venerdì 30 maggio 2008

Di cosa stiamo parlando?

Ieri la Camera ha approvato il decreto legge sugli obblighi comunitari con 282 sì, 250 no e quattro astenuti. Erano presenti nell’aula di Montecitorio 536 deputati su 630. Le opposizioni ovviamente hanno votato contro, Udc compresa, dopo la cessazione dell'ostruzionismo del Pd e di Idv causato dal cosiddetto emendamento “salva Rete4” a seguito del passo indietro dell'esecutivo sulla contestata norma sulle frequenze tv. È andata finalmente in porto, dunque, l’approvazione del decreto dell'8 aprile del governo Prodi, perché ciò era in discussione, che permette di attuare una serie di obblighi comunitari pena sanzioni europee.
La minoranza ex centrosinistra, che col proprio comportamento in aula, metteva a rischio uno degli ultimi provvedimenti del governo di cui faceva parte fino a poco più di un mese fa, aveva salutato con esultanza il senso di responsabilità del governo, che aveva tolto di mezzo il motivo del contendere per permettere al decreto Prodi l’approvazione con il passaggio a Palazzo Madama nei tempi previsti per evitarne la scadenza. Un’esultanza per poco o niente, che la stampa sfascista, che punta sulla credulità della gente (nonostante il risultato elettorale abbia dimostrato che infinocchiarla non è poi così facile), non ha subito mancato di evidenziare, sottolineando con paroloni la “comune battaglia” dell’opposizione.
Basterebbero a commento affermazioni come quelle di Bonaiuti, portavoce del governo: “Hanno sollevato un polverone solo per dimostrare che esistono ancora”, per classificare la guerriglia parlamentare messa in atto dal Pd e da Di Pietro. Proprio quest’ultimo si è rivolto, durante la propria dichiarazione di voto e dopo che l’emendamento era stato riformulato, ironicamente a Berlusconi non presente in aula dicendo: “Signor presidente del Consiglio, mi rivolgo a lei anche se è assente. Le dico che 'nun se po' fà. Non si possono usare le istituzioni per farsi emanare le leggi di cui si ha bisogno a scopi privati”. Anche se, sarà un caso, proprio con l’astensione di 6 parlamentari del suo partito passava un emendamento sulla convenzione Anas-Autostrade, anch'essa contestata dal centrosinistra, che aveva fatto fibrillare per la seconda volta la tenuta della maggioranza. Il risultato fa naturalmente gongolare Veltroni, che lo saluta così: “L'opposizione alla prima prova ha ottenuto un risultato importante che testimonia come la legislatura sarà molto aperta dal punto di vista parlamentare”. E lasciamolo gongolare, anche se da subito il sottosegretario Romani aveva gelato l'entusiasmo dell'opposizione davanti alle telecamere: “Non capisco perché l'opposizione canti vittoria. Siccome il tempo stringe ed è urgente approvare il decreto, abbiamo dato loro quello che volevano perché è più importante il decreto”. Ed aveva aggiunto, ed è ciò che conta per capire: “Quella frase che abbiamo tolto è già presente nella Gasparri”. Vero, e, dunque, Rete4 è sempre salva ed Europa 7 non avrà le sue frequenze. Cioè non è cambiato assolutamente nulla rispetto alla prima formulazione dell’emendamento. Di cosa stiamo allora parlando?
Ritorno sulle parole di Bonaiuti: “Alla sinistra è stato spiegato che l'emendamento non era per salvare Rete4 e loro hanno sollevato un polverone solo per dimostrare che esistono ancora. Ora che l'emendamento è stato riformulato, devono prendere atto che non c'era alcun interesse nascosto del governo”. Fosse o non fosse così, chi c’è andato di mezzo è la fauna selvatica protetta consegnata, come è stato detto in altro post, alle doppiette dell’Arcicaccia.

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