sabato 17 maggio 2008

Nessuna sanatoria per i clandestini

La notizia della giornata, per cui qualche parola è doverosa, è questa: un barcone con alcune centinaia di clandestini è approdato stanotte nel porto di Lampedusa. Poco dopo la mezzanotte un vecchio peschereccio lungo una ventina di metri, che durante la manovra di attracco ha rischiato di finire contro la scogliera e ha urtato una motovedetta della Guardia di finanza, ha scaricato 376 extracomunitari, fra cui 26 donne e 4 bambini. Alcuni immigrati – ci viene detto – si sono anche lanciati sulla banchina nel tentativo di scendere per primi a terra. A occuparsi di questi disgraziati sono stati gli uomini della Guardia di finanza e della Guardia costiera, che hanno proceduto anche alle operazioni di identificazione, trasferendoli poi alla prima tappa del loro viaggio di rimpatrio, alla struttura concentrazionaria in contrada Imbriacola. Nel centro di Lampedusa sono raccolti attualmente 700 extracomunitari di diverse nazionalità. Dalle autorità dell’isola arriva l’allarme: “L’isola sta per scoppiare”. Ieri altri 70 clandestini, tra cui 11 donne e 3 bambini, erano stati fermati dalla nave Urania della marina militare a 35 miglia a sud dell'isola. I migranti clandestini del peschereccio hanno raccontato di essere partiti dal porto libico di Al Zuwara, che è, sembra di capire, notoriamente base preferita dai trafficanti che gestiscono la tratta di esseri umani tra le coste nordafricane e la Sicilia.
Nel vertice di ieri al Viminale è stato deciso che il reato di immigrazione clandestina non sarà contenuto nel decreto. La questione va ben soppesata ed è giusto che se ne riparli in un contesto dove l’urgenza non detti la linea, come quello del disegno di legge. Sono state confermate le misure di contrasto all'immigrazione clandestina dai paesi non appartenenti all’Unione Europea, un maggior contatto con la Romania per la gestione dei cittadini provenienti da quel Paese e misure per dare maggiori poteri ai sindaci sul tema dell'ordine pubblico. Va sottolineata la nuova linea che il governo intende perseguire: “gestire con ordine e rigore le migrazioni interne ed esterne all'Unione europea per garantire la pacifica convivenza, di oggi e di domani, di tutti i popoli”. E sarebbe una buona cosa se certa stampa perseverantemente sfascista si adeguasse e collaborasse nel dare dell’Italia l’immagine di un Paese dove l’ordine si accompagna alla solidarietà, e dove non vi è più alcuna tolleranza per chi delinque in qualunque modo, contando di poterla fare franca comunque grazie a connivenze.
E a proposito di stampa sfascista, a raffreddare la fregola è intervenuto il premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero chiudendo ogni polemica: "Non c'è stato nessun incidente, nessun problema" sconfessando così le dichiarazioni della sua vice premier Maria Teresa Fernandez de la Vega che aveva infiammato gli sfascisti nostrani, che vedevano in lei la nuova Zorro, con parole e affermazioni goduriosissime perché anti-governo e anti-italiane. Già Umberto Bossi stamane aveva puntualizzato ricordando la verità: "Loro [gli spagnoli] sono stati i primi a sparare sugli immigrati, noi invece li abbiamo già qui e abbiamo il problema inverso, il problema di metterli fuori". Ed all’ora di pranzo, puntuali servizi televisivi hanno mostrato il “muro della vergogna” di Zapatero, riportando il giusto equilibrio e l’esatto valore delle parole di Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, che aveva parlato di "anime belle" che "dovrebbero documentarsi".
Maroni intanto, ed è ciò che conta, ha ribadito due punti fermi dell’azione del governo: “Non ci può essere sanatoria per chi è entrato irregolarmente, ma terremo conto naturalmente di quelle situazioni che hanno un forte impatto sociale, come il caso delle badanti", e l’altro: “Escludo la possibilità di fare delle sanatorie, la sanatoria appartiene alla stessa categoria dell'indulto e noi siamo contrari all'indulto e alle sanatorie indiscriminate”.
Due fatti di cronaca infine vanno raccolti, come mi sono riproposto di fare quotidianamente. I Carabinieri di Montebelluna (TV) hanno arrestato tre ragazzi di nazionalità cinese, ritenuti responsabili del sequestro e dello stupro ripetuto di una connazionale di 16 anni. Il fatto era avvenuto lo scorso 25 febbraio quando la ragazzina fu attirata con l'inganno in un'abitazione della provincia di Vicenza e lì tenuta segregata e violentata per quattro giorni. La ragazza riuscì a fuggire ma anziché rientrare a casa vagò per alcuni giorni sotto choc. Poi il rientro a casa, il tragico racconto e l'avvio delle indagini. L’altro a Torino dove la squadra mobile sta indagando sulla morte di un romeno precipitato dal quinto piano. L'uomo si trovava in un alloggio del quartiere San Salvario insieme a cinque moldavi. Un episodio non ancora chiarito, accaduto questa mattina intorno alle 6.
Al lettore che sia arrivato fino a qui, dirò che alcuni termini nella prima parte del post sono stati volutamente sostituiti con altri molto più forti. Volutamente. Il motivo è che è ora di smettere di usare eufemismi nel descrivere la realtà. Per un semplice motivo, per riposizionare la disperazione su un binario di concretezza e non di illusione la quale, quest’ultima, serve soltanto ad ingrassare i mercanti di esseri umani. Parlare di accoglienza, di soccorso, indicare i clandestini con il termine “neutro” di migranti serve solo a riempirsi la bocca di finto miele, mettersi in qualche modo a posto la coscienza, gratificare la propria ipocrisia, contribuire alla grande illusione, che muove migliaia di disgraziati, e, ripeto, farsi complici involontari della mafia dell’immigrazione che sfrutta la disperazione per arricchirsi.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

A Sig. Sergio vorrei fare delle domande: cosa ne sara di tutti quelli che hanno voglia di lavorare e vivere onestamente, ma che nessuno ha la voglia di aiutarli?
che ne sara di tutti coloro che sono in'attesa di una risposta della loro domanda di "decreto flussi"?
Come gli chiamerà Sig. Sergio questi immigranti clandestini?
in attesa di regolarizzazione?
o come?
Che siamo tutti contro il crimine si è capito e bene anche, ma non credo che complicando la vita a chi vuol' vivere onestamente che risolviamo i problemi causati della malavita!
Piuttosto cambiare, attuare le leggi che potete fermare la malavita originaria dai immigranti.
Perchè il nuovo governo non pensa a come fare una legge più dura per chi traffica, contrabanda, uccide,..... .
Cosi si è creato solo panico, e più profonda si fa la differenza tra italiani e immigranti, c'è piu posto di parlare di integrazione?
Da quando si è cominciata questa "caccia" con l'esercito contro "clandestini" senti la l'atmosfera che tu sei differente. Lei ha presente i Kus-Kus-Klan. L'Italia si trova nelle stesse condizioni. A caccia dell'uomo diverso.
La differenza è presente anche negli ambienti in cui prima non si sentiva che fossimo "diversi" l'UNIVERSITA.
Quando tu presenti i documenti per la borsa di studio, prima si mettevano tutti insieme con le altre nazionalità, invece adesso senti le loro voci che te lo dicono in faccia:-Questo è albanese, mettilo da parte.
Sicuramente Sig. Sergio non si è mai trovato in queste situazioni.
Per la sua fortuna Lei si trova dall'altra parte, quindi.... .
Meglio a pensare molto bene prima di parlare. A volte non ci rendiamo conto delle consequenze delle nostre parole.
Dico a Lei Sig. Sergio, perchè la mia voce non arriva ai livelli più alti, si pensi bene prima di giocare con la vita degli altri.
Perchè non va solo un giorno a vedere come vengono trattati gli immigranti nelle porte delle questure.
Si è mai posto la domanda: dove porterà tutta questa pressione psicologica sugli immigranti? Si è mai chiesto da chi si sente di più la forza della legge? Un malavitoso di qualsiasi nazionalità non si confronta tutti i giorni della vita difficile, un'immigrante si.
Nelle porte delle questure, comune,... si trova quello che vuole vivere onestamente, non il malavitoso.
Veda un pò Lei Sig. Sergio con quale durezza dovete trattare gli immigranti (regolari o clandestini), e se c'è bisogno di fare una distinzione tra tutte le tipologie di immigranti.
Dovete sapere che Dio è Unico, non cerchiamo di paragonarci o di intraprendere azioni che solo a Lui spettano: Decidere per la vita degli altri.

I miei distinti saluti

Cittadina albanese, fiera di esserlo
Msc. M.O

P.S Anche se il commento non verrà visualizzato, non m'importa, è importante che Lei lo abbia letto

Unknown ha detto...

Un commento che contiene molti spunti di riflessione e una testimonianza utile che racconta i noti disagi circa l’ottenimento del permesso di soggiorno. Su più d’una questione la scrivente incontra tutta la mia solidarietà. Ma mi sia permesso di astrarre da casi personali: in genere quando uno pensa di usare la retorica dell’immedesimazione dell’ascoltatore nel contesto tende a giustificare il fatto di non avere poi molti altri argomenti ed in genere si muove su una terra di nessuno perché non sa quali esperienze ha realmente vissuto l’altro, e dunque rischia quantomeno di ingenerare diffidenza.
Il problema non sono i migranti, un termine che comunque andrebbe ristretto a quanti vanno in un’altra terra con la vera speranza di rifarsi una vita, un lavoro, una famiglia, un futuro (forse andrebbe ancora più ristretto a quelli che seguono i canali regolari o legali, distinguendoli così dai profughi per i quali valgono norme specifiche di protezione). Il problema sono gli altri, quelli non disposti – sembra un’eresia, ma mi sia concessa – ai sacrifici. È un sacrificio fare la coda davanti alle questure o agli uffici comunali delle grandi città, certo – nessuno lo nega. Ma nella situazione attuale è l’unica prassi che può distinguere il migrante dal delinquente che vede in uno stato diverso dal suo il paese di Bengodi dove arraffare facilmente a piene mani ciò che nel suo paese forse riuscirebbe ad avere solo a costo di grandi fatiche e di enormi sacrifici. La cittadina albanese che scrive si dice fiera di essere albanese – e già solo per questo merita in più grande rispetto da parte di tutti noi. Questo significa che vede nella sua terra d’origine qualcosa di più e di diverso dal un semplice luogo dove le è capitato di nascere, vede nei suoi connazionali qualcosa di più e di diverso da gente qualunque senza una storia che valga la pena di ricordare. Vede quello che con parole del secolo scorso si diceva una “patria” e una “nazione”. Si può essere sicuri che se decidesse di stabilirsi definitivamente domani in Italia sarà una buona cittadina italiana perché oggi è un buona cittadina albanese.
Molti immigrati hanno una notevole cultura, titoli di studio non riconosciuti. Queste persone che spesso si adattano ai lavori più umili meritano tutto il nostro rispetto e maggiore considerazione. È l’emergenza che fa sì che negli uffici pubblici oggi ci sia poco rispetto. Anche perché spesso chi viene pretende – ingannato forse da una televisione piagnona e ipocrita (lo si vede anche in questi giorni nei servizi da Lampedusa o forse meglio su Lampedusa) che mostra un’Italia che non c’è. È la vecchia filosofia del “bono taliano” che a scavare si trova che buono non è, tutt’al più indifferente, certo generoso, questo sì, ma che non gli si venga a rompere le scatole. C’è una frase nel commento estremamente chiarificatrice: “Per la sua fortuna Lei si trova dall'altra parte, quindi…”. Qui sta il misundestanding: “trovarsi dall’altra parte” significa che ci sono due parti equivalenti in valore che formano un tutto. Ma nella questione immigrazione non è così: non esistono due piatti d’una bilancia. I migranti hanno indubbiamente tutti i diritti umani degli autoctoni, come tutti gli essere umani di questa terra, e su questa base vanno certamente rispettati nel senso di salvaguardarne tali diritti, ma non hanno e non possono avere gli stessi diritti dei cittadini italiani e comunitari. Tutto e subito. E dunque se vi sono delle differenziazioni che si vivono come discriminazioni talvolta forse è il caso di farsene una ragione.
Ci sono troppe sirene nel senso omerico, che “garantiscono” mari e monti ai disperati usandoli per pressioni politiche e fini che con la solidarietà hanno poco a che vedere. Certo, se sono un disperato, sono portato a credere piuttosto a chi mi racconta una bella fiaba piuttosto che a chi mi mette di fronte la nuda realtà. A queste persone andrebbe chiesto un esame di coscienza.
“Decidere per la vita degli altri”. Ultimo appunto e chiudo. Il migrante quando decide di partire, qualunque sia il motivo, tragico o futile che sia, decide lui della sua vita. Non può rovesciare su altri la colpa d’una speranza delusa.

Anonimo ha detto...

Sig. Sergio,

Ho letto molto attentamente quello che Lei aveva scritto su noi immigranti.
Non so se lei ha generalizzato oppure no, ma ho paura di si.
Comunque....
Non ci sono misunderstanding in tutta questa facenda.
Come può essere la mia testimonianza poco fidabile, anche la sua può essere ripetitivo.
Le due parti non siamo noi stranieri a definirle, perchè è impossibile che una parte cosi debole come noi possa definire due categorie cosi ben distinte come sono attualmente in Italia.
Sono gli italiani che hanno paura di questa diversità e che vogliono in tutti modi di fare più profonda questa frontiera tra chi è immigrante e chi è italiano.
Mi fa molto piacere che Lei ne abbia anche la minima idea della definizione di "immigrante", credimi ci sono molti italiani che non hanno la minima idea chi siamo.
Lei ha ben detto che ci sono molti immigranti di una cultura notevole... è vero ...e siamo in tanti.
Ecco perchè la legge sull'immigrazione ha bisogno di rispondere a tutte le categorie degli stranieri.
Non siamo piu agli anni '80-'90 che il livello degli immigranti forse lasciava desiderare, siamo negli annni 2000, quindi Italia ha bisogno di rendersi conto che non ha più a che fare che l'immigrante di una volta.
E questo Sig. Sergio è compito della gente intelettuale come Lei di informare la massa.
Di questo che stavo parlando, nè di essere affidabile , nè di convincere, nè...
Forse a Lei non interessa, ma Le voglio dare un piccolo esempio. In questo momento che Le scrivo sono in Canada, a Montreal. Ho vissuto in Italia per 6 anni, 6 anni molto difficili.
Ho trovato lavoro qui a Montreal, quel lavoro che gli italiani me lo hanno negato per 6 lunghi anni.
Forse Lei fa parte di quella gente che direbbe "uno in meno", ma questo non mi importa, veramente.
Quello che mi ha fatto riflettere è che: la stessa persona in due paesi diversi.
Credimi anche qui sono immigrante, ma ho la mia dignità, personalità e sono stata trattata come una persona normale dal momento che sono entrata in frontiera. Sono da tre anni e per un mese prendo la cittadinanza canadese
Le prime parole che senti sono "Bienvenu au Canada" or "Welcome to Canada".
Parole che gli italiani non gli conoscono, e per questo mi dispiace per voi.
Andando in Canada ho "preso" con me le mie origini, la mia cultura, l'istruzione. I canadesi mi hanno dato lo stesso il benvenuto con tutto queste "difetti".
Forse quello che ho scritto non è stato scritto a seconda delle regole del giornalizzmo, ma Lei voglio dire che io di professione faccio la consulente finanziaria.
Leggendo ancora più avanti, non voglio dire le sensazioni che mi ha causato cone le tue parole, ma meglio non saperle.
Chi di tanti immigranti ne ha fatto una ragione? Credo nessuno...
Leggere queste parole uscire da la sua pena, sicuramente ti fanno pensare sulla persona.
Mi aspettavo da Lei una profondità di pensiero....
ma ho letto le stesse parole dette anche da fruttivendole in piazza delle Erbe a Padova.
Lei è nato nell' 47, cosi nella vita ne ha viste e sentite tante, ma ho paura che Lei si è fermato solo nella tua regione.
Ha bisogno di uscire e vedere come il mondo sia cambiato, evoluto, come la gente ormai pensa alla grande e largo.
A volte non fa male a copiare cosa fanno gli altri paesi nel mondo, come affrontano certi delicati argomenti. Ma Le ricordo che il mondo non è solo italia, o EU.
E' stato un piacere a scrivere a Lei, é la prima volta dopo tanto tempo che comunico con un sostenitore di Lega Nord.
Le auguro lunga vita per vedere anche il resto.

Best regards
Msc. M.O

P.s. Dove c'è azione c'è anche reazione.
Le nuove generazioni degli immigranti crescono, si istruiscono....L'Italia si deve preparare alle nuove sfide.
Ma la nuova Italia, la vecchia che resti solo a guardare e che si goda i soldi che le nuove generazioni (italiane o straniere) paghino per loro, d'altronde di fare quello che le precedenti generazioni hanno fatto.
Lasciamo che continui la stafeta.

Unknown ha detto...

Dear pen-friend, conosco il Canada solo dai libri e da filmati e servizi giornalistici, posso soltanto fare confronti su questa base. E sicuramente è ben altro paese che l’Italia. Sono convinto che la predisposizione della gente canadese sia ben diversa verso gli immigrati che non quella che si constata qui da noi, che pure da sempre è terra di migrazione esterna (verso l’esterno, gli USA, l’Australia, gli altri paesi europei) ed interna (dal Sud al Nord soprattutto). Sostanzialmente per due motivi: il primo perché le norme ma soprattutto le istituzioni sono diverse, rigide le prime, più serie le seconde; secondo perché non è un paese sotto assedio come è invece l’Italia.
Nella mia storia personale ho vissuto due periodi che possono servire a chiarire la mia poca profondità di pensiero. Il primo nella Trieste della mia infanzia e gioventù: l’esodo dall’Istria di migliaia di profughi che per ragioni insindacabili fuggivano al regime di Tito. L’ho vissuto, come lei dice per buona sorte, dalla parte “giusta” della barricata, nel senso che mio padre originario del centro dell’Istria era venuto a Trieste prima del ’30, e, dunque, stava di qua dal confine alla fine della guerra, ed in più era un pubblico dipendente. Ma non così mia madre, croata, che per anni fino a che non ha optato per l’Italia aveva due passaporti. Avevo pochissimi anni ma mi ricorderò sempre una scena poco piacevole in treno di ritorno dal paese di mia nonna al passaggio del confine. Vedere mia madre maltrattata dagli agenti di frontiera italiani, saliti sul treno per verificare i documenti, solo perché aveva sbagliato passaporto, e soprattutto allora non capire il perché i miei occhi di bimbo vedevano quel che vedevano e le mie orecchie sentivano quel che sentivano, non è stato qualcosa di cui, italianamente parlando, dopo andarne fiero. Ma questo è soltanto un piccolo episodio. In quei tempi la gente di etnia italiana che scappava dall’Istria era sicuramente malvista da tutti in città (come del resto in Italia), ma non perché era istriana, perché veniva ad aggravare la situazione locale già difficile per conto suo, tanto che ad emigrare in Australia non furono solo profughi istriani ma anche molti triestini costretti per vivere a cercare fortuna altrove. Potrei raccontare molte storie che sono rimaste nitidi ricordi anche se raccolti da un bambino. Comprendo dunque bene entrambe le posizioni, ma so anche che tra la gente che scappava, soprattutto tra quella delle ultime ondate, o ancora dopo gli accordi siglati tra Italia e Jugoslavia c’erano persone che avevano scelto di passare il confine soltanto perché dall’altra parte la rigidità comunista non permetteva loro di fare i loro “porci” comodi. Anche qualche lontano parente di mia madre, non proprio “italiano”.
Questo per dire che la questione è estremamente complessa, anche se si tende a semplificare: gli autoctoni contro gli emigranti perché ravvisano in loro un potenziale pericolo anche se non ben delineato, spesso in una paura di perdere possibilità economiche, come il lavoro, o più spesso individuato nei fatti di cronaca nera; gli emigranti contro gli autoctoni visti, mi perdoni, troppo spesso come chi dovrebbe dare loro senza se e senza ma ciò che gli è stato negato in patria. Da dove possa derivare questa strana consapevolezza nei riguardi di noi italiani può avere molte spiegazioni, che qui non tento di dare. Resta comunque il fatto che molto spesso gli immigrati dimenticano di essere degli ospiti, e molti di comportarsi come tali. È questo che irrita la gente comune. Le piacerebbe che qualcuno venisse a casa sua e si comportasse come se fosse il padrone di casa? No, certo. Ecco, questa è la sensazione che molta gente spesso avverte, anche quella più propensa alla solidarietà vera e non per moda politica. Come formatore ho avuto moltissimi allievi stranieri, alcuni veramente dotati e molto bravi, altri come tutta la media di allievi italiani. Ma spesso mi ha colpito il fatto, sfumature, che si permettevano cose che gli allievi italiani non si permettevano, soprattutto quelli provenienti dai paesi musulmani del Mediterraneo e i sudamericani di lingua spagnola. Forse la precarietà, il sentirsi comunque diversi, la non perfetta padronanza della lingua, modelli derivanti dalla loro cultura la causa, non so. Potrei raccontarle, poi, episodi vissuti negli anni settanta e ottanta quando si cercava di dare una mano ad esuli politici, Santo Domingo, Eritrea, ma interessa poco.
Vengo piuttosto alla seconda osservazione. Nei primi anni settanta mi sono trasferito in questo paesino lombardo da dove sto scrivendo, lasciandomi tutto alle spalle. Qui mi sono costruito dal niente, trovandomi un lavoro presso un’azienda a Milano per cui ho lavorato tutta la mia vita lavorativa. I primi passi non sono stati facili, ero come paracadutato in un luogo di cui non sapevo niente. Ma non è questo ciò che voglio evidenziare. Quando sono venuto in questo paesino la gente era ospitale come tutta la gente cresciuta nelle tradizioni della civiltà contadina. Gente che lasciava le porte, le finestre aperte, anche quando usciva per andare in piazza a fare la spesa o qualche altra commissione. Gente che non aveva paura di trovarsi derubata di quel poco che possedeva, che si fidava l’un l’altro. Gente che era solidale, e lo è ancora oggi in gran parte, con chi si trovi in difficoltà, capace di aiutare spontaneamente chi veniva ad inserirsi nella comunità, ancora oggi succede. Trova qui da noi albanesi, marocchini, cinesi, slavi di diverse etnie, indiani. Il paese ha accolto ed integrato quanti negli ultimi vent’anni sono venuti ad abitarvi regolarmente. In parrocchia si fa scuola d’italiano per gli immigrati adulti. Iniziative di sostegno sono prese dal Comune quando serve, e gli impiegati sono premurosi verso i residenti immigrati. Ma non è questa la gente che impensierisce gli abitanti originari del paese. Dico impensierisce, perché quelle porte e quelle finestre, una volta aperte, oggi sono chiuse e hanno inferriate. Perché? Per diffidenza? No, per gli innumerevoli furti che ci sono stati nelle case, in tutto il paese. La gente si sente assediata dall’esterno, anche gli immigrati residenti. Ecco uno dei motivi che fanno “andare in bestia” la povera gente. Cinque anni fa tutto ciò non accadeva: qualche furtarello per opera di qualche tossico, nulla di più. C’è una parte nuova del paese, case costruite da poco, che è stata ripetutamente “saccheggiata”. Le bande di rumeni e di slavi che hanno in tempi recenti fatto scorrerie nelle terre padane, di cui solo le rapine in ville hanno fatto notizia, sono questi gli “immigrati” nel pensiero collettivo della gente, i clandestini che si danno a delinquere, non il pacifico vicino di casa integratosi che al più dà fastidio perché troppo rumoroso o perché cucina cibi dall’aroma intenso ed esotico.
Ma questo paesino, dove chi viene, viene per trovare una casa, un lavoro che gli permetta di vivere e di mandare qualcosa ai parenti rimasti lontano, non fa testo. Fa testo Milano, una città dove, con l’eccezione di una parentesi di oltre cinque anni trascorsa da queste parti, ho vissuto almeno dodici ore della mia giornata per quasi trent’anni. Dagli anni di piombo ad oggi ho visto cambiare quartieri, come ad esempio Lambrate, e situazioni. E il clima sociale che si respira. Capisco pertanto le rimostranze della gente di fronte ad un nuovo problema, quello dell’immigrazione clandestina, di fronte al quale si sente impotente. Non è a caso né un caso che anche molta gente di sinistra abbia votato Lega. Si sente la necessità di un argine e lo si individua nella Lega, perché il tempo ha mostrato che è l’unica forza rimasta su cui forse si può contare per porre un freno ad una situazione scappata di mano. La sinistra sembra essere il difensore dei deboli, ma lo è solo a parole. Spesso a sinistra si strumentalizza la questione per ragioni meramente politiche, si utilizza cioè l’immigrato come uno strumento di una lotta politica estranea all’immigrato che si dice di difendere. Se siamo in una situazione aggravata come l’attuale molto è dovuto alle forze politiche della sinistra. Non al suo permissivismo ma alla sua finta solidarietà che veniva fatta pesare politicamente fino a pochi mesi fa portando un immobilismo nelle decisioni esiziale.
Non so cosa legga in Canada sui giornali, ma ciò che si sta cercando di fare in Italia è niente di più di quanto già c’è in altri più rispettati paesi europei e sicuramente in Canada o per lo meno negli States.
Le do uno spunto di riflessione: gli italiani non sono una nazione coesa, si può anche dire che non sono una nazione: ciò che gli unisce non è l’amor patrio (la patria, l’Italia esiste solo da un secolo e mezzo), è il calcio e lo sport in genere, la buona tavola, il buon bere e poco altro. Se la grande maggioranza di questo aggregato di poeti, santi, navigatori e allenatori di calcio ha deciso di unirsi in un consenso schiacciante verso l’attuale governo, avrà qualche significato, oltre ad essere un fatto epocale, unico: l’ultima spiaggia verso un cambiamento che ridia speranza e futuro. E cambiamento vuol dire anche ridare sicurezza al paese.
Forse l’unione politica dell’Europa, se mai si farà, darà una prospettiva diversa alle nostre popolazioni. Ma nell’attesa dell’evento non si può lasciare andare allo sfascio ogni cosa. Gli italiani hanno semplicemente cominciato a capire che è venuto anche per loro il tempo di smettere di “parlare” e di mettersi a “fare”. Su ogni fronte.

Anonimo ha detto...

Sig. Sergio,

Io La ringrazio di aver preso in considerazione i miei commenti.
Forse sono stata un pò aggressiva nel scrivere, ma credimi mi fa cosi rabbia con l'Italia che non te lo puoi immaginare.
Se non fosse per le brutte condizioni che Italia impone agli immigranti, probabilmente sarei ancora a Padova a lavorare e a cercare di migliorare la mia vita.
Avete veramente un bel paese,ma.... per vivere non basta.
Io sono la prima e come me anche tanti stranieri che vivono onestamente, che diciamo chiudere la porte ai delinquenti, criminali, trafficanti, ... ecc. Ma tutto questo in Italia non sta succedendo.
Quelli che soffranno di più sono le persone oneste.
Ti racconto un piccolo episodio dalla mia vita a Padova.Mentre finivo i studi presso l'Università di Cà Foscari a Venezia mi ero trovata un lavoro come barista in un bar vicino a tutti spacciatori,che spacciavano davanti agli occhi delle forze dell'ordine .... ecc. Uscivo dal lavoro e mi ferma i carabinieri (niente di male, di strano o di sbagliato).
Allora dico, tra tutta quella gente, brutta gente i carabinieri hanno fermato me, studentessa che tornava dal lavoro.
Does not make sense !!!!
Italia è un paese assediato, è vero. Ma la colpa non è degli immigranti, ma dello stato, politicani.
Come mai che uno stato grande come Italia non riesce a controllare i suoi confini?
Ho paura che dietro sono i sporchi interessi delle mafie, le quali vostro stato non sa come domarli.
Il traffico delle persone esisteva anche nel mio paese, ma è bastato un'accordo tra Italia e Albania per chiudere questa vendemia delle persone.
Come mai Italia con tutte le truppe che ha , le quali gli manda a destra e a sinistra, non è in grado di controllare i confini nel sud?
Perchè riempire le città con soldati quando c'è bisogno di controllare il sud?
Ci sono certe azioni di tutti i governi italiani che non hanno alcun senso.
Perchè italia non seleziona gli immigranti?
Lo fanno tutti i paesi.
Io ti dico per esperienza personale: in Italia sono entrata con un permesso motivo di studio, ho cercato cosi tanto di poter fare la conversione dei documenti da studente a lavoratore, ma niente da fare.
La legge mi dava qlcosa con una mano e con altra me la toglieva. Sono venuta in Italia che ero già laureata, ho riccominciato a studiare a Venezia , mi sono laureata due volte in Italia. So e sapevo già allora parlare tre lingue straniere, italiano-francese-inglese.
Conclusione: Per Italia non sono una persona degna per avere un pezzo di carta, ma perchè Italia non si preoccupa di tutte le categorie degli immigranti. Dalle persone ben istruite non li verrà niente di male all'Italia e agli italiani.
Ma d'altronde Italia non sta tanto a pensare ai suoi cervelli, pensa un pò a quello immigrante.
Fa ridere no?
Questo è quello che in Italia non si pensa mai alla grande e non si pensa mai al futuro.
In Canada sono venuta come immigrante selezionata due volte, dal governo federale del Canada e poi da quello regionale di Quebec
Canada dà questa opportunità, a seconda dei suoi bisogni interni, a tutte le persone che soddisfanno dei criteri.
Canada è un paese che si aggiorna, in Italia non succede.
Uno che rubba, violenta, uccide sa dove va a finire e questa fine è per tutti, canadese o immigrante sia. Non si fa nessuna differenza tra uno e l'altro.
LA LEGGE è UGUALE PER TUTTI
E' questo che tutti vogliamo che succeda anche in italia.
Gli italiani pensano che dano molto agli immigranti, io non credo tanto. In italia l'immigrante è visto come una persona senza dignità e personalità. gli italiani pensono che per noi è sufficiente che riusciamo a guadagnare un pezzo di pane.
E questo dovrebbe bastare a noi.
Parlo per i veneti, perchè gli conosco meglio. Se non fosse per i loro nonni, adesso si troverebbero nelle stesse nostre condizioni. In Veneto c'è una ricchezza che si capisce chè è ereditata, quindi....
Non ho visto grandi lavoratori in veneto, vivono la maggior parte con i soldi ereditati e con le rendite.
Allora quello che vogliono gli immigranti e solo quello di lavorare e di poter lasciare una ricchezza ai loro figli e nipoti.
Non vedo niente di male.
Gli italiani dimenticano le loro sofferenze passate e non sono capaci di vedere nelle faccie degli immigranti le sofferenze, nostalgia per i loro paesi.
Politica o governo, bisogna risolvere questa situazione, ma non alle spese di chi è piu debole.
Sai che neanche uno straniero è più sicuro in Italia!
A questa mia frase a Padova hanno risposto:"Ma forse voi siete abituati, noi no, siamo italiani".
Mi dica Lei se ne abbia senso questa risposta.
A nessun' essere umano, che italiano , francese, albanese o nord africano sia piaciono le situazioni di insicurezza ei disagi sociali, morali, economici....
Ma che ragionamento è questo?!!!!
Io qui, in Canada non ho solo il diritto di voto, tutti gli altri diritti gli come un cittadino canadese.
Le ultime frasi sono piene e forti.
Una mia domanda: E' forse darsi da fare dare l'immunità a tutti quelli che hanno il potere? Accorciare i tempi per le sentenze di vostri capi di stato (Berlusconi)? e tante altre...
In corso della storia dell'umanità (sinceramente la conosco poco, e parlo per quel poco che conosco), i bassi ceti sociali sono stati sempre usati per gli interessi di quelli più alti.
Questo sta succedendo in Italia. Si è creata questa grande polvere chiamata immigrazione, per poter continuare con comodo a fare LORO i lori interessi.
Ma diamo al tempo tempo per far capire agli italiani che nell'immigrante troverà la forza e no il nemico.
Ed è questo che prego Dio che succeda con voi italiani, che vi apra il cuore e gli occhi.
Le auguro una buona giornata!
Yours sincerly
Msc. M.O

P.s. Le chiedo scusa per i miei errori ortografici :)

Unknown ha detto...

Cara amica,
già lo stesso suo post contiene le risposte a molte delle sue domande. Prendiamo la questione dei cervelli. In Italia la ricerca è negletta, è un lavoro da fame, spesso forse neppure considerata un lavoro, nel senso che i ricercatori vivono di borse di studio o di miseri sussidi tanto che moltissimi italiani validi, che vogliono continuare i loro studi, sono costretti ad andare all’estero dove vengono accolti, come anche lei ricorda, a braccia aperte. Non è dunque la qualità dell’immigrato a poter fare la differenza oggi, anche se su questo, da quanto ne so, si comincia a ragionare. Lo spazio aperto per l’immigrazione regolare è quello di manodopera per tutta una serie di lavori che i giovani italiani non vogliono più fare perché faticosi, pesanti o con orari scomodi. Ad esempio, qui nelle campagne gli agricoltori fanno fatica a trovare gente del posto per accudire il bestiame, anche se lavori come quello del mungitore sono ben remunerati. E dunque nelle cascine lombarde ormai si vedono moltissimi extracomunitari per lo più provenienti dall’India. Lo stesso si può dire per il lavoro in fabbrica. Tuttavia anche qui la situazione è resa difficile dalla contraddizione tra la domanda di manodopera delle aziende e la burocrazia che gestisce i flussi migratori e che non facilita gli inserimenti.
Altro discorso è l’immigrazione clandestina; e la politica delle cosiddette sanatorie ha nel tempo aggravato il fenomeno. Perché ha fatto pensare che bastava comunque venire in Italia, tanto prima o poi si veniva regolarizzati. La colpa dell’aggravamento della situazione è imputabile soprattutto ad una cultura della falsa solidarietà, particolarmente ben radicata a sinistra, che ha sempre ostacolato seri tentativi di risolvere la questione. Il problema dell’immigrazione, come tanti altri problemi italiani di forte impatto nella coscienza della gente, è stato usato come clava politica contro l’avversario. Ed in questa rissa da stadio chi c’è andato finora di mezzo sono gli immigrati e la povera gente che si è trovata indifesa di fronte a quella parte di clandestini che hanno trovato più comodo sopravvivere facendosi manovali della delinquenza, spesso più protetti che non le loro vittime. Perché è nella logica delle cose che uno sfigato frequentatore dei centri sociali si mostri protettivo nei confronti del piccolo spacciatore o di chi sopravvive d’espedienti magari a scapito di pensionati che hanno lavorato una vita. Una questione di affinità elettive. Chi è ai margini della società, borderline, proteggerà sempre se stesso, per non rinnegarsi. Oggi i nodi hanno cominciato a venire al pettine; e non è a caso che la sinistra radicale, quella dei senza se senza ma, sia rimasta fuori dal Parlamento italiano. L’inizio di una catarsi politica: il paese finalmente sembra aver capito che continuare a tollerare una situazione di stallo portava alla definitiva disgregazione e, dunque, nel momento del voto si è comportata di conseguenza dando il suo consenso a chi intendeva smettere di parlare per rimboccarsi le maniche e fare.
Berlusconi in Italia sta antipatico perché è uno che si è fatto da sé, intendendo fuori dai clichè tradizionali del successo italiani. La sua scesa in campo, cioè in politica, ha rotto le uova nel paniere degli ex-comunisti che con la loro “gioiosa macchina da guerra” pregustavano la conquista del potere essendo, a torto o a ragione, i soli survivor di tangentopoli. È dunque normale che si sia instaurato un conflitto balcanico tra sinistra e “l’usurpatore”, dove il discredito spesso gratuito di certi media e la persecuzione giudiziaria sono diventati la regola. Una sorta di odio che si è incancrenito nel tempo perché lo psiconano, come lo chiama Grillo, continuava e continua da valente cavaliere a rimanere in sella quanto a consenso della gente, fino ad arrivare oggi vicino a percentuali bulgare nei sondaggi. Ma come l’antiberlusconismo negli anni si è andato rafforzando quale collante dei gruppuscoli, partitini e partiti di sinistra e pian piano si è sostituito ideologicamente ai principi fondanti l’azione politica della sinistra, così la gente della strada che votava a sinistra ha cominciato a comprendere che quella parte politica aveva smesso da tempo di fare gli interessi dei più deboli, alleata e sostenuta da quegli interessi forti che sono riusciti a mettere, seppure per breve periodo, in piedi il governo Prodi. E questa presa di coscienza è stata definita da quegli intellettuali che avevano ormai smarrito il proprio orizzonte politico, il sole dell’avvenire, come uno spostarsi a destra dell’Italia. Un modo per giustificare la propria dipartita dalla politica nazionale nel proprio annuncio funebre.
Vede, cara amica. Ciò che riporta nell’ultima parte del suo post è la propaganda dell’antiberlusconismo che evidentemente fiorisce all’estero. In realtà ciò che oggi si sta cercando di fare in Italia è dare una soluzione alla questione dell’immigrazione cercando una risposta positiva proprio alle domande contenute nella prima parte del suo post. Gli ex-comunisti, che venivano un tempo tacciati di mangiare i bambini, hanno imparato la lezione; e , dunque, oggi vanno affermando in giro e soprattutto all’estero, perché lì forse trovano ancora qualcuno disposto ad ascoltarli, che Berlusconi mangia gli immigrati. Ma non è così. Non sta succedendo nulla di diverso da un ritorno dell’Italia tra i paesi normali. Quelli che lei ha così ben descritto nella prima parte del post.

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