sabato 10 maggio 2008

La piramide

Il 24 giugno 1972, “il manifesto” pubblicava un corsivo in cui, prendendo spunto da un aumento aberrante di stipendio destinato ai professori universitari si dava descrizione di quello che era ed è ancora oggi il sistema sociale in cui viviamo, una piramide dove il reddito è inversamente proporzionale alla funzione produttiva e dove programmazione, sviluppo, interesse nazionale, responsabilità sindacale, modo di produzione e di consumo è funzionale alla perpetuazione di generazione in generazione di una maggioranza di ignoranti-operai schiavi e una minoranza «colta» e dominante. E citando due politici del tempo, Colombo e La Malfa, così esprimeva la legge alla base che regolava e regola il tutto: «Perché la destra vince? Perché questo le piace e le conviene, lo dice e lo fa, ed è pronta a fare il fascismo appena queste regole sono messe in forse. Perché la sinistra perde? Perché non vorrebbe queste conseguenze ma accetta, o subisce, le regole che le rendono fatali. Il capitalismo non è più contestato come meccanismo e come anima, neppure idealmente. Una strategia della rivoluzione in occidente è difficile. Ma intanto manca una premessa, se non facile, assolutamente elementare: ed è che non esisterà una sinistra, una forza politica e un sistema di alleanze per gli operai, finché quella che c’è parteciperà – come punto di vista e come comportamento pratico e materiale, collettivo e personale – molto più dei privilegi degli strati dominanti che della moderna schiavitù operaia.»
Oggi, con cotanto senno di poi, vien da dire che “il manifesto” non sia un giornale granché letto a sinistra.

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