Trieste rende omaggio alle salme dell'Arciduca Francesco Ferdi-nando d'Asburgo e della moglie, Duchessa di Hohenberg, assassi-nati a Sarajevo il 28 giugno 1914.
Wien, 1916
Funerale di Franz Joseph, Kaiser und König, morto il 21 novembre 1916.
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giovedì 29 maggio 2008
"L'oro unto" di Norma Stramucci
Norma Stramucci (Recanati, 1957) ha pubblicato con Edizioni Tracce nel 1995 il libro di poesie “L’oro unto”. Scrive Massimo Raffaeli in una nota: «C’è uno spazio recludo, appena violato da tagli di luce calante, un perimetro di usuali esperienze, minime peripezie, domestiche; e c’è un privato repertorio di oggetti che quel filo di luce elettrizza, sfiorandoli, o smarrisce, sbadatamente trascurandoli. Presenze vicarie, cui è affidato l’alternarsi di euforia e depressione, percettibili come inopinate epifanie o piccoli sinistri autodafé. Oggetti che possono scampare oppure perdere ma dal cui reticolo non è lecito trascendere. Lo sguardo che ne insegue, più spesso ne indovina, la luminosità, il biancore, si sprigiona dal margine, vigila al margine, offeso e ancora irrequieto. Lì si definisce, in quel limite ingombro ed opaco prende identità, connettendosi a una voce, la parola di Norma Stramucci. Che si dà dissimulata negli oggetti, quasi per sottrazione, nel perfetto pudore di chi ancora si sente “uno spino di troppo”.»
Da “L’oro unto”
È un velo di tulle il manto della vita dolce quanto quello di una sposa che si spoglia. E tutto è bianco ciò che non dura.
Un giorno appena sveglia ho visto la vita come un mare, e nessuno a camminarci. La voglia di restare un po’ sopra le cose mi ci aveva condotta. Come un gabbiano che sa fermarsi a pelo d’acqua e rimanere asciutto, ogni tanto.
È l’erba del mio paese che non si vede oggi che pure c’è da stare contenti: i passeri hanno trovato la ciotola del cane, sulla neve.
Vedo il cielo nel lavandino fra i nuvoli del detersivo. È il solo posto dove io che non ho nemmeno un pozzo e uno stagno, ho potuto mettere la luna. E scivola la mano sul panno che voglio bianco.
Quando è mattina, una per una svaniscono le stelle: a guardare bene vedresti l’ultima nella mia tazza di latte, lago tranquillo di porcellana sbiadito.
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