Ci risiamo. «Due rom sono stati arrestati dalla polizia per avere tentato di rapire una bambina di tre anni nel centro commerciale Auchan di San Giuseppe La Rena a Catania. Il fatto è avvenuto giovedì ma la questura ha mantenuto fino a ora il massimo riserbo. La piccola era in compagnia della mamma intenta a fare la spesa quando una nomade si è avvicinata per chiedere l'elemosina. La signora garbatamente ha risposto di non avere spiccioli. Pochi istanti dopo, mentre la mamma stava caricando la spesa in auto, la rom ha tentato di sollevare la bambina dal carrello della spesa con l'aiuto di un uomo, anche lui romeno.» (da Repubblica.it). I due romeni sono accusati di violenza privata, sottrazione di minore e tentato sequestro di persona.
Dopo Ponticelli Catania. Ma come riportato in altri post sono casi che hanno avuto precedenti “rumorosi”, nel senso che sono fatti finiti in Parlamento e sui media. Ma “state calmi. Non è successo nulla di grave”: per la deputata europea Mohacsi “non è vero che c'è stato il tentato rapimento del bambino dei sei mesi” [quello di Ponticelli, ma su questo, cioè la “bava europea” sparsa sui giornali ritornerò in un prossimo post].
E veniamo ai “ragazzacci” italiani. Siamo in Lucchesia: ottanta adolescenti sono sospettati di aver profittato di una ragazzina di poco più di 14 anni. I racconti degli abusi lasciano senza parole. Oggi restano sotto inchiesta in 23. Riprendo i fatti come li ha presentati Repubblica.it: «Tutto comincia nel giugno 2003, quando va con un ragazzo al fiume, dove ci sono altri ragazzi e poi ne arrivano altri ancora. Uno ha la telecamera. Le chiedono di fare l'amore con ciascuno di loro. L'assillano e la sfidano. Dicono che deve mostrare la sua abilità. Lei si sente in trappola. Sono in tanti. Si sente debole, da una parte vuole conquistare la loro simpatia, vuole soddisfarli, non le va di essere derisa, dall'altra ha paura di essere picchiata e di non tornare a casa. Cede e viene filmata. Dopo comincia il tormento. Qualche ragazzo la minaccia di far vedere la cassetta ai genitori, qualche altro si offre di aiutarla a recuperare il filmato. La spaventano oppure la ingannano. In tutti i casi le chiedono in cambio di fare sesso. E sono sempre in gruppo. Lei si spaventa, cede, diventa ogni giorno più ricattabile. A 14 anni trattata da ninfomane. I ragazzi si fanno sotto, sono curiosi di sperimentare di persona quello che si dice in giro. Poi c'è chi si è pentito ed è stato male. Ma la maggior parte, quando è partita la denuncia e si sono mossi i carabinieri, ha risposto nel più triviale dei modi: ci stava. Alcuni, forse, ne erano convinti.»
L'inchiesta ha il via nella notte di Pasqua del 2004, quando i carabinieri hanno trovato la ragazzina seminuda in una automobile con quattro adolescenti. Lei prega i militari di avvisare i genitori dopo Pasquetta, per non dare loro un dispiacere. Poi, però, è costretta a scrivere una lettera di confessione alla madre. E infine parte la denuncia. Il danno fatto alla ragazzina dal branco di stupratori, diffamatori, ricattatori, anche se non assassini come a Niscemi, è enorme. Ciò che naturalmente ci si aspetta è piena giustizia: oltre a riparare in qualche modo al danno, la galera, una galera vera. In casi del genere non bisognerebbe tener conto della giovane età. Questi delinquenti – tali sono – dovrebbero essere trattati come delinquenti adulti. E dunque carcere normale con tutto quel che ne consegue. Un enorme deterrente probabilmente, credo. Una lezione di vita. Galera, ma anche un marchio che “rovini”, senza condizionale, la loro esistenza in maniera indelebile, tipo l’interdizione perpetua da pubblici uffici o un provvedimento simile, per capirci. Come si parla di tolleranza zero per gli immigrati che delinquono tale dovrebbe essere l’impegno per delitti contro la persona così schifosi e abietti compiuti con l’aggravante di non essere degli sbandati ai margini della società. Occhio per occhio, dente per dente? Sì, perché non si comprende altrimenti perché i carnefici debbano essere “graziati” quando la vittima paga per tutta la vita il sopruso subito.
Dopo Ponticelli Catania. Ma come riportato in altri post sono casi che hanno avuto precedenti “rumorosi”, nel senso che sono fatti finiti in Parlamento e sui media. Ma “state calmi. Non è successo nulla di grave”: per la deputata europea Mohacsi “non è vero che c'è stato il tentato rapimento del bambino dei sei mesi” [quello di Ponticelli, ma su questo, cioè la “bava europea” sparsa sui giornali ritornerò in un prossimo post].
E veniamo ai “ragazzacci” italiani. Siamo in Lucchesia: ottanta adolescenti sono sospettati di aver profittato di una ragazzina di poco più di 14 anni. I racconti degli abusi lasciano senza parole. Oggi restano sotto inchiesta in 23. Riprendo i fatti come li ha presentati Repubblica.it: «Tutto comincia nel giugno 2003, quando va con un ragazzo al fiume, dove ci sono altri ragazzi e poi ne arrivano altri ancora. Uno ha la telecamera. Le chiedono di fare l'amore con ciascuno di loro. L'assillano e la sfidano. Dicono che deve mostrare la sua abilità. Lei si sente in trappola. Sono in tanti. Si sente debole, da una parte vuole conquistare la loro simpatia, vuole soddisfarli, non le va di essere derisa, dall'altra ha paura di essere picchiata e di non tornare a casa. Cede e viene filmata. Dopo comincia il tormento. Qualche ragazzo la minaccia di far vedere la cassetta ai genitori, qualche altro si offre di aiutarla a recuperare il filmato. La spaventano oppure la ingannano. In tutti i casi le chiedono in cambio di fare sesso. E sono sempre in gruppo. Lei si spaventa, cede, diventa ogni giorno più ricattabile. A 14 anni trattata da ninfomane. I ragazzi si fanno sotto, sono curiosi di sperimentare di persona quello che si dice in giro. Poi c'è chi si è pentito ed è stato male. Ma la maggior parte, quando è partita la denuncia e si sono mossi i carabinieri, ha risposto nel più triviale dei modi: ci stava. Alcuni, forse, ne erano convinti.»
L'inchiesta ha il via nella notte di Pasqua del 2004, quando i carabinieri hanno trovato la ragazzina seminuda in una automobile con quattro adolescenti. Lei prega i militari di avvisare i genitori dopo Pasquetta, per non dare loro un dispiacere. Poi, però, è costretta a scrivere una lettera di confessione alla madre. E infine parte la denuncia. Il danno fatto alla ragazzina dal branco di stupratori, diffamatori, ricattatori, anche se non assassini come a Niscemi, è enorme. Ciò che naturalmente ci si aspetta è piena giustizia: oltre a riparare in qualche modo al danno, la galera, una galera vera. In casi del genere non bisognerebbe tener conto della giovane età. Questi delinquenti – tali sono – dovrebbero essere trattati come delinquenti adulti. E dunque carcere normale con tutto quel che ne consegue. Un enorme deterrente probabilmente, credo. Una lezione di vita. Galera, ma anche un marchio che “rovini”, senza condizionale, la loro esistenza in maniera indelebile, tipo l’interdizione perpetua da pubblici uffici o un provvedimento simile, per capirci. Come si parla di tolleranza zero per gli immigrati che delinquono tale dovrebbe essere l’impegno per delitti contro la persona così schifosi e abietti compiuti con l’aggravante di non essere degli sbandati ai margini della società. Occhio per occhio, dente per dente? Sì, perché non si comprende altrimenti perché i carnefici debbano essere “graziati” quando la vittima paga per tutta la vita il sopruso subito.
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