Nel loft il gioco con cui ci si lecca le ferite è lo shadow cabinet, una sorta di monopoli che “viene da lontano”, che fa tendenza dai tempi del PCI per politici delusi da un elettorato che ha fatto il gran rifiuto votando altri. E girano già i primi nomi degli shadow men: Bersani all'Economia e Letta alle Attività produttive, Pietro Ichino al Lavoro, Salvatore Vassallo, Giorgio Tonini all'Istruzione, Marco Minniti o De Sena all'Interno, Merloni ai Beni culturali, Realacci all'Ambiente, Enrico Morando alle Infrastrutture.
Va annotato che c’è chi non ci sta alla farsa, D’Alema per primo, ma anche Lanzillotta e Parisi sembra abbiano declinato l’invito a farsi inserire nelle figurine. E va annotato anche che mentre Veltroni si trastulla figurandosi il capo del governo per disconoscere la poco elegante, poco soft, poco gentile, molto non capita né digerita, stroncatura uscita dalle urne, il suo partito si riempie di ombre, correnti “negate” che si stanno rafforzando tanto da far pensare ad un congresso prossimo venturo di fuochi d’artificio. Ah, naturalmente tutti d’accordo: la leadership di Veltroni non si tocca. Fino al congresso, forse.
Di Pietro, l’alleato necessario, è contro Veltroni: “Si faccia opposizione concreta o del governo ombra non resterà che l'ombra”. Il leader dell'Idv si dichiara “sconcertato e amareggiato” per la scelta di Veltroni di “andare avanti da solo” nel gioco delle ombre cinesi senza coinvolgere nessun esponente del suo partito nel “gabinetto” d’ombre. Dice Di Pietro: “Per noi Veltroni è e resta il leader della coalizione alleata, ma ci dispiace che ogni giorno lui prenda decisioni da solo senza consultarci, come se noi non ci fossimo, ben sapendo che lui da solo non va da nessuna parte visto che non raggiunge neanche il 50%. È evidente che non ci si possa sposare da soli se l'altro dei due non vuole... ma noi continueremo ad insistere perché vogliamo dare il nostro contributo per un'opposizione seria e concreta”. Cioè, Di Pietro che sa di avere pure lui un’ombra, non capisce il rifiuto d’inserire la sua ombra tra le ombre che giocano nel loft. Lui, una forza che grazie all’ombra di Grillo oggi può contare su 43 parlamentari.
Di Pietro rassicura tutti: “L'Idv non è a caccia di poltrone, ma vuole condividere ruoli di responsabilità [anche se fatti d’ombra]. Non capisco perché quando sono gli altri che aspirano a qualche incarico si dica che «vogliono contribuire fattivamente alla crescita di qualcosa», mentre se siamo noi ad esprimere un desiderio di questo tipo, ci accusano di «volere solo delle poltrone». Nego che sia così perché noi puntiamo ad avere ruoli di responsabilità perché siamo pronti ad assumercele le nostre responsabilità”. E un incarico ombra è sempre l’ombra d’un incarico, e negare anche l’ombra d’un incarico per Di Pietro non è accettabile. “Comunque ci auguriamo che Veltroni superi il suo buonismo di facciata e si decida a fare un'opposizione davvero concreta altrimenti del governo ombra non resterà che l'ombra”, limpido come il sole.
L’opposizione di maniera e di facciata intanto la si fa sui giornali, e in qualche spazio televisivo, soprattutto da Santoro, che si compiace nel descrivere il nord Italia sommerso da un’onda nera di orde fasciste. Si agita a priori, in faccia al popolo di ombre, l’antiberlusconismo come un feticio, incapaci di un briciolo di fantasia per darsi un futuro, come se quel manierismo per pochi intimi fosse l’unico modo di “essere di sinistra”, di fare “sinistra” oggi in Italia. E poi ci si chiede perché l’elettorato premia altro.
Va annotato che c’è chi non ci sta alla farsa, D’Alema per primo, ma anche Lanzillotta e Parisi sembra abbiano declinato l’invito a farsi inserire nelle figurine. E va annotato anche che mentre Veltroni si trastulla figurandosi il capo del governo per disconoscere la poco elegante, poco soft, poco gentile, molto non capita né digerita, stroncatura uscita dalle urne, il suo partito si riempie di ombre, correnti “negate” che si stanno rafforzando tanto da far pensare ad un congresso prossimo venturo di fuochi d’artificio. Ah, naturalmente tutti d’accordo: la leadership di Veltroni non si tocca. Fino al congresso, forse.
Di Pietro, l’alleato necessario, è contro Veltroni: “Si faccia opposizione concreta o del governo ombra non resterà che l'ombra”. Il leader dell'Idv si dichiara “sconcertato e amareggiato” per la scelta di Veltroni di “andare avanti da solo” nel gioco delle ombre cinesi senza coinvolgere nessun esponente del suo partito nel “gabinetto” d’ombre. Dice Di Pietro: “Per noi Veltroni è e resta il leader della coalizione alleata, ma ci dispiace che ogni giorno lui prenda decisioni da solo senza consultarci, come se noi non ci fossimo, ben sapendo che lui da solo non va da nessuna parte visto che non raggiunge neanche il 50%. È evidente che non ci si possa sposare da soli se l'altro dei due non vuole... ma noi continueremo ad insistere perché vogliamo dare il nostro contributo per un'opposizione seria e concreta”. Cioè, Di Pietro che sa di avere pure lui un’ombra, non capisce il rifiuto d’inserire la sua ombra tra le ombre che giocano nel loft. Lui, una forza che grazie all’ombra di Grillo oggi può contare su 43 parlamentari.
Di Pietro rassicura tutti: “L'Idv non è a caccia di poltrone, ma vuole condividere ruoli di responsabilità [anche se fatti d’ombra]. Non capisco perché quando sono gli altri che aspirano a qualche incarico si dica che «vogliono contribuire fattivamente alla crescita di qualcosa», mentre se siamo noi ad esprimere un desiderio di questo tipo, ci accusano di «volere solo delle poltrone». Nego che sia così perché noi puntiamo ad avere ruoli di responsabilità perché siamo pronti ad assumercele le nostre responsabilità”. E un incarico ombra è sempre l’ombra d’un incarico, e negare anche l’ombra d’un incarico per Di Pietro non è accettabile. “Comunque ci auguriamo che Veltroni superi il suo buonismo di facciata e si decida a fare un'opposizione davvero concreta altrimenti del governo ombra non resterà che l'ombra”, limpido come il sole.
L’opposizione di maniera e di facciata intanto la si fa sui giornali, e in qualche spazio televisivo, soprattutto da Santoro, che si compiace nel descrivere il nord Italia sommerso da un’onda nera di orde fasciste. Si agita a priori, in faccia al popolo di ombre, l’antiberlusconismo come un feticio, incapaci di un briciolo di fantasia per darsi un futuro, come se quel manierismo per pochi intimi fosse l’unico modo di “essere di sinistra”, di fare “sinistra” oggi in Italia. E poi ci si chiede perché l’elettorato premia altro.
Nessun commento:
Posta un commento