martedì 20 maggio 2008

Sfascismo mediatico quand'anche piccante

La stampa che non fa mistero di non aver gradito l’esito elettorale, avendo evidentemente, e per propria ammissione – basta leggere tra le righe di molti articoli – scommesso sul cavallo sbagliato – il che dimostra se c’era bisogno che certi quotidiani svolgono un servizio d’informazione “indirizzato” da interessi che non coincidono con l’idem sentire della gente, degli stessi loro lettori, su ciò che sarebbe necessario fare o il modo di affrontare le questioni per il bene comune, – questo genere di stampa si sforza di trovare occasioni per porre dubbi, avanzare critiche, riportare esternazioni che possano alimentare il senso di “antipatia” verso i vincitori.
Così Repubblica.it riporta il 17 scorso dei virgolettati di Nanni Moretti, forse più conosciuto ai più per la parodia di “Striscia” che per i suoi film. Scherzo, naturalmente. Il Moretti del “Portaborse” è fantastico, la quintessenza di molta casta attuale del centrosinistra. Ma non diteglielo. Cosa dice il nostro? Vediamo subito la sintesi fatta dall’articolista di Repubblica: «Maroni è poco credibile, Berlusconi “è stato pessimo per quindici anni”, la destra italiana “è difficile che possa cambiare qualcosa”». È detto tutto, il lettore può tralasciare il resto dell’articolo.
Ma concediamoci qualche altro brivido, qualche ulteriore soffio d’aria, qualche respiro. Su Maroni: «Come può essere credibile un rappresentante della Lega che per vent'anni ha parlato come sappiamo. Quando la Lega parla di fucili, la consideriamo un'innocua battuta, ma le parole pesano e ora che sono ministri, sempre con quelle cose sempre verdi addosso, non sono credibili». Su Berlusconi: «Non ragiono con i pregiudizi ma con i giudizi, ebbene per me, per quindici anni, Berlusconi è stato pessimo. Mi sembra difficile che cambi qualcosa. È assurdo che in Italia chi ricordi che Berlusconi ha tre televisioni e forse anche di più, viste certe intercettazioni con i dirigenti Rai, una cosa democraticamente scandalosa, venga considerato banale e noioso, e purtroppo non soltanto a destra. Si dice che Sarkozy sia come Berlusconi, ma invece non c'entra proprio niente». Pensieri profondissimi, respiri appunto. E veniamo alla destra. «Con la destra non cambierà nulla», l’abbiamo già ricordato, ma meglio specificare dicendo: «di questa destra italiana, dal punto di vista politico, culturale, morale, parole da scrivere tra molte virgolette, è difficile che possa cambiare qualcosa». Ipse dixit.
Decisamente più interessante come metodologia giornalistica dell’immedesimare e ridicolizzare per bassi scopi politici è l’articolo del giorno dopo, sullo stesso quotidiano online, di Filippo Ceccarelli. Basta già l’incipit per interessare chi ama analizzare, fare l’esegesi di certa stampa d’oggi: «Come passa il tempo, come cambiano le storie, e come mutano anche le cose di cui vergognarsi! Un tempo polverose foto in camicia nera, elogi e saluti al duce, soggiorni nella Germania nazista, scritti a difesa della razza. Oggi corpi nudi, oleosi e sgocciolanti di ministre in formato digitale. Ieri compromissioni con il regime e ora piccantissime performance di aitanti sottosegretarie nella notte trasgressiva di Barcellona». Detto così, sembrerebbe un “onesto” turbamento, disgusto, raccapriccio – scegliete voi la parola – di fronte alle nudità sbattute in prima pagina dalle riviste che sulle nudità fondano il loro business. Ma, occhio, non è così. Leggiamo attentamente il paragrafo: siamo alla continuità sottointesa tra fascismo, il peggior fascismo, ed il berlusconismo d’oggi. E questo ciò che si vuol dire, non la scontata e forse sciocca reprimenda. E si continua, così non ci sono dubbi: «Sull'incubo di intellettuali e politici disposti a tutto pur di far dimenticare i loro trascorsi mussoliniani c'è una vasta pubblicistica» e si porta ad esempio una gag storica del trio Matteoli, il ministro, Giovanni Spadolini e Mario Capanna. Creato il background giusto, ci si butta a descrivere le nudità pruriginose, politicamente più pruriginose ancora: Mara Carfagna «come Eva nel paradiso terrestre», la Michela Vittoria Brambilla «guantini, minigonna cortissima, occhiali neri di notte», che «balla a gambe divaricate» in un club spagnolo in cui il clima «decisamente vira verso il sadomaso», un servizio televisivo del 1991. E via si prosegue: «E così ritornano i nudi della giovane Mussolini; e il calendario della Santanché; e le foto provocanti dell'onorevole Fiorella Ceccacci Rubino».
L’articolo fa un po’ di par condicio, a modo suo naturalmente, par condicio sia riguardo al sesso che in un certo modo al colore politico: «tra il fascismo occultato di due generazioni fa [ancora!] e le tette dimenticate di oggi si pone un ciclo storico di uomini pizzicati come modelli di pubblicità». E chi si ricorda? Beh, Berlusconi innanzitutto, vestito da calciatore con una coppetta di gelato in mano. Ma la par condicio? Beh, dopo c’è Claudio Martelli. Ma insomma! Beh, e lo scenografo di Craxi, Panseca? Par condicio! Ecco: «Chicco Testa, pure immortalato in mutande, per il giornale delle lucciole». Drammatico, ma ancora? «Rutelli, anche lui con motivazioni sociali, su una pubblicazione ambientalista». Cos’è una presa in giro? Andiamo! Vuoi mettere la Carfagna nuda o la Brambilla sadomaso con un Rutelli in mutande. Ma per favore! E che ti resta in mente: fascismo e Carfagna, fascismo e Brambilla, Mussolini, Santanchè. E per fare la morale con chi si chiude? Con «l'onorevole Elvira Savino, giovane, frizzante e graziosa giornalista berlusconiana [e ti pareva] dotata di tacco da 12 cm, come "topolona", nonché "bombastica pin up di Montecitorio» ricordata per le foto «civettuole» su Dagospia.

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