Il buon senso alla fine ha prevalso. Il Tribunale di Losanna ha accolto l'istanza del velocista sudafricano Oscar Pistorius che corre con protesi in fibra di carbonio al posto della gambe. L’istanza di Pistorius era avversa all’ esclusione dalle gare per normodotati, decisa dal Consiglio della Federazione mondiale di atletica il 14 gennaio, in base ai test fatti all'Istituto di biomeccanica e ortopedia di Colonia. Una decisione, quella, discutibile tanto che qualcuno aveva osservato che varrebbe equiparare la cosa in sé al madornale masochismo d’un atleta, per vincere le Olimpiadi, di amputarsi le gambe per poter correre più forte.
Per il tribunale “al momento non esistono elementi scientifici sufficienti per dimostrare che Pistorius tragga vantaggio dall'uso delle protesi”. La Iaaf aveva stabilito, e da qui il diniego, che le protesi del velocista davano "un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) se confrontato con qualcuno che non usa le protesi". Di parere opposto è stato il collegio giudicante ritenendo che la Iaaf non abbia prodotto "prove sufficienti" relative a "vantaggi metabolici" e a "effetti biomeccanici" derivanti dall'uso delle protesi. Le protesi, da quanto ha detto Pistorius in un’intervista, sono usate dal 1997 e lui le usa dal 2004. Strumenti per correre che lo sport per disabili ha già accettato. “E non si sono evolute tecnologicamente. I miglioramenti nei tempi che sono riuscito ad ottenere sono il risultato di impegno, sacrifici, allenamenti, metodo e diete”. Pistorius detiene il record del mondo per amputati sulle tre distanze su cui corre: 100, 200 e 400 metri.
Pistorius, salutando la sentenza che mette a tacere quanti avevano avanzato “folli teorie sul fatto che gareggio con un vantaggio sleale”, ha dichiarato: “Oggi è uno dei giorni più belli della mia vita. Ci sono state, negli ultimi mesi, moltissime speculazioni e credo che oggi sia stato raggiunto un risultato importante”. Ora, ottenuto il via libera alla partecipazione ai giochi olimpici, dovrà guadagnarsi il biglietto per Pechino. Un altro quattrocentista sudafricano, Sishi Sisubiso, si è prenotato quel biglietto con un tempo di 45"84 ottenuto in aprile ad Addis Abeba. Pistorius per partecipare dovrà correre più veloce del connazionale o scendere comunque sotto i 45"55, il tempo minimo per partecipare alle Olimpiadi. Il suo tempo nei 400 è 46”56, dovrà dunque migliorarsi di più d’un secondo. Più semplice è la sua eventuale partecipazione alla staffetta, bastando la convocazione.
“Ora posso rincorrere il mio sogno di partecipare alle Olimpiadi. E se non saranno quelle di Pechino saranno quelle di Londra 2012”, ha detto Pistorius. L’augurio che il suo sogno si realizzi già quest’anno in Cina, e nel caso sia così, un sincero in bocca al lupo per la gara.
Una buona notizia, e chiudo, che permette finalmente ad un disabile che oltretutto non si è mai arreso di fronte ad una amputazione subita in tenerissima età, di competere alla pari con i normodotati. È una vittoria questa che va al di là del suo significato sportivo.
Per il tribunale “al momento non esistono elementi scientifici sufficienti per dimostrare che Pistorius tragga vantaggio dall'uso delle protesi”. La Iaaf aveva stabilito, e da qui il diniego, che le protesi del velocista davano "un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) se confrontato con qualcuno che non usa le protesi". Di parere opposto è stato il collegio giudicante ritenendo che la Iaaf non abbia prodotto "prove sufficienti" relative a "vantaggi metabolici" e a "effetti biomeccanici" derivanti dall'uso delle protesi. Le protesi, da quanto ha detto Pistorius in un’intervista, sono usate dal 1997 e lui le usa dal 2004. Strumenti per correre che lo sport per disabili ha già accettato. “E non si sono evolute tecnologicamente. I miglioramenti nei tempi che sono riuscito ad ottenere sono il risultato di impegno, sacrifici, allenamenti, metodo e diete”. Pistorius detiene il record del mondo per amputati sulle tre distanze su cui corre: 100, 200 e 400 metri.
Pistorius, salutando la sentenza che mette a tacere quanti avevano avanzato “folli teorie sul fatto che gareggio con un vantaggio sleale”, ha dichiarato: “Oggi è uno dei giorni più belli della mia vita. Ci sono state, negli ultimi mesi, moltissime speculazioni e credo che oggi sia stato raggiunto un risultato importante”. Ora, ottenuto il via libera alla partecipazione ai giochi olimpici, dovrà guadagnarsi il biglietto per Pechino. Un altro quattrocentista sudafricano, Sishi Sisubiso, si è prenotato quel biglietto con un tempo di 45"84 ottenuto in aprile ad Addis Abeba. Pistorius per partecipare dovrà correre più veloce del connazionale o scendere comunque sotto i 45"55, il tempo minimo per partecipare alle Olimpiadi. Il suo tempo nei 400 è 46”56, dovrà dunque migliorarsi di più d’un secondo. Più semplice è la sua eventuale partecipazione alla staffetta, bastando la convocazione.
“Ora posso rincorrere il mio sogno di partecipare alle Olimpiadi. E se non saranno quelle di Pechino saranno quelle di Londra 2012”, ha detto Pistorius. L’augurio che il suo sogno si realizzi già quest’anno in Cina, e nel caso sia così, un sincero in bocca al lupo per la gara.
Una buona notizia, e chiudo, che permette finalmente ad un disabile che oltretutto non si è mai arreso di fronte ad una amputazione subita in tenerissima età, di competere alla pari con i normodotati. È una vittoria questa che va al di là del suo significato sportivo.
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