Comincio con il fare eco ad una notizia di un’iniziativa intelligente. Se c’è chi nel loft gioca a shadow cabinet, nella stessa area di riferimento c’è pure chi valorizza le poche cose che di buono ha fatto il governo Prodi. Giovedì mattina, si leggeva ieri su “Metro” e i mille altri quotidiani gratuiti di notizie, è stato presentato il primo farmaco generico a marchio Coop, in vendita dalla prossima settimana negli 80 corner di CoopSalute in tutta Italia. Si tratta di un’aspirina per la cura di stati febbrili, ma pure per uso analgesico che costerà due euro, meno della metà di altri prodotti generici analoghi.
Sempre gli stessi giornali riportavano la notizia dell’abbattimento dei costi dei libri scolastici e la creazione di una banca dati per gli insegnanti dopo che l’Antitrust aveva rilevato una presunta violazione della concorrenza degli editori per i testi scolastici. I prezzi si dovrebbero ridurre per la riduzione dei costi dell’attività promozionale conseguente alla realizzazione della banca dati che dovrebbe servirebbe agli insegnanti per confrontare prodotti e prezzi. Aggiungo che non si comprende perché oggi con il printing on demand le stesse scuole non pensino ad autoprodursi i libri di testo, tagliandoli sull’insegnamento effettivo che i docenti intendono svolgere. Libri-dispensa che risulterebbero molto più utili dei chili di carta che gli studenti sono costretti a portarsi appresso come novelli Atlante.
Una tranquilla mattinata di sciopero ieri, dicevo. Dei mezzi pubblici a sostegno del contratto stipulato. Un po’ buffa la cosa, ma l’Italia va così. Di mezzi pubblici di trasporto, tram e filobus, che circolavano a Milano ce n’erano abbastanza, ma nonostante tutto, dovendo esserci per impegni, ho preferito farmi una mezz’oretta di camminata per le vie trafficate della città. Devo aggiungere che ora, non più stressato pendolare, ho trovato la cosa sufficientemente piacevole. Così ho avuto modo di guardarmi in giro con più calma ponendo attenzione a mille cose cui sempre nella fretta ho fatto poco caso. Potrei dirne molte, ma mi soffermo su una scritta che campeggiava sul muro d’un palazzo signorile non molto lontano dalla stazione di Lambrate: “Non votare lotta” e poi il simbolo dell’anarchia. Siamo già alla lotta per la lotta, al senza senso fatto dogma. Lotta per cosa? Dire tutto è come dire niente, e niente è infatti. Una sorta di sublimazione del nulla politico. E se penso a Torino, alle contestazioni del Salone del Libro, con rassegnazione mi dico che a sinistra si stringe nelle mani ciò che è rimasto, sabbia. Il pugno chiuso, deciso, stretto con rabbia, è rimasto un pugno vuoto dove si stringono fantasmi di vecchi slogan e vecchio pensiero. Si può anche andare in piazza, sfilare nei cortei, per il gusto di farlo, continuando ad illudersi d’essere avanguardia. Avanguardia di un popolo di ombre svanite al sole. Ma si può anche liberarsi del ciarpame come si faceva un tempo allo scoccare dell’anno nuovo e pensare nuovo.
E di pensiero nuovo c’è bisogno a leggere le banalità mandate via sms a City, cui il quotidiano dedica una pagina intitolata “Le idee”. Ieri la sollecitazione era: “I ministri, per una legge fatta da Prodi, questa volta dovevano essere solo 12. Ma con un escamotage Berlusconi riuscirà a nominarne di più. Fa bene?”. La domanda era un po’ birichina perché sottintende una “furbata” del Cavaliere quando, per contro la squadra di governo è dimezzata rispetto al governo Prodi – un vizio questo del centrosinistra tanto che, annoto en passant, se si contano i ministri del gabinetto virtuale di Veltroni si passa il numero di quello vero e reale che si riunisce a Palazzo Chigi. Ma vediamo alcune delle risposte, e, anticipo, poco ci vorrà a capire che siamo abbondantemente a “livello Pazzaglia”.
Sempre gli stessi giornali riportavano la notizia dell’abbattimento dei costi dei libri scolastici e la creazione di una banca dati per gli insegnanti dopo che l’Antitrust aveva rilevato una presunta violazione della concorrenza degli editori per i testi scolastici. I prezzi si dovrebbero ridurre per la riduzione dei costi dell’attività promozionale conseguente alla realizzazione della banca dati che dovrebbe servirebbe agli insegnanti per confrontare prodotti e prezzi. Aggiungo che non si comprende perché oggi con il printing on demand le stesse scuole non pensino ad autoprodursi i libri di testo, tagliandoli sull’insegnamento effettivo che i docenti intendono svolgere. Libri-dispensa che risulterebbero molto più utili dei chili di carta che gli studenti sono costretti a portarsi appresso come novelli Atlante.
Una tranquilla mattinata di sciopero ieri, dicevo. Dei mezzi pubblici a sostegno del contratto stipulato. Un po’ buffa la cosa, ma l’Italia va così. Di mezzi pubblici di trasporto, tram e filobus, che circolavano a Milano ce n’erano abbastanza, ma nonostante tutto, dovendo esserci per impegni, ho preferito farmi una mezz’oretta di camminata per le vie trafficate della città. Devo aggiungere che ora, non più stressato pendolare, ho trovato la cosa sufficientemente piacevole. Così ho avuto modo di guardarmi in giro con più calma ponendo attenzione a mille cose cui sempre nella fretta ho fatto poco caso. Potrei dirne molte, ma mi soffermo su una scritta che campeggiava sul muro d’un palazzo signorile non molto lontano dalla stazione di Lambrate: “Non votare lotta” e poi il simbolo dell’anarchia. Siamo già alla lotta per la lotta, al senza senso fatto dogma. Lotta per cosa? Dire tutto è come dire niente, e niente è infatti. Una sorta di sublimazione del nulla politico. E se penso a Torino, alle contestazioni del Salone del Libro, con rassegnazione mi dico che a sinistra si stringe nelle mani ciò che è rimasto, sabbia. Il pugno chiuso, deciso, stretto con rabbia, è rimasto un pugno vuoto dove si stringono fantasmi di vecchi slogan e vecchio pensiero. Si può anche andare in piazza, sfilare nei cortei, per il gusto di farlo, continuando ad illudersi d’essere avanguardia. Avanguardia di un popolo di ombre svanite al sole. Ma si può anche liberarsi del ciarpame come si faceva un tempo allo scoccare dell’anno nuovo e pensare nuovo.
E di pensiero nuovo c’è bisogno a leggere le banalità mandate via sms a City, cui il quotidiano dedica una pagina intitolata “Le idee”. Ieri la sollecitazione era: “I ministri, per una legge fatta da Prodi, questa volta dovevano essere solo 12. Ma con un escamotage Berlusconi riuscirà a nominarne di più. Fa bene?”. La domanda era un po’ birichina perché sottintende una “furbata” del Cavaliere quando, per contro la squadra di governo è dimezzata rispetto al governo Prodi – un vizio questo del centrosinistra tanto che, annoto en passant, se si contano i ministri del gabinetto virtuale di Veltroni si passa il numero di quello vero e reale che si riunisce a Palazzo Chigi. Ma vediamo alcune delle risposte, e, anticipo, poco ci vorrà a capire che siamo abbondantemente a “livello Pazzaglia”.
Luisa avanza la tesi delle amebe parlamentari: “Io penso che la povertà degli italiani e dell’Italia sia causata dagli stipendi di deputati e senatori”. Estrellas con ironia esprime più o meno lo stesso concetto: “Esaudiscono la promessa di nuovi posti di lavoro. Bravi. Peccato però che il popolino continuerà a tirare la cinghia”. Sullo stesso tono Paolo: “Non fa bene, ma come tutti gli altri politici, pensa al proprio interesse e non a quello del popolo”. Siamo al conflitto d’interessi anche nella sola nomina di un ministro. Emalena scrive al contrario tutto il suo entusiasmo: “Certamente fa bene, più ministri ci sono e più il paese progredirà. I belong to Silvio!”, dimenticando che se così fosse il governo Prodi avrebbe fatto mirabilia. Va citato Mirko Mi che decisamente pontifica un “Assolutamente no, già dodici erano troppi!”, capito, Gesù Cristo? Ma veniamo agli estimatori di Berlusconi per partito preso. La Mari, un seguace di “Amici”?: “Berlusconi che fa bene qualcosa? Hahaha, è un ossimoro!”; Gianni, con un sms da presepe natalizio: “Il bue dice cornuto all’asino. Berlusconi non si smentisce mai”. Sconsolata: “Comunque vada, fa sempre i comodi suoi!”. Felix2008, infelice per la batosta: “Berlusconi è sempre il solito: predica bene (gettando fango sulla sinistra) e razzola male!”. E Lux68, azzardo quarantenne: “Il Cavaliere è maestro nell’arte dell’improvvisazione. Dice tutto e poi fa il contrario di tutto”. Chiudo con Pio: “Come al solito Berlusca delle regole se ne frega. Una scusa: l’avrebbero fatto anche gli altri”, e vengo ai qualunquisti “tosti”, come Enrico71: “Governi di destra o di sinistra? È l’ennesima dimostrazione che non cambia niente, è ora di finirla!”; oppure Kikko77: “È importante la nostra opinione? Purtroppo noi esistiamo solo in due casi, per votare e per pagare le tasse”, una sorta di mondo Matrix, insomma. E ancora Fuori08: “Come al solito «fatta la grazia, gabbato lo santo». E io pago”. Ma ci sono anche dei veri opinion leader, come Cinzia62: “Avevate qualche dubbio? Dopo aver pagato con i nostri soldi il prestito ad Alitalia, che sarà qualche ministro in più?” o anche Gigia: “Stessa cosa con Alitalia, accusa la sinistra e poi quando «ci pensa lui» minimizza i tagli del personale: «disoccupazione temporanea», dice. Complimenti al suo ufficio marketing!”. Per non dire di Cicci, l’apocalittica: “Speriamo che non ci faccia pagare anche i conti del suo chirurgo plastico. Saremmo rovinati”. E dulcis in fundo i realisti, Ft71: “Fin troppo facile dire che sbaglia tutto. La verità è che certi vizi italiani non passeranno mai”, Pgl, l’apodittico: “Solo una commissione europea può fare qualcosa per questo Paese”. Il premio però lo vince Silvia, che col suo sms pone una domanda fondamentale per il futuro politico della nazione: “Chi seguirà ad inneggiare il loro slogan preferito «Roma ladrona»?”. C’è da non dormire la notte. Buona giornata a tutti.
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