzi, sono stato anche troppo buono”.
Giuseppe Giulietti: “Noi abbiamo sempre sostenuto il diritto di qualsiasi cittadino, a maggior ragione del presidente del Senato, di rivolgersi ad ogni sede appropriata ogni qual volta si sente diffamato. Trovo francamente singolare che a partire dalla trasmissione alcuni esponenti della destra si siano scagliati addirittura contro Fazio Fazio, Paolo Ruffini e il direttore generale Claudio Cappon”.
Fabrizio Cicchitto: “È evidente che il trio Di Pietro, Giulietti e Travaglio vuole scatenare un clima di rissa tra maggioranza ed opposizione”.
Marco Travaglio: “L'Authority sanzionerà «Che tempo che fa» per avermi dato la possibilità di dire ciò che è vero. La Rai mi potrà denunciare e poi stabilirà che io non potrò più collaborare con «Anno Zero» e così si sono tolti i problemi".
Sandro Curzi: “Il caso-Travaglio, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, ripropone uno scenario mediatico, ormai consolidato, assai avvilente e grave per il nostro Paese, oltre che per il servizio pubblico, dove sembra che abbiano diritto di stare in campo solo gli estremisti, i professionisti della radicalizzazione e della provocazione”.
Intervistatore di Repubblica: “Salvo poche eccezioni, a cominciare da Antonio Di Pietro, dall'opposizione di centrosinistra non sono arrivati attestati di solidarietà nei suoi confronti? Come lo spiega?”
Marco Travaglio: “Non mi meraviglia. Mi sarei preoccupato del contrario, dato che oggi l'opposizione in Italia non si oppone. Se esistesse l'opposizione, mi avrebbe dato solidarietà”.
Marco Travaglio: “La gerarchia dell'informazione la decidono i politici, se il clima politico induce a rapporti di distensione tra l'opposizione e la nuova maggioranza, io non scrivo che Schifani ha avuto delle amicizie con dei mafiosi perché non lo vuole né la destra né la sinistra, ma io devo fare il giornalista, io devo raccontarlo. Lo ha raccontato Lirio Abbate nel libro che ha scritto con Gomez e viene celebrato giustamente come un giornalista eroico minacciato dalla mafia”.
Altero Matteoli: “L'attacco di ieri sera, utilizzando senza contraddittorio il mezzo televisivo pubblico, è una vergognosa imboscata. Mi auguro che vi si possa porre riparo evitando almeno che episodi del genere si possano ripetere”.
Luca Volontè: “Dopo lo show di Santoro e Grillo contro il presidente della Repubblica,sanzionato con una ennesima letterina al conduttore, ieri Travaglio non solo pubblicizza il suo libro-inchiesta ma pure attacca la seconda carica dello Stato,il presidente Schifani e la Rai? Deciderà...”.
Gianfranco Rotondi: “A Schifani va tutta la mia solidarietà e amicizia: è un gentiluomo e saranno i fatti a raccontarlo nella sua verità umana e politica”.
Anna Finocchiaro: “Trovo inaccettabile che possano essere lanciate accuse così gravi, come quella di collusione mafiosa, nei confronti del presidente del Senato, in diretta tv su una rete pubblica, senza possibilità di contraddittorio”.
Mario Adinolfi: “Alla senatrice Finocchiaro dico che non è proprio necessario correre in soccorso della maggioranza in ogni occasione, per rendere sempre più evidente che la nostra opposizione è morbida e amichevole. Noi difendiamo il diritto anche di Travaglio, per il quale non provo un'istintiva simpatia, a far ascoltare le proprie riflessioni attorno ad un figura delle istituzioni”.
Antonio Di Pietro: “Travaglio ha fatto semplicemente il suo dovere raccontando quel che sono i fatti. Episodi che non possono essere cambiati o taciuti solo perché, da un giorno all'altro, una persona diventa presidente del Senato oppure, e solo per questo, cancellare con un colpo di spugna la sua storia ed il suo passato. Un giornalista che racconta, citando episodi specifici, non ha bisogno di alcun contraddittorio. Questo, semmai, deve essere fatto dai politici quando si confrontano tra di loro. Il cronista racconta come sono andati i fatti e paradossalmente vorrebbe dire che ogni qualvolta egli scrive o riporta la cronaca di una rapina, si dovrebbe ascoltare anche la versione del rapinatore”.
Italo Bocchino: “L'opinione secondo la quale Travaglio avrebbe semplicemente elencato dei fatti, come sostiene Di Pietro, è inaccettabile”.
Fabrizio Cicchitto: “Di Pietro difende Travaglio e dice a sua volta parole in libertà perché non gradisce che fra le forze politiche di maggioranza e di opposizione si è stabilito un clima normale, nel quale ci si confronta e anche si dissente senza insulti e senza demonizzazioni”.
Maurizio Gasparri: “Travaglio, in un momento di sereno avvio di una nuova fase politica per il paese, getta benzina sul fuoco delle polemiche. Verrebbe voglia di sapere se per spinta di qualcuno”.
Fabio Fazio: “La trasmissione «Che tempo che fa» ha sempre cercato di rispettare due principi. Il primo: consentire la totale libertà di espressione a tutti i propri ospiti, evidentemente anche quando non se ne condividono le opinioni, come ho esplicitamente sottolineato in diretta ieri sera a proposito di alcune affermazioni fatte da Marco Travaglio nel corso della puntata. Il secondo è quello di non offendere nessuno. Tanto più se assente e dunque impossibilitato a difendersi. L'offesa non mi appartiene. Quindi, quando ciò accade, non posso che scusarmi. A maggior ragione in questo caso per il rispetto che è dovuto alla istituzione che il Presidente Schifani rappresenta. E desidero ribadirgli che, se e quando lo riterrà opportuno, sarà il benvenuto a «Che tempo che fa». Rispettare la doppia libertà, quella di chi c'è e quella di chi non c'è, è sempre stato e rimarrà l'obiettivo di questa trasmissione”.
Altero Matteoli: “Ho lavorato insieme con Renato Schifani per due anni e so cosa pensa della criminalità organizzata e soprattutto so quanto si è battuto nelle aule parlamentari per approvare provvedimenti legislativi per contrastarla”.
Angelo Maria Petroni: È stato “uno dei punti più bassi nella storia del servizio pubblico radiotelevisivo. Mai si era vista una trasmissione della Rai diventata tribuna di gratuiti insulti nei confronti di una delle più alte cariche dello Stato. Sono state violate tutte le norme rilevanti dettate dal Parlamento alla Rai a garanzia della stessa ragion d'essere del servizio pubblico radiotelevisivo. Si tratta di un episodio grave, ma purtroppo per nulla isolato”.
Italo Bocchino: “Bene ha fatto Calabrò ad inserire nell'ordine del giorno dei lavori dell'Autorità garante nelle comunicazioni la vicenda di Travaglio. È inaccettabile che vi siano giornalisti o ospiti che usano gli spazi del servizio pubblico per attaccare, senza possibilità di contraddittorio, istituzioni o personalità di rilievo. È necessario che siano prese le necessarie contromisure con le adeguate sanzioni”.
Marco Travaglio: “Mi limito a notare una cosa: nessuno dice che quanto ho affermato sia falso. Non soltanto è vero, ma è notorio che il presidente Schifani abbia intrattenuto fino agli anni Novanta dei rapporti con Nino Mandalà, il futuro boss di Villabate - comune sciolto due volte per collusioni mafiose - poi condannato in primo grado a otto anni per mafia. Negli Anni Ottanta Schifani, insieme a Enrico La Loggia, altro esponente forzista, era socio di Mandalà nella società di brokeraggio assicurativo Siculabrokers. Sono vicende che molti politici siciliani conoscono bene”.
Marco Travaglio: "Ho risposto a una domanda di Fabio Fazio su chi stabilisce la gerarchia delle notizie nei giornali. Ho risposto: i politici. In ogni caso ciò che ho detto su Schifani è stato scritto sia da me sia da Peter Gomez nel libro «Se li conosci li eviti» e, soprattutto, circa un anno fa, in maniera più particolareggiata, lo ha scritto Lirio Abbate, il cronista dell'Ansa celebrato per il suo coraggio e per il suo impegno antimafia dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, e che ora vive sotto scorta. Non risulta, però, che qualcuno lo abbia querelato. Quindi delle due l'una: o Abbate è un bugiardo, e perciò si abbia il coraggio di dirlo, oppure ha ragione. Insomma, ci sono dei fatti che si possono citare nei libri ma non in televisione. Allora dico che in tv non si può dire la verità. La televisione è in mano ai politici, alla casta”.
Clemente Mastella: “Leggo sul «Corriere della sera», a proposito della trasmissione «Che tempo fa?» di Fabio Fazio (che tante polemiche ha scatenato per le accuse, inopportune, fuori luogo, e del tutto gratuite di Travaglio nei confronti della seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, Renato Schifani al quale ribadisco la mia stima e la mia totale solidarietà) che Giuseppe Fioroni ha dichiarato: «So che chi informa non può mai calpestare la dignità delle persone. Pensiamo al caso Mastella, uno fra i tanti»”.
Antonio Di Pietro: “È proprio vero: la lingua batte dove il dente duole! Gli attacchi che sta subendo il giornalista Marco Travaglio solo per aver raccontato la cronaca di fatti veri ed accaduti e che riguardano nientemeno la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Schifani, dimostrano che, come al solito, quando si tratta di difendere la Casta, i vari esponenti di partito di destra e di sinistra fanno quadrato e diventano un tutt'uno (come accadde ai tempi dell'indulto)”.
Marco Travaglio: “Pentito? Ma per piacere, non scherziamo. Figuriamoci se sono pentito per quello che ho detto. Anzi, sono stato anche troppo buono”.
Giuseppe Giulietti: “Noi abbiamo sempre sostenuto il diritto di qualsiasi cittadino, a maggior ragione del presidente del Senato, di rivolgersi ad ogni sede appropriata ogni qual volta si sente diffamato. Trovo francamente singolare che a partire dalla trasmissione alcuni esponenti della destra si siano scagliati addirittura contro Fazio Fazio, Paolo Ruffini e il direttore generale Claudio Cappon”.
Fabrizio Cicchitto: “È evidente che il trio Di Pietro, Giulietti e Travaglio vuole scatenare un clima di rissa tra maggioranza ed opposizione”.
Marco Travaglio: “L'Authority sanzionerà «Che tempo che fa» per avermi dato la possibilità di dire ciò che è vero. La Rai mi potrà denunciare e poi stabilirà che io non potrò più collaborare con «Anno Zero» e così si sono tolti i problemi".
Sandro Curzi: “Il caso-Travaglio, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, ripropone uno scenario mediatico, ormai consolidato, assai avvilente e grave per il nostro Paese, oltre che per il servizio pubblico, dove sembra che abbiano diritto di stare in campo solo gli estremisti, i professionisti della radicalizzazione e della provocazione”.
Intervistatore di Repubblica: “Salvo poche eccezioni, a cominciare da Antonio Di Pietro, dall'opposizione di centrosinistra non sono arrivati attestati di solidarietà nei suoi confronti? Come lo spiega?”
Marco Travaglio: “Non mi meraviglia. Mi sarei preoccupato del contrario, dato che oggi l'opposizione in Italia non si oppone. Se esistesse l'opposizione, mi avrebbe dato solidarietà”.
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