L’esule istriano, alcuni ben s’intende, xe un bel matavilz che ghe píndola sempre qualche boton. Ed il signor G.L. Vascotto, da bravo attaccabottoni non si fa mancare il suo di boton, che come dice l’indovinello, tondo come l’ocio de colombo, done e òmini i lo usa per ficarlo ne la busa. Scrive su "Il Piccolo" del 23 aprile scorso:
«Giorni addietro ho cercato di sottoscrivere via Internet un contratto con una compagnia di telecomunicazioni che offriva un conveniente contratto Adsl. Inseriti i dati personali richiesti: codice fiscale, giorno e luogo di nascita (Isola d'Istria), provincia (in bianco come da Legge 54 del 15.02.1989). La nazione di nascita Italia s'inserì automaticamente dopo aver scritto Isola d'Istria. Attendendo il passaggio alla pagina successiva mi veniva chiesto di rivedere codice fiscale e/o luogo di nascita in quanto non compatibili. Non riscontrando errori di sorta rinviavo gli stessi dati, con il medesimo esito negativo. Mi ricordai che sulla tessera sanitaria la Provincia era indicata con la sigla, fuorilegge, «Pl», (non era il nostro vecchio Po e tanto meno il nuovo Pu ma almeno la lettera «L» di Pola ci stava) ma anche questo tentativo aveva esito negativo. Rinunciai pensando a una possibile errata impostazione del programma da parte della compagnia! Stavo per spegnere il computer quando mi attirò l'attenzione offerta di un conto corrente on line. Entrai, per pura curiosità, in questo sito e inseriti i dati personali mi ritrovai nella condizione precedente. Si legge che il futuro è via Internet, ma probabilmente da questa facilitazione sono esclusi «i nati in Istria, già Italia». Ancora qualche decina d'anni e con l'estinzione dell'ultimo esule istriano anche questo piccolo problema, come altri più grossi, sarà definitivamente risolto.»
Mio padre è nato a Pedena in Istria al tempo de la defonta, e anche se ha fatto il soldato dopo il 18 per l’occupante italiano, si è sempre sentito di natali austriaco. E come lui chissà quanti negli ex territori degli Asburgo. Eppure nostalgici sì ma mai piagnucolosi per un’identità negata dai Savoia e poi dal fascismo. A nessuno, penso, è mai venuto in mente di scrivere Triest (Österreich) o di rivendicare d’esser nati in Istrien. Certo, una differenza c’è: nessuno di loro ha lasciato casa e beni e si è poi visto fregare il risarcimento dovuto dallo stesso Stato che l’ospitava per ripagare l’altro subentrato dei danni e dei crimini di una guerra assurda e infame. E su questo la solidarietà oggi di tutti, credo, non manchi. Va bene, dunque, il colore, ma per favore basta piagnistei, làine, quand’anche Krokodilstränen. Trieste a suo tempo con Gianni Lagrima già ha dato.
«Giorni addietro ho cercato di sottoscrivere via Internet un contratto con una compagnia di telecomunicazioni che offriva un conveniente contratto Adsl. Inseriti i dati personali richiesti: codice fiscale, giorno e luogo di nascita (Isola d'Istria), provincia (in bianco come da Legge 54 del 15.02.1989). La nazione di nascita Italia s'inserì automaticamente dopo aver scritto Isola d'Istria. Attendendo il passaggio alla pagina successiva mi veniva chiesto di rivedere codice fiscale e/o luogo di nascita in quanto non compatibili. Non riscontrando errori di sorta rinviavo gli stessi dati, con il medesimo esito negativo. Mi ricordai che sulla tessera sanitaria la Provincia era indicata con la sigla, fuorilegge, «Pl», (non era il nostro vecchio Po e tanto meno il nuovo Pu ma almeno la lettera «L» di Pola ci stava) ma anche questo tentativo aveva esito negativo. Rinunciai pensando a una possibile errata impostazione del programma da parte della compagnia! Stavo per spegnere il computer quando mi attirò l'attenzione offerta di un conto corrente on line. Entrai, per pura curiosità, in questo sito e inseriti i dati personali mi ritrovai nella condizione precedente. Si legge che il futuro è via Internet, ma probabilmente da questa facilitazione sono esclusi «i nati in Istria, già Italia». Ancora qualche decina d'anni e con l'estinzione dell'ultimo esule istriano anche questo piccolo problema, come altri più grossi, sarà definitivamente risolto.»
Mio padre è nato a Pedena in Istria al tempo de la defonta, e anche se ha fatto il soldato dopo il 18 per l’occupante italiano, si è sempre sentito di natali austriaco. E come lui chissà quanti negli ex territori degli Asburgo. Eppure nostalgici sì ma mai piagnucolosi per un’identità negata dai Savoia e poi dal fascismo. A nessuno, penso, è mai venuto in mente di scrivere Triest (Österreich) o di rivendicare d’esser nati in Istrien. Certo, una differenza c’è: nessuno di loro ha lasciato casa e beni e si è poi visto fregare il risarcimento dovuto dallo stesso Stato che l’ospitava per ripagare l’altro subentrato dei danni e dei crimini di una guerra assurda e infame. E su questo la solidarietà oggi di tutti, credo, non manchi. Va bene, dunque, il colore, ma per favore basta piagnistei, làine, quand’anche Krokodilstränen. Trieste a suo tempo con Gianni Lagrima già ha dato.
P.S. Il signor Vascotto avrebbe dovuto inserire nel campo «comune (o stato estero)» "Slovenia" o forse "Jugoslavia" se il codice fiscale è stato assegnato prima della disgregazione dello stato jugoslavo, e in quello della provincia "EE". Il problema, dunque, sta nel fatto che un esule come il sig. Vascotto non sa riconoscere che il luogo, dove è nato, è passato dall'Austria all'Italia, poi alla Jugoslavia ed ora è Slovenia.
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