sabato 31 maggio 2008

Chiaiano non è Genova

Se non si registrasse un forte senso di responsabilità da parte delle forze d’opposizione presenti in Parlamento, si potrebbero catalogare certi segnali come l’incubo ricorrente, periodico di quel rigurgito dell’antiberlusconismo nato dopo il 1994 come una sorta di rigetto verso chi, estraneo alla politica, osava sfidare la gioiosa macchina da guerra post-comunista, che ormai si considerava l’highlander vincitore, e riproposto come una “vendetta” nel 2001 a Genova. Il 2006 come il 1996, il 2008 come il 2001? Ciò che non torna nella prospettiva è, come dicevo, l’atteggiamento responsabile delle forze d’opposizione parlamentari. Per fortuna dell’Italia.
Tuttavia domani a Chiaiano ci sarà un raduno del partito dello sfascio, del movimento sfascista che fedele al “tanto peggio tanto meglio” non arriccia il naso nello schierarsi fianco a fianco con la camorra. Lì sul problema dei rifiuti, altrove magari col racket dell’immigrazione clandestina. Intanto, nonostante gli appelli, anche del presidente della Repubblica, sono continuati i roghi della spazzatura, oltre quaranta cumuli di immondizia dati alle fiamme, nella notte tra Napoli e provincia, a Casoria, Afragola, Giugliano e Secondigliano.
Vorrei capire, se quella di Chiaiano è solo protesta degli abitanti preoccupati di possibili effetti negativi dell’impianto di una discarica nella cava, cosa ci faranno lì domani i comitati “No Dal Molin di Vicenza” e “No Tav della Val di Susa”. Adesso che la sinistra massimalista è fuori dai giochi della politica nazionale “che conta”, l’impressione è che si vogliano creare situazioni per “ottenere” la repressione delle forze incaricate di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza delle istituzioni. Per gridare alla dittatura ed allo Stato fascista.
Ma Chiaiano non è Genova. Se allora il movimento no global aveva simpatie era perché appariva un movimento pacifista credibile che si preoccupava di un progresso sostenibile e a misura del debole, dell’ultimo. Molta acqua è passata sotto i ponti nel frattempo e la prospettiva si è dimostrata per i più una illusione vuota. Soprattutto i due anni passati al governo dalla sinistra radicale che si diceva interprete di quelle aspirazioni hanno mostrato tutti i limiti e la vera faccia di quel “partito” dei no, incapace di proposte concrete, condivisibili e dunque percorribili. La protesta per la protesta e basta.
Dicevo prima di segnali. Una sorta di segnali di fumo che si alzano dai media che affiancano i militanti del partito sfascista. Si constata una sorta di rinascita di una TeleKabul, e un fiorire di agit-prop nella carta stampata o virtuale, che rilanciano anche la più infondata notizia se può aiutare a minare la credibilità della maggioranza o dell’opposizione responsabile. Un’azione sfascista finalizzata ad affondare il governo Berlusconi, come dopo il 1994 e nel 2001, o quantomeno a mettergli sulla strada quanti più ostacoli possibili. Perché, se ne deduce, il governo Berlusconi, al contrario del vecchio centrosinistra, è evidentemente scomodo per gli interessi della lobby o delle lobbies che nascostamente tirano i fili dello sfascismo nazionale non per fare il bene del Paese, della gente, ma per ingrassare con mano libera alle sue spalle.

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